Omelia dell’Assunta a Villa Revedin

Maria si alza per andare in fretta da Elisabetta. Maria viene alzata in fretta dalla morte per essere portata in cielo. Chi si umilia sarà innalzato. E anche viceversa: non per punizione, ma perché il Signore non riesce a prenderci per sollevarci. Non tendiamo le braccia per sfiducia o paura, siamo troppo pesanti del nostro io che non vogliamo perdere. Questa festa ci aiuta a contemplare il nostro futuro, a capire come andrà a finire il nostro, a volte così difficile, peregrinare. È difficile perché il mondo è minaccioso, irragionevole, impietoso, imprevedibile, ma anche perché ci perdiamo nei nostri cammini individuali. Papa Francesco a Lisbona ha detto ai giovani – e anche a tutti noi – che l’unica giustificazione per guardare dall’alto in basso è chinarsi per sollevare chi è caduto. Certe alterigie del tipo “te la sei cercata!”, “potevi starci attento!” “vedi quanto sono buono e quanto mi costi!”, “cosa mi dai in cambio?”, ”voglio vedere se te lo meriti”, “è troppo complicato”, dette esplicitamente o mostrate nei nostri atteggiamenti pratici, sono tutti modi per guardare dall’alto in basso. Così tanti restano in una condizione dolorosa, condannati dalla caduta.

E chi non cade? E se Dio ci lasciasse per terra? Gesù, il più in alto di tutti, non ha nessuna convenienza ad alzarci, ad assumere la nostra condizione umana e portarla in alto. Lo fa solo per amore. È amore ed è se stesso amando. Non è così, in realtà, anche per noi? Dio non può vederci a terra, perché siamo fatti per il cielo, perché stiamo bene solo amando. E noi non siamo pienamente umani facendo lo stesso con chi è più povero di noi? E non c’è nessuno, diceva Dom Helder Camara, che “è così ricco da non poter ancora ricevere qualcosa, e nessuno è talmente povero da non avere niente da dare”. Dio non è rimasto distante difendendo la sua superiorità, facendo il giudice che certifica le cadute o l’interprete dei motivi di queste! Questo piace molto agli uomini, sentendosi così a posto, dimenticando che saremo misurati con la stessa misura e che non basta dire qualcosa se non si aiuta ad alzarsi. Gesù abbassandosi ci ha insegnato che grande è colui che serve, cioè chi si piega per sollevare l’altro così com’è, amandolo com’è, perché non si ama qualcuno se non si sa amare la sua debolezza. Non lo abbiamo imparato molto, anzi!

Farlo ci sembra un’umiliazione, addirittura perdere noi stessi, tanto siamo sedotti dall’individualismo. Perdiamo tantissimo tempo riempiendoci di immagini nell’infinita navigazione, nei tik tok che ci fanno vedere tutto e niente se poi non sappiamo vedere il nostro prossimo! Come in Adamo tutti muoiono e noi moriamo, in Cristo tutti riceveremo la vita e vivremo in Lui. Noi moriamo, perché la morte è nella nostra vita e la nostra vita è attraversata continuamente dalla morte, che ne rappresenta il limite, fino al limite ultimo. Ecco perché Gesù è venuto. Maria è la nuova Eva, la madre di tutti i fratelli di Gesù, quella che ci fa capire il Paradiso. Noi vivremo, e viviamo già quello che vivremo, perché Gesù è in mezzo a noi. Un amore così spaventa chi ama solo se stesso, vuole possedere e non donare, o chi pensa di amare solo sempre fino a un certo punto, senza sacrificio, riducendo l’amore a regola, a tecnica, senza mettere la mente, il cuore, le mani nell’amore. Come non pensare alla violenza nelle relazioni, frutto del non saper amare, che scoppia nell’uccidere la donna ridotta a oggetto!

