Omelia Messa per il 150° della nascita di Guglielmo Marconi

Oggi con tutta la Chiesa ricordiamo San Marco. Ci ha donato il Vangelo, che è la comunicazione più difficile, anche questa senza fili eppure così reale, spirituale, che può cambiare la vita. Dio comunica con il mondo, con ognuno di noi, e insegna a comunicare amore tra di noi. È sempre in funzione! Occorre però che il nostro telegrafo – che tutti abbiamo – sia acceso, aperto all’ascolto, non staccato per indifferenza o orgoglio, perché collegati possiamo imparare da lui a comunicare con noi stessi e con il prossimo. Dio rende l’altro, chiunque esso sia, mio fratello, mia sorella. Il cristiano è naturalmente chiamato ad essere universale, a non avere confini, a superare, come le onde magnetiche, tutte le frontiere e ad annullare ogni distanza. Dio ci insegna a vedere in ognuno il nostro prossimo, dotato anche lui di ricevente e capace di dire cose importanti, belle, personali. Il cristiano è chiamato a comunicare con tutti amore per sentire l’amore di tutti. Spesso vediamo questo invito come fosse un dovere, quasi un limite, un sacrificio imposto che limita la realizzazione del nostro io, quello che ossessivamente cerchiamo. Non siamo liberi perché siamo al centro, lo siamo solo quando siamo legati al prossimo! Amare tutti significa trovare in ognuno la sua bellezza, qualche volta così nascosta tanto che restiamo indifferenti o addirittura nemici.

La comunicazione non è limitata, perché è come il telegrafo, che non ha limiti, anzi entra in contatto con tanti! Troviamo l’io e capiamo chi siamo e dove siamo solo entrando in comunicazione con l’altro, aprendoci, non chiudendoci, donando, non prendendo, amando, non possedendo. E il nostro cuore è un telegrafo che quando funziona può creare qualcosa altrimenti impensabile. Il Vangelo è Dio che parla, che ci mette in comunicazione con quel mistero infinito, che non possiamo misurare e nel quale qualche volta ci perdiamo, immenso com’è. Eppure cerca proprio me, parla al mio cuore, lo attiva, lo rende capace di comunicare con se stesso e con gli altri, fa sentire la Parola più bella, articolata in modi infiniti: ti amo, sono con te, voglio la tua gioia. Il Vangelo spinge sempre ad andare oltre tutti i confini, a vivere con cuore largo.

Oggi, invece, lo facciamo nel giorno in cui ricordiamo la fine di un conflitto terribile, tragico, da non dimenticare perché memoria dalla quale deve nascere tanta consapevolezza.  Perché non avvenga più e siano sconfitte ogni violenza, compresa quella verbale, quella dell’ignoranza colpevole, dell’odio, del disprezzo della vita, del pregiudizio, delle ideologie che annullano l’umanità. Ogni violenza sia ripudiata. Il testamento di tanto dolore è quello della pace, della riconciliazione, del disarmo, quello di trasformare gli arsenali in granai, di offrire ad ognuno la possibilità di essere se stesso, quello del rispetto per ogni persona. Il Vangelo è Gesù stesso. Scrisse Papa Benedetto XVI: “Il Vangelo non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita. La porta oscura del tempo, del futuro, è stata spalancata”.

Oggi ricordiamo Guglielmo Marconi che nasceva proprio qui 150 anni or sono. Sembrano tanti, ma in realtà se sappiamo ricordare le radici, contare i nostri giorni e operare la rivoluzione copernicana smettendo di pensare che tutto gira intorno a noi, e che tutto inizia quindi con noi, le generazioni si intrecciano molto più di quanto riconosciamo. Mio nonno aveva già undici anni quando nacque Guglielmo Marconi che superò la prima collina e poi tutte le colline che impediscono di comunicare! Aveva inventato non solo la radio ma il wireless, la comunicazione senza fili. Si dice di lui: “L’uomo che ha connesso il mondo”. Aveva l’idea che il progresso, l’innovazione tecnica, l’intelligenza umana dovessero essere messi al servizio del bene, e non al servizio della distruzione. Disse: “La radiotelegrafia ha fatto e spero che seguiterà a fare grandi progressi non certo dipendenti dalla modesta opera mia, ma, come umile studente anch’io delle forze della natura, m’associo al desiderio di vedere questo nuovo mezzo di comunicazione apportare il pensiero della civiltà umana attraverso lo spazio, fra le terre e i mari, rendendo possibile a tutti di ricevere attraverso i mari dalle lontane colonie le notizie dei loro cari”.

