Omelia nella Messa coi Missionari del Preziosissimo Sangue

Santa Maria delle Grazie! Veniamo qui pieni di richieste e non troviamo un modulo da riempire, da presentare ad un ente lontano che dobbiamo cercare di interessare alle nostre difficoltà, sentendoci sempre tutti senza qualcuno che ci difenda a sufficienza, cercando un santo in paradiso, come si suole dire, che prenda a cuore la nostra angoscia, che riesca ad aiutarci a trovare la soluzione necessaria. Lo capiamo quando siamo nell’angoscia, quando non sappiamo come fare e la vita vera ci travolge. Come è accaduto nelle pandemie. Dio sa cosa abbiamo nel cuore, anche quando non sappiamo bene cosa chiedere e lo chiediamo male.

Dio è un padre che sa cosa abbiamo nel cuore e riesce a comprendere, a decifrare, i gemiti profondi che lo agitano, gli stati d’animo che esprimono le nostre richieste più di quanto riusciamo a fare con le nostre parole, spesso così parziali. Non passa il tempo a interpretarci, per poi lasciarci soli: ci ascolta e cerca con noi e per noi la risposta! Qui troviamo una madre, nostra madre. Ci sentiamo a casa. Non dobbiamo provare vergogna per questo, anzi. Ne abbiamo bisogno, ritroviamo qualcosa che ci accompagna da sempre. Avere una casa e una madre come questa ci fa capire chi siamo, e ce lo ricorda anche dopo anni, ci fa ritrovare le nostre radici, che possiamo anche ricominciare a sentire nostre.

Qualcuno si stupisce di una chiesa umana e scambia l’assecondarsi come umanità, l’adeguarsi alla mentalità comune come essere moderni. È molto di più: una madre non lo è perché ci fa fare quello che vogliamo, ma perché ci ama. Una madre ci relativizza a sé e agli altri, il prossimo! È umana perché ci dona Gesù, l’uomo più uomo. Non siamo figli unici e seguendo Lei troviamo Gesù, i fratelli, la casa. Il cristiano non è mai solo, non è una monade o un libero professionista: è sempre un figlio e un fratello, e lo è in ogni stagione della sua vita! Quando lo dimentichiamo, sedotti da una fluidità che fa credere all’uomo digitale che è possibile scegliere sempre e a proprio piacimento, finiamo condizionati dalle navigazioni dimenticando chi siamo. Siamo davanti a una madre che non giudica, ma per prima cosa ci fa sentire suoi, ci protegge per il fatto stesso di esserci e alla quale, non dimentichiamolo, siamo affidati. E ricordiamoci sempre anche che lei ci è affidata, e che possiamo e dobbiamo prendere con noi. Siamo suoi e lei è nostra! La terremo fuori dalla nostra vita? È una madre umile, la nostra, che fa tutto per noi senza supponenza, che vuole quello che desidera una madre, che non possiede i suoi figli e per questo non fa altro che parlarci di Gesù, portarci a Lui. È una madre: vuole che siamo felici, che ci vogliamo bene, che scopriamo, vivendolo, il suo stesso segreto di amore e che noi diciamo il nostro sì a Gesù nel nostro cuore. La grazia la troviamo con Lei, insieme, sentendoci capiti, aprendo il nostro cuore. È grazia! Non merito. È nostra senza tributi e invita anche noi ad amare per grazia, gratuitamente e ad essere pieni di grazia, cioè di tenerezza, attenzione, sensibilità, in un mondo che spesso si rivela duro, aggressivo, che pensa la grazia come inutile, anzi pericolosa perché ci rende vulnerabili!

Noi siamo vulnerabili e diventiamo forti proprio perché amati, cioè pieni di grazia, e amati siamo amabili, amanti, vicini al prossimo, capaci di riconoscere in ognuno qualcuno cui regalare qualcosa. Questa è la luce di Dio, la sua gloria, quella della festa della trasfigurazione e della gloria, tutta divina e tutta umana, di lacrime asciugate, di solitudine sconfitta, di tristezza trasformata in gioia, di angoscia che diventa gioia.

Maria è una madre che come Ester intercede per combattere la cattiveria che colpisce i suoi figli. È una madre: non può accettare che soffrano! Maria, Madre della grazia e di ogni grazia, chiede la grazia con gli occhi pieni di lacrime per la tanta sofferenza della pandemia del Covid, per la pandemia della solitudine e la pandemia della guerra. Come potrebbe resistere vedendo la sventura che colpisce il suo popolo? È quello che abbiamo compreso ieri al funerale di Giulia e Alessia, le due ragazze di Castenaso.

