Omelia nella Festa di santa Clelia Barbieri

Non smettiamo di ringraziare il Signore per i tanti testimoni che ci aiutano a trovare la strada. Quanto è facile smarrirla, travolti dalle pandemie che non hanno riguardo per niente e nessuno, persi nei labirinti del cuore o nell’incertezza dei tanti incroci! Santa Clelia ci indica con semplicità e radicalità evangelica da dove cominciare e ci fa sentire la fiducia di farlo. Non ha lasciato un programma definito, compiuto, ma il suo amore pieno dell’amore di Dio. Ecco la santità che non finisce e si rigenera, che resta molto più di quanto pensiamo, che dà anima alle persone e al mondo. Cercare la santità ci fa trovare chi siamo e ci fa essere migliori. “Noi dobbiamo avviare processi e non occupare spazi”, ricorda spesso Papa Francesco, raccomandando di privilegiare le azioni che generano dinamiche nuove. Santa Clelia non sceglie perché aveva capito tutto, non ha aspettato di avere tutte le sicurezze o di aver dimostrato le sue capacità. Ecco quello che c’è chiesto: aprire il Vangelo, farlo personalmente e comunitariamente, renderlo vita con la nostra vita, sentire un rapporto affettivo con Dio e con il prossimo. I santi non sono sicuri e pieni di esperienza o con una comprensione definitiva: sono sempre dei bambini che diventano grandi proprio perché sentono e comunicano con la loro mente, con il cuore e con le mani l’amore di Dio che portano dentro. Sono legati a Gesù non per convenienza, opportunismo, non da servi. Il legame è affettivo, di amicizia, perché Gesù ci ama e ci insegna a rispondere all’amore con l’amore. Noi prendiamo poco sul serio il diritto-dovere dei fratelli di amare e di essere amati! Troppo poco viviamo la casa del Signore come casa nostra e poco la rendiamo casa con il nostro amore. Santa Clelia costruì una casa e con le sue sorelle strinse un legame di amicizia umano che resistette perché insieme cercavano Dio. Erano molto diverse tra loro! La Chiesa è un poliedro, come ha ricordato don Gabriele! Il sigillo di Dio, il suo amore che non tradisce, ha fatto crescere quel seme. Ognuno di noi è un seme. Gettiamolo, amando, nella terra del mondo, perché fiorisca.

Nella raffigurazione abituale Santa Clelia ci indica il cielo. L’uomo si perde quando dimentica il cielo, si sente onnipotente, diventa violento perché lo cerca nelle cose, nel possesso invece che nel dono, nell’avere invece che nell’essere. Santa Clelia ci invita in maniera dolce, convincente, ferma, senza supponenza ma anche senza paura. Il cielo non è vuoto! Santa Clelia indica un Tu, il Figlio che ci ha insegnato a “vedere” il Padre e a chiamarlo Padre, cioè a sentirci figli. Non siamo monadi che nascono da sé e finiscono con sé. Questo sarebbe davvero l’inferno, cioè la vita che finisce con noi. Che ci facciamo se non la doniamo? Perde sapore e lo togliamo agli altri.  Dobbiamo avere paura di non donarla, di sprecare il tempo, le opportunità, gli incontri che possiamo sempre e tutti rivestire di amore. Chi ama e non si gonfia cerca sempre di salire più in alto, perché non si è mai arrivati in questo mondo. La via per il cielo passa per le nostre vie.

“Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore”. Sono proprio le parole che scrisse Santa Clelia: “Signore aprite il vostro cuore e buttate fuori una quantità di fiamme d’amore e con queste fiamme accendete il mio e fate che io brucio d’amore”. Il sigillo è un legame che nessuno può spezzare. Dio ci ama e ci tiene con sé, non ci possiede. Chi ama vuole sempre che l’amore non finisca. L’amore non è statico. Il giogo non è una catena che limita, ma una guida nel camminare assieme. Quello di Gesù è dolce e leggero, a differenza di quello pesante del vivere per se stessi che riduce tutto alla propria convenienza o interesse. Il legame permette di rinnovare l’amore, di non arrendersi alle difficoltà, di essere più forti dei tradimenti. Spesso pensiamo che per vivere bene e per essere se stessi dobbiamo essere slegati da tutto e da tutti. Finiamo per avere tanti contatti, un po’ come in una navigazione dove pensiamo noi di scegliere di andare dove vogliamo. Restiamo soli con noi stessi, con tanti amori e nessun amore, con tanti legami e nessun legame vero. Quando diventiamo padroni finiamo schiavi di tante dipendenze, di quelle fisiche come il gioco, l’alcool, la pornografia che tanto condizionano e rendono violenti, dalle quali facciamo fatica a liberarci e che ci riprendono facilmente, tanto sono forti. Gesù si lega a noi per farci liberi, perché libero per davvero è chi ama ed è amato, chi non vive per se stesso e ama libero dai limiti e dai calcoli dell’individualismo.

