Omelia nella S. Messa della notte di Natale

Quanta commozione suscita il Natale, più forte delle abitudini e della diffidenza. Nonostante le tante incrostazioni Natale ci permette di superare distanze e incomprensioni, di guardare con meno distrazione e fretta il mondo intorno, fosse solo per fare sentire la nostra vicinanza e il nostro desiderio di umanità e di pace mandando gli auguri. Sì, perché Natale genera tanta speranza di amore in un mondo che è assetato di vita e di notizie vere. Ecco, il povero e semplice mistero del Natale riesce a farsi largo tra le nostre tante interpretazioni su noi stessi, che spiegano tutto ma non cambiano la vita e non generano nulla di nuovo. Natale non è un dovere ma una gioia grandissima e ci sorprende sempre come fosse la prima volta, ci intenerisce proprio perché solo amore.
Tutti, tutti abbiamo bisogno di un Natale vero perché siamo tutti uomini dell’attesa, cercatori di futuro, come quei pastori che si misurano con se stessi avvolti dall’immensità del cielo. La sofferenza cerca consolazione ed ha diritto a questa e non alla morte; il giovane cerca il suo futuro ed ha diritto alla cultura e al lavoro non al precariato o allo disillusione; il vecchio cerca quello che non finisce ed ha diritto al futuro e alla custodia premurosa della sua debolezza; l’uomo vuole quello che non delude, la vittima anela la pace. Nel cuore di ogni uomo c’è sempre un desiderio. Oggi Dio sancisce il diritto all’amore e lo affida a noi. Natale è la sua risposta, il già per cui l’immortalità diventa mortale, l’infinito finito, il creatore creato. Gesù è venuto ma lo aspettiamo perché si riveli completamente la sua alleanza. Infatti “è apparsa la grazia di Dio” ma siamo sempre “nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo”. Abbiamo visto e non camminiamo più a tentoni, non ci addormentiamo. Gesù è già in mezzo a noi ma sempre apre il cammino davanti a noi perché vuole condurci alla felicità piena; si fa ospite dei nostri tetti ma è sempre tanto più grande del nostro cuore finché non saremo una cosa sola con lui. La nostra debolezza cerca la sua forza e eternità. Siamo tra il già del Natale e il non ancora del secondo avvento perché solo così possiamo fidarci, perché siamo noi che dobbiamo scegliere di accorgerci di Lui, di fargli spazio, di amarlo scegliendo di farlo. Dio non gioca a nascondino ma si fa trovare, si manifesta ma senza schiacciarci con la sua luce, tanto che è venuto e i suoi non lo hanno accolto. “Non c’era posto per loro”, commenta con amarezza Luca. Natale lo troviamo lasciando spazio a Lui nel nostro cuore e nelle nostre giornate, leggendo la sua Parola e preoccupandoci dei poveri.
Oggi contempliamo il mistero di tutto il creato, le cui dimensioni mai riusciremo a comprendere e misurare, il mistero delle nostre povere vite. Lo possiamo fare in maniera umana, per la scelta del Padre di mandare il suo Figlio che rivela quel frammento di Dio che è deposto in noi e perché nessuno abbia dubbi sulla sua volontà che è non perdere nulla della nostra vita. Silesio, come ha ricordato Papa Francesco l’altro giorno, diceva: “Dipende solo da te: Ah, potesse il tuo cuore diventare una mangiatoia! Dio nascerebbe bambino di nuovo sulla terra”. Dipende da me, da noi. In questo anno della Parola ricordiamoci che chi ascolta e mette in pratica incontra il Verbo che si è fatto carne e fa suo il potere di diventare figlio. Dio non si possiede, ma si ama, si ascolta, si segue. La Parola genera oggi nel nostro cuore e nella storia degli uomini la sua presenza.
Non abbiate paura, cantano questa sera gli angeli, invitando a metterci in movimento, ad uscire da noi stessi per trovare la Betlemme dove possiamo vedere Gesù. Non abbiamo paura non perché coraggiosi ma perché amati e perché la scelta di Dio risolve la disuguaglianza e ci rende uguali a Lui. Non abbiamo paura di legarci noi che pensiamo che l’io per trovarsi deve essere individualista e temiamo sempre di perdere qualcosa. Non abbiamo paura della gioia perché la sua non finisce e ci libera dalla tristezza che ci rende vittimisti anche se abbiamo tanto come nessun altro prima e adesso. Non abbiamo più paura dell’amore perché conquistati da un amore così tenero e totale, noi che lo cerchiamo e lo tradiamo, che corriamo dietro agli inganni del mondo. Non abbiamo più paura dell’abisso del nostro cuore, perché lui lo illumina tutto, anche le parti più tenebrose e nascoste anche a noi stessi. Non abbiamo più paura del futuro, perché accende in noi la speranza e vediamo i segni dei tempi, la sua presenza nel mondo e negli uomini. Non abbiamo paura di apparire ingenui, di perdere ruolo e considerazione, delle delusioni, perché sappiamo che c’è più gioia nel dare che nel ricevere, che l’amore è più forte e solo l’amore dona senso alla vita. Ecco. Oggi non abbiamo paura!
Gesù viene proprio perché tutti capiscano da che parte sta Dio, perché ogni notte della sofferenza sia illuminata dalla sua luce di amore; perché di fronte al male, ai tanti turbamenti che questo provoca, non ci sentiamo più soli. Lui affida se stesso alle nostre mani perché noi impariamo a tendere le nostre perché il Padre le stringa e perché impariamo ad aiutare chi è debole. Gesù viene ad avviare una corrente di amore che di cuore in cuore mostri la gloria di Dio, quella luce che rende luminoso l’uomo che ama e si lascia amare, che perdona e chiede perdono. Nasce perché i poveri non siano più invisibili e quindi avvertiti come un pericolo, ma portiamo negli occhi i loro occhi, nel cuore il loro cuore, li adottiamo vedendo in essi i suoi e nostri fratelli più piccoli. Gesù è povero per liberarci dalla fame di benessere che ci rende schiavi della dipendenza più sottile e difficile: stare bene ad ogni costo, tanto che abbiamo paura di sacrificarci per qualcuno, di perderci per qualcosa. E’ povero perché combattiamo la povertà ed amiamo i poveri.
Signore, Tu nasci bambino, perché tutti ti possiamo amare. Tu sei sceso per aprire agli uomini del mondo la via del cielo. Tu vieni, perché possiamo seguirti. Tu ti affidi perché impariamo a donare. Tu sei povero per farci ricchi del tuo amore. Tu sei straniero per renderci familiari con Te e con tutti. Tu sei per strada perché possiamo camminare non da estranei e possiamo riconoscerti nel prossimo. Tu non hai un posto perché bussi alla porta del nostro cuore e vuoi diventare ospite della nostra vita. Tu sei debole per disarmare ogni violenza. Quando abbiamo dubbi pensiamo a te. Quando siamo soli sentiamo la tua compagnia. Quando non sappiamo dove andare, veniamo da Te. Quando siamo orgogliosi ci ricordiamo della tua umiltà. Grazie Signore. Tu solo nato a parlare d’amore, luce dona alle genti, pace infondi nei cuori. Amen.

24/12/2017
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