“Cercate e rischiate: l’umanità smarrita avvertirà un sussulto di creatività se sarà Quaresima di conversione”. È il tema che avete scelto per questo rendimento di grazie, nel quale offrire al Signore le nostre speranze, i dubbi, le fatiche, perché tutto sia amato da Lui. Noi abbiamo paura del futuro, spesso facciamo fatica a capire qual è il nostro posto, come estranei ad un mondo complesso, imprevedibile, minaccioso, inaccettabile, segnato com’è da tanta aggressività e da un sistema di violenza che diventa incapacità a contrastare la logica della guerra. Del resto come non averlo, pensando alle fragilità, alle sfide, alla paura del dialogo che fa esercitare nell’arte della guerra invece che in quella faticosa, certo, ma sempre possibile, della pace. Un mondo che si abitua al monologo e per questo sempre più intollerante e aggressivo perché deve affermarsi, vincere, rimuovendo l’ostacolo che identifica ossessivamente in qualcuno o in qualcosa. E poi siamo più soli. L’individualismo ci rende monadi, alla ricerca di parole ma anche diffidenti di troppo legame, come se questo automaticamente significasse limite. Il vero rischio è proprio non rischiare, paralizzati dalla paura e dalla convinzione che bisogna avere prima tutte le sicurezze. Un eccesso di queste ci rende insicuri. Il contrario non è una vita senza legami, senza nessuna certezza, alla giornata, ma è l’amore. Il Signore ci parla oggi e parla a noi. Anzi a te, personalmente, ed è questa la gioia di essere suoi, in una rete di amore. Gesù chiama personalmente e non ci lascia soli, ma dona una comunità. Intorno al Vangelo si forma sempre una casa. È la dimensione che spesso prendiamo così poco sul serio. L’amore che viviamo tra noi è umano, pieno, perché al centro non c’è un’ideologia, un capo che risolve tutto, ma è un amore che non possiede e ci insegna ad amare l’altro. Il Signore ci coinvolge nella sua vita per gli altri, mettendo in relazione noi e il prossimo. Così troviamo il senso della nostra vita. Si può vivere senza senso? Chi ce lo regala? Le sirene del consumismo, per cui ci riempiamo di oggetti, di esperienze ma non impariamo ad amare, piegano tutto al personale interesse. La Quaresima è per la creatività, per una vita fertile, espressione del nostro personale modo di amare perché ci aiuta a donare, a provare la gioia di essere utili al prossimo, di legarci agli amici e a chi non ha amore per sé, come i tanti fratelli più piccoli di Gesù. La Quaresima è un tempo contrario a quello degli uomini che pensano di trovare se stessi moltiplicando le parole, mentre in Quaresima dobbiamo imparare a fare silenzio, a restare in silenzio con noi stessi per parlare con il prossimo e per capire chi siamo. Un tempo in cui combattere il male e non subirlo, evitarlo e non far finta, e non prendercela con qualcuno. Un tempo in cui rientrare in noi stessi, come avviene quando succede qualcosa, e anche trovare la casa dove andare. A che serve rientrare in sé se non abbiamo un luogo dove trovare un padre e un futuro? È proprio quello che la Quaresima ci aiuta a capire, per non restare prigionieri della delusione, dei fallimenti, per non far finta che le sostanze durano all’infinito. Non è prendendo quello che mi spetta (poi cosa mi spetta?) ma lavorando in una casa dove tutto ciò che è mio è tuo, in una casa dove finalmente comprendo anch’io ed aiuto anche mio fratello a farlo, che capisco che solo l’amore è la regola.