Gesù si lega a noi: il suo giogo ce lo dona non per convenienza sua ma per noi, perché ci ama e sa quanto siamo stanchi. È amore, vero, umano, affettivo, che riempie di vita la nostra vita. Chiediamo di non avere un cuore grigio, come implorava Padre Turoldo: «Signore, salvami dal colore grigio dell’uomo adulto e fa che tutto il popolo sia liberato da questa senilità dello spirito. Ridonaci la capacità di piangere e di gioire; fa’ che il popolo ritorni a cantare nelle tue chiese». Santa Clelia è piena di amore, intenso, personale, gratuito. Ha preso su di sé il giogo dolce e soave e, amando Gesù, si è legata ad alcune sorelle e con loro amava tutti. Non ha avuto paura. E le Minime ce lo ricordano con tanta umanità e determinazione! Prendiamo sul serio questo legame che ci unisce anche tra noi! Noi non siamo parenti lontani o colleghi che cercano solo di avere buone maniere tra di loro. Siamo chiamati, come Santa Clelia con le sue prime sorelle, ad amarci, ad aiutarci, a seguire Gesù, diventando amici, sopportandoci a vicenda, discutendo e perdonandoci, aiutandoci ad essere migliori e, semplicemente, a pensarci insieme. Così cominciarono le Minime. Le grandi acque non possono spegnere l’amore, né i fiumi travolgerlo.

Come sappiamo, la forza terribile dei fiumi può cambiare tutta la nostra vita, in maniera inquietante, incredibile, come è successo nelle inondazioni. E poi c’è la forza della guerra che trascina via tutto, che ti rende un oggetto, che ti fa sentire un nulla. Tutti possiamo fare qualcosa per la pace. Santa Clelia visse in un momento di tanta violenza e cambiamenti. Possiamo contribuire, ognuno, a disinquinare il mondo dal veleno del pregiudizio e della violenza. Smettiamo di dire pazzo al fratello, di usare violenza nelle mani e nelle parole, di accettare il pregiudizio e l’ignoranza. Santa Clelia è una donna di pace. Era povera. Poverissima. Eppur rendeva ricchi gli altri, sia in termini concreti, iniziando come una Caritas, sia in termini spirituali, spiegando il Vangelo. Santa Clelia con le sue amiche si rivolgeva a persone che non sapevano leggere né scrivere, senza vitto e vestiario, si dedicava all’istruzione dei poveri e all’aiuto dei bisognosi. In fondo, lei inizia il primo doposcuola! Quanto ne abbiamo bisogno, per dare fiducia e parola ai più piccoli! La sua vita era intensa e piena di amore, tanto che veniva descritta come una che “aveva carattere di Paradiso”. Malgrado il nostro caratteraccio possiamo anche noi dare un poco di Paradiso! Santa Clelia ci fa trovare la Chiesa che il Signore desidera: madre, sorella, vicina, accogliente, generosa nel servizio, che indica la via del cielo vivendo una vita bella e piena sulla terra.

Ti rendiamo lode, Signore del cielo e della terra, perché solo i piccoli possono conoscere e far conoscere il tuo amore, diventando grandi di quello che fa grande l’uomo: l’amore. Ti ringraziamo perché in un mondo di uomini stanchi e sfiniti, provati dalla solitudine e oppressi dal male, Tu, o Signore, ci doni il tuo ristoro, ci rendi ristoro per chi è sofferente, ci doni la gioia di essere amati da te e di amare il prossimo.

Santa Clelia, aiutaci ad avere un cuore pieno di amore per Gesù e per tutti. Proteggi e benedici questa tua famiglia perché, libera dalla paura, semini con gioia il Vangelo di amore di Gesù. Piccoli per i più piccoli.

Parco della chiesa delle Budrie (BO)
13/07/2023
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