Maria è beata perché crede nell’adempimento della Parola. Noi non crediamo nella forza del seme perché abbiamo visto i frutti ma perché crediamo che già li contiene tutti. Crediamo quando la parola non si è ancora adempiuta e crediamo perché solo gettandolo nella terra si rivela. L’amore è così! Ed è già tutto anche se si rivela poco alla volta. Cresce lo stesso e questo ci aiuta a superare i giorni della disillusione, della svogliatezza, del senso di inutilità, della fatica. Maria aveva tanti motivi per essere diffidente, per mettere condizioni, per aspettare di vedere come va a finire lasciando ad altri il compito di dire sì. Poteva esigere un segno convincente o, prudentemente, tenersi aperta un’altra via di uscita da coltivare per sentirsi sicura. No! “Avvenga per me secondo la tua parola”. Ascolta e mette in pratica, si pensa per quel figlio che non sa ancora chi sia, come ogni figlio, ma che ama senza conoscerlo, suo e di Dio, suo e di tutti. Non dimentichiamo che anche Dio si affida interamente a lei, al suo amore di Madre fino alla fine, alla sua umiltà che resta tale e non lascia spazio all’orgoglio o alla presunzione. Maria resta umile e non smette di credere all’adempimento che è proprio la sua pasqua, la festa di oggi, la nascita al cielo. È davvero la “Donna di Paradiso”. “Gli uomini, i poveri, hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a fiorire”, diceva Annalena Tonelli, della quale tra poco ricorderemo i vent’anni della nascita al cielo, e che chiedeva: “Dove è questo qualcuno? Dove sono questi qualcuno che potrebbero aiutare gli uomini a fiorire? Dove sono gli operai della messe?”. Sono quelli di cui il mondo ha bisogno, che Dio continua a chiamare perché siano beati e lo aiutino a cambiare questo mondo. Il Magnificat di Maria può diventare anche il nostro Magnificat. Alziamoci come Lei e andiamo incontro agli altri. Alziamoci per sollevare chi non ce la fa, chi soffre, quelli che sono caduti a terra o scompaiono nell’immensità del mare, chi è precipitato nella depressione, chi nell’abisso della solitudine, chi è travolto dalla tempesta della guerra. Così il cielo e la terra si uniscono, sentiamo ciò che ci solleva dalla mediocrità e possiamo vedere pezzi di cielo sulla terra e pezzi della terra salire al cielo. Se guardiamo il mondo intorno siamo presi dall’angoscia: mette paura, induce a pensare che non si può far nulla, per cui alla fine è uguale se facciamo qualcosa oppure no e così aspettiamo che il mondo cambi da solo.

È passato un mese dalla scomparsa di Mons. Luigi Bettazzi. Desidero ricordarlo guardando il cielo dove viene assunta Maria, portata in alto, stella del mattino che ci aiuta ad alzare lo sguardo “Stella della speranza che nel cammino difficile della vita ci indica la rotta”. Il compimento non è mai qui sulla terra! Sarà in cielo. È lì la pienezza della vita! Ringraziamo Dio per la sua lunghissima vita nella quale non si è stancato servire il Signore, ritrovandolo negli infiniti incontri, in ognuno dei quali cercava in tutti quel frammento di luce. Lo ringrazio tanto per il suo servizio alla pace, alla non violenza e ai poveri (sono molto collegati!), non come una cosa in più ma come costitutivo per il cristiano e per l’essere spirituali. Conservava tanta “nobiltà”, perché davvero “servire è regnare”! Sempre con buon umore, cercando, da figlio del Concilio, la comunione piena nella Chiesa, tra clero e laici e viceversa. Gaudet Mater Ecclesia! In caritate Dei et patientia Cristi, era il suo motto episcopale. Prega per noi e per questo mondo che dissipa l’eredità della pace, perché con ostinazione cerchi sempre quello che unisce.

A Maria, Assunta in cielo, rivolgo di nuovo – perché la preghiera richiede la perseveranza – la supplica della consacrazione per la Pace in Ucraina. “Accogli dunque, o Madre, questa nostra supplica. Tu, stella del mare, non lasciarci naufragare nella tempesta della guerra. Tu arca della nuova alleanza, ispira progetti e vie di riconciliazione. Tu, terra del Cielo, riporta la concordia di Dio nel mondo. Estingui l’odio, placa la vendetta, insegna il perdono. Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare. Regina del Rosario, ridesta in noi il bisogno di pregare e di amare. Regina della famiglia umana, mostra ai popoli la via della fraternità. Regina della pace, ottieni al mondo la pace. Il tuo pianto, o Madre, smuove i nostri cuori induriti. Le lacrime che per noi hai versato fanno rifiorire questa valle che il nostro odio ha prosciugato. Attraverso di te si riversi sulla Terra la divina Misericordia e il dolce battito della pace torni a scandire le nostre giornate. Donna del sì, su cui è disceso lo Spirito Santo, riporta tra noi l’armonia di Dio. Disseta l’aridità del nostro cuore, tu che sei di speranza fontana vivace. Hai tessuto l’umanità a Gesù, fa’ di noi degli artigiani di comunione. Hai camminato sulle nostre strade, guidaci sui sentieri della pace. Amen”. Amen. In fretta alziamoci per sollevare dalla caduta della guerra con la nostra preghiera e con tanta accoglienza e solidarietà. In fretta.

Bologna, Parco del Seminario arcivescovile
15/08/2023
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