L’amore genera vita. Crediamo troppo poco alla forza dell’amore, che aggiusta tutto, rigenera, rende nuovo ciò che è vecchio non perché perfetto, ma proprio perché segnato dalla fragilità. In realtà siamo vittime anche noi della perfezione, come se la vita debole e segnata non avesse valore. I vecchi erano pieni di scrupoli, attenti a non sbagliare, condizionati dal peccato che non incontrava la misericordia, che sembrava rovinare e condannare definitivamente. Noi ci siamo liberati di questo per poi ritrovarci ossessionati dalla prestazione, dal pensare che valiamo se dimostriamo la capacità, con un’idea pornografica della vita e delle relazioni. Tutti e due gli atteggiamenti non sanno scoprire nell’umiltà la grandezza, uno pieno di scrupoli e l’altro di esibita prestazione evitano la vera domanda: per chi sono? Per chi vale la pena perdere tutto? Per chi rischiare? Dobbiamo sempre cercare e rischiare. Naamàn, uno straniero, distante, senza categorie religiose, cerca. Tutti possono incontrare una parola molto più vicina di quello che pensano e che risponde alle vere domande che ci agitano, alle vere necessità del cuore e del corpo. Naamàn ha bisogno. Il re di Israele riceve la lettera ma interpreta tutto politicamente, si difende, sa fare solo calcoli, convenienze, interpretazioni, e ne è vittima. «Egli evidentemente cerca pretesti contro di me». Eliseo è un uomo di Dio. Non significa un uomo di un altro mondo ma uno libero, che ama Dio e i fratelli. Risponde a Naamàn. La sua proposta appare facile, troppo facile. «Va’, bagnati sette volte nel Giordano: il tuo corpo ti ritornerà sano e sarai purificato». Non potrei bagnarmi in quelli per purificarmi?». Si voltò e se ne partì adirato. Gli si avvicinarono i suoi servi e gli dissero: «Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una gran cosa, non l’avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: “Bagnati e sarai purificato”». Abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ci aiuti. Non dobbiamo averne paura. Tutti abbiamo bisogno di un fratello, purché al centro ci stia il Signore. Quanto è importante vivere il Vangelo in una relazione di amicizia che ci aiuta a rendere concreto il suo comandamento di amore, a dargli corpo e farlo a partire dal servizio ai più poveri. Non astratto, non tutti, ma quel povero, quella persona che posso aiutare e che mi diventa il mio prossimo perché lo prendo e lo carico sul mio giumento, pago l’albergo per lui. Rischiare non è giocare, essere irresponsabili, fare gli adolescenti a vita. Rischiare è non perdere l’amore, vendere tutto per la perla che abbiamo trovato. Rischia non chi gioca con la vita e con se stesso, pensando di avere sempre tempo o moltiplicando esperienze tutte in superficie, ma chi perde quello che è e che ha per amore. Rischio vuol dire anche essere più forti delle sconfitte, non perché ci piacciono o ci interessa perdere, ma perché sappiamo che l’amore “perduto” per il prossimo non è mai perso e che la vittoria non è non sbagliare ma amare. Il Vangelo è molto liberante. Non lo possiamo rinchiudere nei nostri confini. Non ne ha. Il Vangelo non può essere solo di qualcuno, non può mettere prima qualcuno rispetto ad altri, non può ignorare nessuno perché tutti sono il prossimo. È davvero la globalizzazione dell’amore. Siamo cittadini universali da sempre. E non ce ne possiamo impadronire. Il Vangelo non diventerà mai l’elisir per un benessere individuale, che non porta gioia. Perché la gioia è sempre condivisa e viene dall’amore non dall’esaltazione di sé. Lo ricorda Gesù, che descrive al fratello maggiore l’amore del padre che ricorda a lui che ha un fratello e che lo può amare anche se ha sbagliato! Libera i farisei dai loro giudizi, non per fare come uno vuole, ma per amare tutti. Libera dal giogo pesante, non per lasciare ognuno solo ma per prendere il legame dolce e leggero di solo amore. E non c’è straniero. La vedova a Sarèpta di Sidóne, Naamàn, il Siro sono amati da Dio anche senza un’appartenenza ereditata. Questo rende insicuri i farisei che se la prendono con Gesù. Ma questa è la gioia dei peccatori che vedono la luce. Il consumismo scambia le scelte infinite per libertà, mentre veramente libero è solo chi, messo in condizione di ricevere la verità, poi la sceglie, cioè sceglie di essere chi solo lui può essere. Possiamo scegliere e essere creativi. Se non si sceglie non lo possiamo essere. No, non si vive senza scegliere, scegliere non è limitarsi nelle possibilità ma viverle tutte per qualcuno! “La vita ti verrà incontro nella misura in cui le andrai incontro”. Il mondo ha bisogno di persone vive. “Non aspettare di avere anni di vita, ma metti vita nei tuoi anni”. A poco a poco ti trasformerai, cioè abbandonerai le illusioni di destino, per abbracciare il tuo.
Signore, l’umanità è smarrita e cerca sicurezze in chi ruba i sentimenti, riempie di paure che ci rendono chiusi, aggressivi, possessivi, attenti solo a noi. Ti ringraziamo perché i tuoi occhi grondano lacrime notte e giorno e non smetti di piangere perché conosci il dolore delle persone ferite dal male. Insegna, Signore, a cercare Te e a mettere in pratica la tua parola, a perdere tutto perché abbiamo trovato tutto, a liberarci di quello che ci rende mediocri e sciapi di vita. Solo l’amore genera quello che noi stessi non sappiamo ma che è nostro perché lo doniamo al prossimo. Ed è il legame che non finisce mai e ci rende creativi con l’originalità che portiamo nel cuore, nella mente e nelle mani. Grazie Dio di amore grande e possibile per noi peccatori e deboli.