La Chiesa non si è messa nel coro dei maestri che giudicano. È madre che, nella sua angoscia, ha consolato i genitori e ha incoraggiato i giovani ad essere se stessi, a combattere il male, a credere nel futuro. Grazia è anche il fine pena, la liberazione, l’affrancamento dal peccato, dalla prigionia del cuore, dalla dipendenza. La grazia produce grazia. Noi stessi, infatti, possiamo essere grazia per chi è solo, per chi ha il cuore ferito, per chi sperimenta l’amarezza del disorientamento, per chi non ce la fa più.  Maria è madre e la sua grazia ci addomestica, ci rende meno selvatici, meno bulimici di riconoscimenti e meno attenti alla prestazione.

È Maria che per prima si accorge di quello che manca e coinvolge chi poteva risolvere la situazione. Credette prima di vedere. Crede in Gesù prima di qualsiasi altra manifestazione. Maria è davvero la prima dei credenti! Si accorge di quello che manca perché non è distratta come chi pensa a sé e lascia agli altri solo quello che avanza! Se ne accorge perché umile e vuole la gioia della festa per tutti e che non finisca. In fondo è lei che cambia tutto. Un cristiano cambia la storia perché umile, non perché potente. Spesso siamo attratti da potenti che usano male le proprie possibilità. I potenti solo se sono umili fanno qualcosa per gli altri e quindi anche per sé. Maria non si mette in mezzo Lei, ma va da Gesù e indica Lui. È la vera credente. I cristiani gnostici e pelagiani avrebbero i primi aperto una discussione, un’introspezione, un’intelligente analisi dell’accaduto, magari discutendo tra loro ma sempre accettando che la festa finisse; i secondi si sarebbero dati da fare a trovare loro il necessario, sentendosi generosi perché aiutavano chi era in difficoltà. Maria presenta la situazione a Gesù. Non dice nemmeno: aiutali. Descrive la situazione. Non hanno più vino. Sente sua la mancanza e intercede. Ecco cosa avviene qui.

Maria ci guarda negli occhi e legge nel profondo. Non deve nemmeno aspettare che chiediamo qualcosa, anticipa. Ci accorgiamo di lei? Quanto manca oggi nel cuore delle persone! Manca la gioia vera e lo riempiamo con la gioia del successo, che tradisce; del possesso, che si perde; dell’affermazione di sé che fa male a sé e agli altri. Senza Maria manca la speranza, non sappiamo perché e per chi vivere, non abbiamo la gloria di sacrificarci per qualcosa e per qualcuno che sarà il nostro futuro e dona il senso del nostro presente. Non risolve tutto, ma ci ama sempre, è con noi, ci aiuta ad affrontare tutto sentendola vicina. Ne abbiamo tanto bisogno perché manca tanta vita, umanità, pietà, cosicché ci abituiamo alla sofferenza. Degli altri. Qualche volta anche della nostra, ma con il prezzo della rabbia, della depressione. Cosa dice Maria: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Non quello che a voi sembra ragionevole, possibile, quello che credete voi necessario o la misura mediocre del vostro poco amore. Quello che dice Lui. Perché così troviamo quello che serve a noi, perché quello che vuole Gesù è una vita bella, piena, una festa che non finisca per davvero, un matrimonio eterno tra Lui e noi, tra Lui e questa madre che ci raccoglie tutti e tutti ci rappresenta.

Ecco, vanno a prendere una quantità incredibile di acqua. Penseremmo subito: non ha capito, ne so più io, chi glielo fa fare. Facciamo tutto quello che ci dice e la vita cambia. Prima dobbiamo fare poi la vita cambia, non viceversa. Amiamo solo perché amati da Lei e da Lui, perché capiamo con loro cos’è l’amore vero. E i nostri occhi hanno visto quanto la vita cambia per il discepolo di Gesù che butta il seme della sua vita per amore e non lo conserva vivendo per sé. E lo fa con intelligenza, passione. Ce la ricorda San Gaspare del Bufalo! Parlare di Gesù a tutti. Voleva dire che tutti potevano capire e anche che tutti lo cercano e ne hanno bisogno. Con tanta intelligenza umana del cuore dell’uomo e grande libertà, fantasia pastorale, creatività. Egli entrava nelle città al suono delle campane e alla presenza delle autorità, per attirare l’attenzione dei fedeli; inoltre, durante i quindici giorni della missione si flagellava due o tre volte in pubblico, anzi faceva spesso distribuire ai poveri i pasti preparati per i missionari. Predicava il vangelo ai briganti che andava a visitare. Per lui non erano briganti, ma persone da amare e da cambiare amandole, portando tanto vino di amore, considerazione, fiducia. Ecco la nostra grazia, ricevuta e da donare. Avete realizzato un manto bellissimo, unendo tanti pezzi di stoffa donati da ognuno, con le speranze, le richieste, le gioie, le disperazioni. Siate voi il filo che unisce tanti facendoli sentire parte di questa famiglia nella grazia di essere amati.

Sonnino (LT), Santuario di San Michele Arcangelo
06/08/2022
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