Messa per l’apertura dell’Anno mariano nel LXX della lacrimazione della Madonna a Siracusa

Ringrazio di cuore del gentile invito il caro Arcivescovo Francesco. È una gioia per me aprire insieme a voi l’Anno mariano diocesano, qui nel Santuario della Madonna delle Lacrime. Un anno che ci aiuterà ad andare in sincronia con Lei e con Gesù, per piangere con Lei che è nel pianto, per rallegrarci ed essere come Maria. Un anno. Il cuore – per fortuna – non è digitale, anche se arriva ovunque e prima di tutto! Abbiamo bisogno di tempo per ritrovarlo, per imparare ad amare andando in profondità e per aiutare questa nostra madre, cui tante spade trafiggono l’anima. Una madre e noi, Fratelli tutti.

Torno volentieri a Siracusa. Stasera lo faccio con un gusto particolare, per pregare insieme con tanti presbiteri e seminaristi, con i religiosi e le religiose, con le gentili autorità politiche e militari, che saluto con ossequio per il loro servizio alla nostra casa comune, con il Signor Sindaco, che rappresenta la città degli uomini tutta, e con voi, fratelli e sorelle, in comunione con tutta la comunità diocesana e le vostre singole comunità.

L’Angelo appare a Maria. Proprio qui a Siracusa è custodito un dipinto di rara bellezza, l’Annunciazione, di Antonello da Messina. L’espressione di Maria è stupita, persino intimorita di fronte all’angelo. Alza le sue mani e in questo movimento l’artista mostra tutto il turbamento della giovane ragazza di Nazareth. L’annuncio era sconvolgente: cambiava tutta la sua vita, modificava i suoi programmi, le chiedeva qualcosa di talmente grande che sembrava impossibile. Cosa avrebbero pensato gli altri? Chi le avrebbe potuto credere? A quali sicurezze aggrapparsi? Forse anche per questo l’angelo le dice subito: «Rallegrati». Prima di rassicurarla con le parole «Non temere, Maria», la invita a gioire. Il Signore vuole la gioia e libera dalla paura, che sconsiglia sempre di uscire dai propri limiti.

Anche i profeti invitavano gli abitanti di Gerusalemme a gioire, a fare festa, perché il Signore si era reso presente in mezzo al popolo, in quella città anonima che, però, da allora era diventata la “Città Santa”. «Rallegrati, figlia di Sion! Il Re d’Israele è il Signore in mezzo a te» (cfr. So 3,14). Non è forse questa l’esperienza della città di Siracusa e dell’intera diocesi? Nel 1953, in modo straordinario attraverso le lacrime di Maria, il Signore si è reso presente in mezzo alla sua gente. Prima ho visto la casa in cui è avvenuto il miracolo della lacrimazione: si trovava in un quartiere umile di Siracusa. Il Signore non si è rivelato sul monte, in luoghi difficili da raggiungere, selettivi, o in quelli importanti delle persone importanti. Dio si è rivelato in una casa umile, nel cuore della città, tra le strade che la gente normale percorre tutti i giorni, in una casa dove vivevano tre nuclei familiari, come accadeva spesso in quel tempo. Ha posto qui la sua tenda, una tenda spirituale e umana, che nel tempo è diventata grande e accogliente come questo Santuario. È un luogo di preghiera, con tante porte, come tanti sono gli accessi alla grazia del Signore. Tanti perché sono infiniti i modi del nostro incontro con il Signore, tutti personali e originali. Come sempre è l’amore, che non è mai omologato, ripetitivo. Viviamo una grande gioia, come a Nazareth.

