Omelia del funerale di don Nildo Pirani

Tutto viene da Cristo e tutto porta a Cristo, il re dell’universo, la presenza che permette a noi limitati di conoscere Dio. Perché siamo a sua immagine, in tanti modi lo cerchiamo e lo possiamo vedere; siamo liberi come Dio di amare, di vivere da bruti o con virtute e conoscenza, come robot oppure come padroni della nostra vita perché legati a Dio e al nostro prossimo. Tutto porta a Cristo, che con il suo amore libera dalla paura e ci aiuta a non cercare amori a qualsiasi prezzo e con chiunque, perché lui la ama tutta tanto da contare perfino i capelli del nostro capo. Gesù non perde nulla della nostra vita e nessuna delle nostre vite, si affanna alla ricerca di quella che si perde, non la considera mai perduta, non la condanna, non la giudica, non la mette alla prova anche solo per non compromettere la sua autorità.

A Gesù interessa compiere la volontà del Padre, quella di non perdere nulla di quanto gli ha affidato. Della pecora perduta non aspetta che torni, ma si mette in cammino; non la punisce ma la prende sulle spalle perché ha sofferto, perché senta il suo amore, perché non ce la fa più. È solo per amore e solo l’amore spiega l’universo, ciò che muove il sole e le altre stelle, che fa andare oltre i confini, che ci aiuta a scoprire che noi siamo il prossimo di Dio, che possiamo rendere l’altro il nostro, scopriamo amandolo e che siamo noi stessi se amiamo il prossimo. La domenica che ci aspetta, conclusiva di questo anno di cammino che ci ha fatto rivivere il mistero della salvezza che si rivela nei nostri anni ed ai quali dà senso e futuro, è la domenica che non conosce tramonto che aspetta il nostro Nildo al termine dei suoi giorni, liturgia del cielo che viviamo noi oggi sulla terra, mistero che i segni ci aiutano a comprendere.

“Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue”, Colui che continua a fare “di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a Lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen”. Siamo noi quel popolo di sacerdoti, di ministri del suo amore e sappiamo quanto don Nildo ha aiutato a vivere il nostro sacerdozio universale, la vocazione di laici nella Chiesa e nel mondo. Gesù è la prima e l’ultima lettera della nostra vita, l’Alfa e l’Omega, parola di amore che ispira tutte le nostre parole, lingua che tutti comprendono. Ecco, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente, questo onnipotente che per amore si lascia umiliare dalla potenza degli uomini, che perde tutto, si fa disgraziato, umiliato, sconfitto, che accetta di non contare nulla tanto da accettare che tutti, tutti, gli potessero gridare l’offesa peggiore per uno che ha dato la vita per salvare gli altri: “salva te stesso” e se salvi te stesso ti crederemo! Proprio il contrario della sua scelta di salvarci perché non si salva, perché ama sino alla fine.

E lo scherno peggiore è proprio dirgli che saremmo cambiati se avesse fatto il contrario, se si fosse salvato come fanno tutti, come deve fare uno che vince secondo il mondo, un Dio che si impone, che mette paura non ci libera da questa, che ci umilia perché siamo costretti ad ascoltarlo e obbedirgli. Gesù non costringe: ama. Non schiaccia, si fa schiacciare; prende la croce, non ce la manda.  Davvero Gesù è Re, perché re di amore. Possiede perché ama, non ama per possedere. Ci libera dai regni di questo mondo, così persuasivi, coinvolgenti tanto da farci credere che tutto finisce qui sulla terra e che pensare al cielo significa vivere male sulla terra! No, il regno di Gesù non è proprio di quaggiù, anche se deve vivere tra i regni del mondo, perché siamo in questo mondo.

Gesù dà testimonianza alla verità, ci fa conoscere tutta quella verità altrimenti accecante, impossibile da capire tanto è sovrastante la povertà della nostra mente. La verità è Dio, il suo amore, che possiamo seguire fino alla fine perché Lui ci porta alla verità tutta intera, quando alla fine capiremo perché saremo pienamente amati da Lui, e pienamente e finalmente capaci di amare. Ecco la verità che vede Nildo, verità che ha fatto sua in tutta la sua vita e che ha fatto conoscere a tanti con tanta capacità e intelligenza, come i bellissimi libri per i ragazzi. È la verità che ha predicato, verità della sua vita che si è rivelata fino all’ultimo.

