Omelia nella Messa con Ordinazione di sei Diaconi permanenti

L’Eucarestia è sempre rendimento di grazie per questa alleanza nuova ed eterna che Gesù stabilisce con noi, con me, con gli uomini tutti. Questa casa – sempre reformanda anche fisicamente, e questo non ci scandalizza, anzi ce la fa amare e ci fa capire quanto ha bisogno di essere difesa dal suo nemico che la vuole indebolire – ci fa contemplare la grandezza della Chiesa, mistero di comunione tanto più largo del nostro piccolo e che unisce il poco della nostra esperienza ad un popolo grande. Amiamo e serviamo (esortazione e affermazione allo stesso tempo!) questa Chiesa con tutto noi stessi: aiuta noi e tanti ad incontrare Gesù, genera e rigenera uomini e donne nuovi con il suo perdono, relativizza la nostra vita a Gesù perché solo così trova se stessa. Celebriamo oggi la Giornata della vita, in un mondo addormentato da tanto odore di morte, al quale si è abituato tanto che non ne prova ribrezzo. Sembra, anzi, che abbiamo paura della vita e non crediamo nella forza sorprendente che essa ha. La vita amata e amante è sempre preziosa, resistente, bellissima, mentre se ridotta a egocentrismo, prestazione, vitalismo, convenienza, consumo, si spegne, esaurendosi in se stessa, distruttiva e sterile. La vita trova se stessa solo nell’altruismo, liberandosi dalla prigione dell’io, scoprendo il prossimo facendosi prossimi. L’altruismo è la forza che ci fa scoprire quanto siamo amati e non un caso che scompare nel nulla, perché è vero il lamento di Giobbe, “i miei giorni scorrono più veloci d’una spola, svanisco­no senza un filo di speranza. Ricordati che un soffio è la mia vita: il mio occhio non rivedrà più il bene”. Dio cerca l’altro, che siamo noi, e ci fa scoprire che siamo suoi e come Lui. Solo l’altruismo genera vita e la rende eterna perché donata. L’unica dipendenza prevista dal vangelo è l’amore vicendevole, debito che paghiamo volentieri mettendo in circolo il nostro amore. La vita ha una forza sorprendente, che supera tante paure non perché accumuliamo tutte le risposte ma perché viene dall’amore e trova se stessa solo nell’amore. Gesù è via, verità e, appunto, vita perché è amore fino alla fine. Amiamo la vita bellissima sempre, dal suo concepimento – mistero commovente e incredibile della sua formazione – fino alla sua fine, passaggio doloroso e tenerissimo di trasformazione alla vita che non finisce. Facciamolo sempre per tutte le stagioni della vita e per tutti, perché non c’è eccezione nell’amore e la vita ha sempre una forza sorprendente. Non abbiamo altro da desiderare che amare. Non abbiamo bisogno di altro. Siamo e sono tutti mendicanti dell’amore e donandolo troviamo per noi vita. Solo l’amore genera e difende la vita. L’odio, l’indifferenza, l’egoismo la spengono, riempiendoci di passioni per ciò che è irrilevante, privandola di significato. Dio ama e rivela quanto è preziosa la vita coinvolgendoci nella sua storia che è di amore.

Oggi lo contempliamo nella chiamata dei nostri fratelli che diventano diaconi, la cui gioia è anche la nostra gioia e che ci ricordano come ognuno di noi è chiamato ad amare e a servire, ognuno nel suo modo, ma pieno per tutti. Il ministero esprime l’amore di Gesù per loro e il loro amore per Gesù, per la Chiesa e per il mondo. Questo anno sono quaranta anni dall’ordinazione dei primi diaconi. Ricordare questo anniversario ci aiuta a ringraziare per il dono che il diaconato e i diaconi sono stati e sono per la nostra Chiesa e a riflettere sulle sfide che ci troviamo a vivere per una Chiesa sacramento di amore. Marco, Davide, Enrico, Giorgio, Giuseppe e Lucio. L’inadeguatezza personale di ognuno di noi è sempre completata dalla grazia e dalla santità, cioè dall’amore provvidente con cui il Signore protegge la nostra vita, grazie al quale non ci affanniamo di quello che mangeremo e berremo. Aiutate a edificare questa casa, che è chiamata ad essere casa di amore. La Chiesa è anche un’istituzione, certo, ma sempre casa e casa di pietre vive, di storie, di nomi. Servire è l’atteggiamento del cristiano, scelta di Gesù che è venuto non per essere servito, ma per servire. E noi facciamo il contrario?

