Omelia nella Messa conclusiva della Visita pastorale alla Zona Ortolani

Ho provato tanta gioia in questa visita pastorale, come ogni volta che incontro le nostre comunità, perché non smetto di contemplare in esse l’amore di Dio che mostra la sua presenza nell’eucarestia e nel sacramento dell’amore. È facile interpretare la Chiesa secondo la mentalità comune, spesso quella per cui tutto è visto politicamente, attribuendole intenzioni, significati e interessi che hanno poco a che fare con la sua realtà e la sua libertà. La Chiesa è molto umana ma le regole sono molto diverse da quelle del mondo! Il più grande è colui che serve e non dobbiamo mai cercare il nostro interesse! In questi giorni con voi ho vissuto tanta Chiesa, quella vera, quella che amo, insieme a persone e realtà che amano il Signore e servono il suo vangelo. Al centro della nostra vita c’è solo una persona, che tutti serviamo e alla quale cerchiamo di voler bene: Gesù. È Lui il vero e unico segreto che resta nascosto ai sapienti e agli intelligenti, a quelli che giudicano, che la sanno lunga, che sono pieni di verità malevoli e senz’amore, che sono talmente pieni di sé che arrivano a credere di difendere questa madre offendendola, pensando che bisogna andare contro qualcuno, a quelli che armano il cuore e gli occhi invece di combattere con l’amore il peccato, confondendo questo con il peccatore.

Ho visto tanta comunione concreta, umana, che unisce le nostre persone e le nostre comunità, che non sono solo le parrocchie, perché ad esempio occorre aggiungere quella del Bellaria (quanta sofferenza ma anche quanta vita vera, quanta consolazione, quanta umanità che chiede consolazione, speranza, luce, tenerezza!) e quelle dei tanti luoghi dove vediamo le messe che siamo chiamati a servire. Siamo l’anima della città perché il cristiano non è di una parte ma di tutti, perché è solo di Dio ed è chiamato ad amare tutti. La Chiesa non ha altro interesse e a tutti indica il segreto della vita e del mondo, quel Dio che cerca di mettersi in comunicazione con noi ma che ha bisogno del nostro cuore, del ricevente che abbiamo dentro di noi, perché l’amore cerca l’amato e l’amore di Dio non è mai a senso unico, cerca amore, non oggetti che possono solo ascoltare. Ringrazio i bambini che hanno cantato “io sono quando dono!”, segreto che tanti grandi hanno dimenticato ma che è sempre valido e non è mai troppo tardi per riscoprirlo e, soprattutto, viverlo. Alcuni di loro mi hanno chiesto: “Dove sta l’anima?”.

Anzitutto c’è ed è quello che dà senso alla nostra vita, che ci accompagna, che curiamo poco o che riduciamo a psiche. L’anima è dentro di noi, è dentro il nostro corpo, è nel cuore ma anche nella mente, è il segreto bellissimo della nostra persona, che conosciamo solo noi ma che possiamo unire agli altri amando. Per questo ci aiutiamo a pregare, ad avere lo spazio dell’anima, perché ce l’abbiamo ma a volte viviamo senza anima, correndo, stordendola tanto che la ascoltiamo poco. L’anima bisogna ascoltarla, nutrirla, e Dio, che l’anima ci ha donato, ci aiuta a trovarla. Se ci sintonizziamo con Lui troviamo finalmente il nostro io e tutto si illumina. I primi cristiani si volevano così bene che avevano un cuore solo e un’anima sola! L’anima non si vede da fuori, ma se la curiamo, la alleniamo, vediamo la bellezza e troviamo la bellezza che motiva tutto. Dobbiamo ascoltare di più la nostra coscienza e ascoltare Dio con attenzione! La coscienza è lo spazio interiore dell’ascolto di Dio, la mia relazione con Lui che parla al mio cuore e mi aiuta a comprendere la strada che devo percorrere.

Ringrazio di cuore perché ho incontrato tante persone che donano amore agli altri. Ho conosciuto, ad esempio, una signora molto anziana, debolissima, eppure fortissima perché va ad aiutare le persone anziane che non possono fare da sole visitandole, sorreggendole, facendole sentire semplicemente amate e dicendo: ecco, il mio amore te lo manda Gesù. Ho incontrato giovani che scoprono la bellezza e la gratuità di imparare ad amarsi, di avere tanti amici, perché parte di questa famiglia universale, e che amano questa madre perché madre anche se non sono d’accordo su tutto quello che dice. Non amo mia madre perché capisco tutto, ma perché sento il suo amore. Poi tutti tante cose le capiamo dopo, qualche volta solo alla fine, e altre dobbiamo aiutare a cambiarle, ma sempre amando la Madre. Ho visto tante persone che scoprono che avere fede non è un salto nel buio, non è qualcosa di complicato e difficile ma solo aprirsi all’amore. La fede non è non avere più dubbi o non sbagliare, ma sentire quanto siamo amati e capire come Dio ci ma attraverso Gesù.