Ho negli occhi e nel cuore la preghiera per amministrare la santa unzione a casa sua, che ha visto raccolti alcuni. Era proprio la famiglia di Dio, una chiesa domestica, domestica non solo per trovarci nella sua casa ma per il legame familiare che lo circondava, casa che conteneva non solo le persone presenti ma la presenza di tanti uniti in quella comunione del cielo e della terra che si realizza ogni volta che due o tre sono riuniti nel suo nome. Ecco questa è la verità di Gesù che entra nelle case del nostro cuore e nella nostra vita quotidiana, che difende dal male, dalla malattia e dalla morte. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce.

Don Nildo ha sempre amato una verità che non era nascosta in qualche laboratorio e come una dottrina distillata dalla vita, ma la verità di Gesù pellegrino, amico, esigente come un amore vero ma comprensivo perché misericordia infinita, un Dio che si è fatto uomo e si contamina con le nostre umanità. La verità di Dio è sempre sporca della nostra povertà. Nildo ha ascoltato con tanta libertà e obbedienza la Parola e l’ha fatta sua. È stato un uomo della Parola, ha cercato come Zaccheo quell’incontro sempre nuovo con Gesù. Dio non ha paura di entrare nella casa del nostro cuore, di compromettersi con chi è giudicato, condannato, di portare la salvezza nella casa dei peccatori. Lui è stato come il sicomoro che ha permesso di sentire la voce di Gesù rivolta proprio a noi, chiamare per nome e farla entrare nella nostra casa, peccatori come siamo, intima alla nostra vita.

Nildo con la pazienza di chi sa attendere e riconoscere i tempi del Signore si è fatto parola come nei gruppi biblici parrocchiali itineranti. E per lui la Parola generava la comunità, nome di tutti perché quello che unisce. Chi è fratello, sorella, padre, madre? Chi ascolta e mette in pratica. E questa comunione lo ha accompagnato e protetto fino alla fine, insieme ai suoi familiari ha sperimentato – e ringrazio tanto i fratelli e le sorelle che gli sono stati vicini nella sua debolezza – una Chiesa madre, che non abbandona e resta accanto alla croce. Don Nildo ha sempre creduto nel dialogo e nell’incontro, nel rispetto di ognuno e nell’accoglienza verso tutti, dai poveri a chi è visto con pregiudizio. La Chiesa è una casa di comunione, sia cercandola con i fratelli cristiani (ha aderito al SAE ad esempio, fin dagli anni ’80, partecipava alle sessioni estive della Mendola e di Chianciano, ha animato l’impegno per la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani). La Chiesa è casa di pace e penso in particolare al cammino con gli amici di Pax Christi.

Per lui tutto questo non era qualcosa in più, ma costitutivo dell’essere cristiani. Era attento a tutti perché, come disse, “ogni persona incontrata è stata per me una parola che il Signore ha voluto dirmi per rivelarmi il suo amore: gli siano rese grazie”. Questo avviene quando cerchiamo di vedere con gli occhi di questo Cristo Re che vede in un affamato il suo fratello più piccolo. Nildo lo faceva sempre con affabilità ed intelligenza, con ironia e tanto rispetto, con obbedienza e libertà perché legato dall’amore. E infine come Gesù la sua verità si rivela scomoda per i farisei, per tutti noi che abbiamo la tentazione di nasconderci in un ruolo, per quando amiamo più la considerazione nostra che quella del prossimo, quando vogliamo conoscere senza amare e amare senza sporcarci le mani.

Immaginiamo il sorriso di Gesù che dice a Nildo: tu hai fatto entrare la salvezza nella casa del tuo cuore, oggi entra in questa casa di amore che non finisce. I suoi occhi pieni di luce si aprono alla luce che non finisce.

Caro Nildo, grazie per il tuo amore per la Chiesa vicina alle persone, madre premurosa di tutti, specialmente dei poveri. Grazie perché hai voluto che le nostre comunità fossero case, hai cercato una Chiesa che fosse sempre domestica, non anonima e distante, e che lo fosse con tutti. Grazie perché ti sei confrontato con rigore e libertà con la Parola di Dio per ascoltare quelle degli uomini. Prega per noi e con Cristo Re dell’universo aiutaci ad essere suoi, a costruire il suo regno di pace e di giustizia, vivendo come figli della pace, perché la salvezza entri nelle case degli uomini.

Bologna, Cattedrale
19/11/2021
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