Umili studenti lo siamo e lo restiamo sempre: la consapevolezza dei limiti e il rispetto del creato aiuta la ricerca, non la limita! Disse Marconi pochi anni dopo la drammatica crisi del ’29 con la povertà che questa aveva provocato ovunque: “L’umanità potrebbe felicemente godere del bene che Dio ha benignamente largito. Ciò nonostante ci troviamo di fronte ad una delle più grandi crisi che la storia ricordi; una moltitudine di uomini soffre senza lavoro e di conseguenza senza mezzi di sussistenza; il tenore di vita si è rapidamente abbassato. E ciò mentre grandi quantità di derrate e di merci esistono inutili nei magazzini e molte vengono perfino distrutte senza godimento di alcuno.

Le cause sono evidentemente numerose e complesse e in gran parte sfuggono all’acume degli uomini. Però queste cause le possiamo far dipendere per la massima parte, e senza paura di equivoco, dagli errori degli uomini stessi, oggi in preda ad un pessimismo senza limiti e in gran parte ad un egoismo senza precedenti. A questo stato di cose l’umanità deve reagire se vuole salvare la civiltà. Occorre che tutti i Paesi ricordino che la vita di uno è legata alla vita degli altri e che le leggi della natura non consentono che uno sia felice in mezzo agli infelici, né uno contento fra malcontenti. La ricerca scientifica, agli uomini di buona volontà, può dare tutto quello che loro occorre per vivere contenti su questa terra, elevandone il livello intellettuale per quanto lo può comportare il grande mistero della vita, che solo la fede illimitata in Dio ci permette di sopportare. La ricerca scientifica deve distribuire equamente il lavoro a tutti gli uomini e deve renderlo sempre più facile e più giustamente retribuito rendendolo anche un godimento; questo è il suo compito vero, nobilissimo”.

Conosciamo il pericolo che l’uomo pensi di bastare a se stesso, e senza cercare le cose alte di Dio, confrontarsi con Lui che comunica e insegna a comunicare nella vera lingua umana che è l’amore, l’uomo può distruggersi. Il progresso offre nuove possibilità per il bene, ma apre anche possibilità abissali di male, possibilità che prima non esistevano. Se al progresso tecnico non corrisponde un progresso nella formazione etica dell’uomo, cioè nel suo cuore, se non si combatte contro quel leone ruggente che, come la violenza e l’odio, distrugge la persona, se non si vive spiritualmente uniti in un mondo che è diventato un villaggio globale, allora esso non è un progresso, ma una minaccia per l’uomo e per il mondo. (PP14). Lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo. Ciò che conta per noi è l’uomo, ogni uomo, ogni gruppo d’uomini, fino a comprendere l’umanità intera. Nel disegno di Dio, ogni uomo è chiamato a uno sviluppo, perché ogni vita è vocazione”. Ogni uomo.

Ecco, celebrando Guglielmo Marconi celebriamo la capacità dello sviluppo e la sfida di crescere nel cuore. E per fare questo ci è necessario Colui che ci aiuta a viverlo, l’Amore che è Dio. Aiutiamo il mondo a trionfare sull’egoismo, sull’orgoglio e le rivalità, a superare le ambizioni e le ingiustizie, ad aprire a tutti le vie di una vita più umana, in cui ciascuno sia amato e aiutato come il prossimo del fratello. Diceva Paolo VI (PP 5): “Se è vero che il mondo soffre per mancanza di pensiero, nel mondo si presenta oggi potente a un tempo e debole, capace di operare il meglio e il peggio, mentre gli si apre dinanzi la strada della libertà o della schiavitù, del progresso o del regresso, della fraternità o dell’odio”. Sia così.

Mausoleo di Guglielmo Marconi, Pontecchio Marconi (Bologna)
25/04/2024
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