Crediamo anche noi all’adempimento della Parola. La gioia non è non avere problemi o rispondere a tutte le domande o i dubbi che la paura suscita in noi. La gioia è aver l’amore che permette di affrontarli tutti e risponde a ogni interrogativo. È la gioia di un amore più grande del nostro peccato! In questa casa è sempre possibile venire a confessarsi: la misericordia ti aspetta. È l’abbraccio di quel Padre che ti corre incontro dopo che hai perduto tutto, per rivestirti del suo amore, perché non vedeva l’ora di vederci risorgere dal male. Nella Lettera di indizione dell’Anno Mariano il vostro Vescovo Francesco ha sottolineato come quest’anno il Santuario e le altre chiese, cappelle e monasteri della diocesi, saranno luoghi speciali della misericordia di Dio. Accanto alle guarigioni fisiche miracolose ci sono le guarigioni interiori, altrettanto straordinarie. Chiedo a Dio che questo anno mariano sia della gioia e della riconciliazione, con noi stessi e con il prossimo. Chiedere perdono, essere perdonati e perdonare. «Lasciamoci riconciliare con Dio (cfr. 2Cor 5,20) e con i fratelli. Rientriamo nel nostro io, diventiamo padroni di noi stessi non perché facciamo da soli ma proprio perché ritroviamo il Padre. Le lacrime di pentimento sono, lo sappiamo, come un secondo battesimo, una vera rinascita, perché noi per Dio non saremo mai il nostro peccato. Maria, mediatrice di tutte le grazie, possa indurre i cuori ad una rinnovata comunione a tutti i livelli: nelle famiglie, nei rapporti amicali, nei gruppi e nei movimenti laicali, nelle comunità religiose, tra confratelli dello stesso presbiterio, tra i presbiteri e il vescovo. La comunione ritrovata porterà la gioia, quella la stessa che sarà piena in cielo e che Dio vuole inizi sulla terra. Questa nostra madre, come ogni madre, non smette di aiutarci a ripartire. Ha sempre fiducia in noi anche contro la nostra stessa disillusione.

Stiamo vivendo una stagione segnata da tante sofferenze, dall’incertezza e dalla vulnerabilità causate dalle pandemie. La Chiesa non vive in un mondo fuori dal mondo! La Chiesa italiana, proprio per questo, ha scelto il Cammino sinodale, per incontrare tanti compagni di strada e per esporsi essa stessa, come deve essere, alle incertezze e al dolore di tutti. Ogni diocesi sta riflettendo su se stessa e insieme ci stiamo preparando a prendere decisioni importanti per costruire, sempre insieme, comunità missionarie e all’altezza delle sfide di oggi. Non vogliamo farlo con rappresentanti ma con tutti, compresi i nostri compagni di strada. La Madonna delle Lacrime ci aiuta a ripartire dalla sofferenza, come una madre che rimane vicina al proprio figlio che non può vedere pieno di dolori.

Papa Francesco ha detto: «Quando la Madonna piange, le sue lacrime sono segno della compassione di Dio». Sono le stesse parole che il vostro Arcivescovo ha opportunamente scelto come tema dell’Anno mariano. Le lacrime di Maria sono il riflesso della compassione di Dio. Maria piange perché fa sue le lacrime di ogni persona, ad iniziare da quelle di suo figlio, che piange guardando Gerusalemme, che piange guardando gli occhi pieni di lacrime di Maria e Marta, sorelle di Lazzaro. Le lacrime di Maria ci aiutano a comprendere che abbiamo una madre che piange guardando le nostre lacrime, perché le fa sue e ci fa sentire il suo amore. Ma Maria ci insegna anche a piangere guardando noi le sue lacrime. Sono quelle dei suoi figli perduti, di un soldato che muore pensando a sua madre nel freddo di una trincea in Ucraina, di un anziano solo che non ha chi gliele asciuga, di un bambino in un mondo troppo grande e troppo impersonale per le sue domande. Le lacrime di Maria sono quelle che rigano il volto dei poveri, dei profughi che si confondono con l’acqua del mare gelido o che sgorgano dagli occhi dei sopravvissuti. Sono le lacrime di donne sfruttate, cui viene rubata la dignità da tanti uomini che pensano di comprare l’amore. Sono anche le lacrime di un ricco, pieno di sé, che si scopre povero e vulnerabile. Ecco perché abbiamo bisogno di Maria: ci aiuta a piangere e a non essere degli spettatori incoscienti e rozzi e nemmeno degli operatori asettici. Le lacrime ci fanno vedere meglio perché ci fanno scoprire di cosa ha davvero bisogno il nostro prossimo, chi siamo noi per davvero, ci sgrassano da tanta indifferenza che ci fa essere attenti solo al nostro io. Beato chi piange perché sarà consolato.