Il vangelo di oggi ci aiuta a comprendere il ministero del diacono. Gesù entra nella nostra casa. Il rapporto con il Signore non è mai anonimo e non c’è una vita con Lui e una da un’altra parte. Ama tutta la nostra vita e noi lo amiamo con tutto noi stessi. Il rapporto con Lui è sempre personale ma mai individualista, perché l’incontro con Gesù ci genera a figli, ci dona una madre, ci ricorda che siamo sempre fratelli e che abbiamo dei fratelli. Il cristiano proprio non può pensarsi come un’isola! Gesù ci aiuta a vivere le nostre relazioni in modo familiare e rende quelle familiari ancora più ricche di motivazione, non chiudendosi, ma aprendosi. Il suo amore guarisce le nostre persone e le nostre relazioni, ci restituisce l’altro e noi agli altri, come avviene per la suocera di Pietro. Amiamo la Chiesa perché sia sempre famiglia, a cominciare dai suoi fratelli più piccoli e da tutti i fratelli cui siamo chiamati a lavare i piedi e dai quali imparare a farceli lavare. In un mondo di tanta solitudine, di relazioni epidermiche e povere di vita perché mediocri nell’amore, la Chiesa è famiglia dove tutti ci pensiamo con e per gli altri e dove viviamo l’arte della vita che è quella di amare perché discepoli di un maestro che ama fino alla fine.

Davanti alla casa si raduna tanta gente, anzi tutta la città, con domande evidenti e nascoste, a volte contraddittorie, con le tante ferite del corpo e dell’anima, con le sofferenze che fanno parte della vita e la mettono alla prova. Gesù non si sottrae all’incontro, non si chiude in casa e non chiude la casa in limiti ristretti ma sicuri. La sua casa è sempre aperta, si misura e si completa con la folla, e aprirsi a questa non significa perdersi, ma essere casa perché è per tutti e non un benessere per pochi. I diaconi, per certi versi, sono proprio sempre sulla porta! Non c’è famiglia di Dio e non c’è cristiano senza la folla, indefinita come numero e come caratteristiche delle persone. Il servizio al prossimo è lo stesso del servizio all’altare e guai se ci fosse uno senza l’altro. Sono tutti e due eucaristici. La santità non è tale perché fuori dalla vita, ma proprio perché incontra l’impuro della nostra vita. Gesù il suo amore lo riversa sulla vita così com’è. Fate sentire a casa i fratelli più piccoli di Gesù e ogni persona con il vostro servizio.

Infine restare con il Padre è la nostra forza. Chiudetevi nel segreto, cercate il piccolo deserto dello stare con il Padre senza diaframmi, con tutto voi stessi, perché così troviamo la profondità del nostro io, perché incontriamo l’Altro che si unisce a noi. L’intimità della preghiera è sempre parlare a Dio dei tanti sofferenti, come per la suocera di Pietro, e ci aiuta ad amarli. Il Padre allarga il nostro cuore perché non si immiserisca nel piccolo, ci aiuta ad essere grandi nell’amore e piccoli nell’umiltà. Portate la Parola a tanti, annunciando il vangelo anzitutto con la vostra vita ma anche con le vostre parole, aiutando a incontrare la Parola, a pregare assieme, rendendo il Signore vicino, umano, possibile, attraente, esigente, totale come è l’amore vero. Aiutate a vivere l’indispensabile dimensione spirituale che è fonte di tutto, l’invisibile che è essenziale a capire la vita e che ne è l’anima. Chi è intimo con Dio troverà anche il suo profondo e sarà anche intimo con il prossimo. Qui comincia l’empatia, possibile con tutti. Gesù vuole che il fuoco della sua parola sia acceso ovunque. Custodite anche voi la passione di raggiungere tutti i villaggi, cioè non abbiate confini, perché l’amore li supera tutti. Fatevi deboli per i deboli, per guadagnare i deboli”. Fatevi “tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno”.

Ringraziamo Dio del vostro ministero diaconale e chiediamo che ognuno di noi si metta a servizio, liberi dalla considerazione, dalla ricompensa, dall’utilità personale, solo per donare e donarsi. Amate la casa della famiglia di Dio e rendete la Chiesa famiglia, non fatene mai una proprietà, non permettete che viva per se stessa. Abbiate una grande comprensione degli uomini e delle loro debolezze e non smettete di aspirare alle cose grandi di Dio, confidando nella sua grazia e cercando l’umiltà del cuore, consapevoli che siamo sempre servi inutili, nella certezza che il servizio non è vano e coltivando la simpatia immensa per tutto quello che è nel mondo. Il riflesso dell’amore di Dio rifulga nelle vostre parole e azioni, e tutte rivelino la luce del Vangelo e comunichino il dolce e attraente profumo dell’amore di Dio.

Cattedrale di San Pietro - Bologna
04/02/2024
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