Certo, non siamo figli perché abbiamo capito tutto e risolto tutti i dubbi, ma perché ci sentiamo suoi, la amiamo e ci sentiamo amati. Ci siamo interrogati con i giovani su come essere sicuri nei tanti incroci della vita, a volte così difficili, che ci fanno sentire inadeguati, oppure dove ci pensiamo da soli credendo con una certa onnipotenza di poter prendere tutte le strade per poi alla fine perderci. Non siamo sicuri perché abbiamo tutte le risposte o perchè tutti i professionisti ce le possono fornire, ma perché abbiamo trovato l’amore per cui vivere e lo Spirito che non ci lascerà mai soli. Un ragazzo di Villa Edera mi ha detto una cosa bellissima, vera per lui ma a mio parere per tutti noi. Lui, pur così giovane, ha sbagliato tanto e sogna di rinascere, ha bisogno di rinascere, cioè di speranza, di futuro. Ha scritto che, come la fenice, lui vuole rinascere dalla strada a un percorso onesto, passare dal buio alla luce, dall’inconscio al conscio, perché Dio non ti manda quello che chiedi ma manda le occasioni per cogliere ciò che vuoi. Il ragazzo ha deciso di cogliere l’occasione per essere una persona migliore.

Dio ci dà sempre le occasioni e noi dobbiamo coglierle, non pensare che ce ne saranno sempre e che sono infinite. E anche noi stessi dobbiamo offrire occasioni, dando fiducia. È da ingenui? No! È da persone, da cristiani, quelli che amano e sanno che solo l’amore rende bella la vita, rende il mondo come Dio lo vuole, fin da oggi. È fuori di sé Gesù che vive tutto il mondo come la sua casa e la sua famiglia oppure quelli che con i familiari volgono chiudersi e finiscono come sempre per essere prigionieri della diffidenza, che peraltro li accompagnava? È fuori di sé un mondo che fa crescere l’inimicizia perché non sa amare, perché pensa solo a sé, un mondo che diventa assassino perché vuole possedere e distrugge la vita. Dio ci cerca sempre: «Dove sei?». Noi scappiamo perché il male, che misteriosamente è sempre così attraente, ingannevole, esalta il proprio protagonismo, ci illude e poi ci lascia soli. Il male ci fa pensare che siamo noi stessi, che siamo noi stessi quando siamo signori di noi stessi e quando cancelliamo il prossimo e Dio. Adamo ed Eva hanno paura di Dio perché non lo riconoscono più, non sanno più chi è, non si fidano del suo amore e di se stessi. Dio non condanna, non rimprovera, ma chiede dove sei, perché ci vuole, perché capiamo che è il serpente che rovina la vita facendo crescere la diffidenza per cui deformiamo l’amore – è questo il peccato che non trova perdono, perché non ci fa credere al perdono – e se ascoltiamo la sua Parola ricostruiamo il legame che il male ha distrutto.

Cresce l’inimicizia: non riconosciamo più il prossimo, lo riduciamo ad un nemico, pensiamo di poter fare a meno dell’altro, ne abbiamo bisogno ma invece di amarlo vogliamo impadronircene, diventiamo concorrenti invece di aiutarci, portiamo via come se possiamo fare senza gli altri, siamo malevoli. E la famiglia umana invece che fratelli tutti sembra nemici tutti! Gesù ricostruisce l’amicizia. Anche lui ci viene a cercare, anzi viene a dirci che siamo la sua famiglia. Siamo generati da Lui, non da volere di carne ma da Dio. È il legame più vero, quello dell’amore, che unisce finalmente ogni persona agli altri e al disegno generale di cui fa sempre parte, proprio perché ricompone il puzzle mettendoci uno accanto all’altro, uno dentro la vita dell’altro, perché siamo in realtà fatti gli uni per gli altri, senza più la tentazione di pensare di essere se stessi perché da soli. I familiari di Gesù pensavano di Lui che era fuori di sé e credevano che bisognasse riportarlo nel mondo di sempre. Indirettamente danno ragione proprio ai suoi nemici, a quanti bestemmiano lo Spirito Santo perché non credono al perdono, vedono il male dove c’è l’amore e, quindi, non lo sanno riconoscere, lo disprezzano, si escludono. Gesù ci dice una cosa bellissima: tu puoi essere mia madre e mio fratello. Anzi tu lo sei! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre.

Non chi lo merita, chi pensa di esserlo per sangue, per eredità, non chi ha capito tutto, ma chi compie – a volte senza saperlo – la volontà di Dio. Qual è? Che nessuno dei suoi piccoli vada perduto. Che ci amiamo gli uni gli altri. Che quanti hanno fame trovino da mangiare. Gesù non si scandalizza del peccato ma perché non crediamo al suo amore, alla sua volontà di vincere il male con l’amore, di ricostruire quello che il peccato continua a rovinare perché prigionieri della diffidenza e della malevolenza. Signore, nostro fratello che ci rendi fratelli, in un mondo pieno di divisioni e di inimicizia, dove il demone della violenza fa rispondere al male con il male e ci impedisce di riconoscere nel nemico il mio stesso volto e parte della mia vita, ti ringraziamo perché tu per primo ci rendi la tua famiglia senza confini e senza barriere, perché in essa tutto ciò che è mio è tuo e tu abbatti il muro della divisione. Insegnaci a fare la tua volontà per essere tuoi fratelli, a trovare il senso della nostra vita e a vedere le cose invisibili che sono quelle essenziali e che non finiscono.

Chiesa parrocchiale di San Giovanni Bosco
09/06/2024
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