Guai a chi ride senza consolare e trovare consolazione. Piangerà e non avrà chi lo consola. All’inferno, dice un dannato ad Abba Macario, «non è possibile guardarsi in faccia perché ognuno ha le spalle attaccate alle spalle dell’altro». Non c’è consolazione da soli. E poi non dimentichiamo che le lacrime non narrano il desiderio di morire, bensì la sete di vita! Quando un depresso piange vuol dire che vuole vivere! Maria delle lacrime ci aiuta ad essere come dei bambini che piangono e non sanno spiegare tutti i perché, ma perché sempre hanno bisogno di amore, di protezione, di sicurezza. Ecco perché qui ridiventiamo tutti bambini con questa nostra Madre che ci accoglie, fa sue le nostre lacrime e ci insegna a piangere. Don Aurelio mi ha spiegato che qui c’è la croce, ci sono le lacrime di Maria ma manca Giovanni. Certo, mi ha detto, Giovanni siamo ognuno di noi! Questa Madre ci prende con sé, ma anche noi possiamo e dobbiamo prenderla a casa nostra, portarla nel nostro cuore e mostrarla a tanti che cercano consolazione. Lei ci mostra anche quello che dice il Salmo: Dio le nostre lacrime le raccoglie tutte nel suo otre! Non sono mai perdute, non passano inosservate a Dio, anche quelle che purtroppo lo sono a persone troppo indaffarate a cercare di ridere, di stare bene e che pensano che stare bene significhi non avere problemi. Dio si commuove nel vedere le tante lacrime che restano nascoste, che rigano le ferite del cuore.

La vocazione della Chiesa di Siracusa e, in fondo, di tutta la Chiesa universale, è essere una madre che prova compassione, che guarda con empatia gli ultimi della storia. Questo è l’antidoto a quel virus nefasto dell’indifferenza. In questo anno desidero indicarvi due spazi da visitare: il mondo delle carceri e chi chiede accoglienza e futuro. Conosco e apprezzo il vostro impegno in questi ambiti. Il vostro Arcivescovo ha scritto: «Il rapporto con i detenuti ed i loro familiari e con le Istituzioni richiede necessariamente una sinergia tra la pastorale penitenziaria e l’azione della Chiesa diocesana, nella prospettiva di un cammino di giustizia riparativa che possa portare frutti di riconciliazione». Vedo l’impegno di una Chiesa intera ad aiutare a portare il peso delle responsabilità e il peso delle ferite subite. Siate accoglienti. Questa terra ha una “vocazione geografica” all’accoglienza nel Mediterraneo, ma non solo. Le sue coste sono spesso l’approdo di persone che sognano una vita migliore per sé e per i propri cari. Conosco il grande impegno della Caritas, delle religiose, dei religiosi e di tanti laici nell’assistenza di quanti fuggono dalle guerre, non ultima da quella in Ucraina. Ciascuno di questi profughi con voi ritrova la dignità di essere persona umana e anche di essere figlia e figlio di Dio.

Questo è il Vangelo che oggi si fa storia. Qui le lacrime trovano conforto. Vi invito a sviluppare in quest’anno mariano questa sensibilità materna, che si traduce nell’accoglienza e nel riconoscimento della dignità umana. Aiutate tutti questa nostra Madre. «Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto». La Madonna delle Lacrime continui a farci scoprire il Signore presente in mezzo a noi, tra le strade di questa città e dell’intera diocesi. Possa insegnare la gioia della vita cristiana, della comunione con Dio e con i fratelli. Possa guidare i cuori alla compassione e alla cura dell’altro. Suggerisca vie nuove e creative di amicizia e di pace. Amen.

Santuario Madonna delle Lacrime - Siracusa
25/03/2023
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