Omelia Veglia Pasquale

La raffigurazione bizantina della resurrezione ci mostra Gesù che scardina le porte degli inferi e solleva Adamo ed Eva dal buio, dalla solitudine, dal non senso, dal vivere prigionieri di sé, per introdurli nel popolo dei salvati, nella casa di luce e di pace dove è andato a preparare un posto.

Gesù scende negli inferi di questo mondo: non se ne sta in pace, non si dà pace finché non li libera. Non ci prova finché gli conviene, non fonda con i suoi un regno in disparte, non offre importanti indicazioni restando a distanza. Gesù affronta il male e ci insegna a vincerlo. Sant’Efrem descrive che la Croce fu la chiave che aprì l’inferno e apre il paradiso: amare fino alla fine con Gesù e come Gesù vince il male.

Discende negli inferni del mondo che il male crea con la complicità e l’ignavia degli uomini. Ci ha portato in questi giorni di pianto, per un terribile e prolungato venerdì santo, nelle fosse comuni dell’Ucraina, nella disperazione di chi ha perduto tutto, nelle distruzioni delle persone e delle cose, dove la vita non vale nulla, dove comanda il potere del male che cancella i sentimenti umani, male che produce male. Il grande ingannatore riempie di modi ideologici che non guardano alla persona e di idolatrie come il nazionalismo che inquina l’amore per la patria e rende l’altro un nemico, che svuota il Vangelo per cui il prossimo non è il mio prossimo e non apparteniamo più ad un’unica nazione santa perché chiusi in un confine o divisi dal pregiudizio.

Inferni dove si vive una sofferenza enorme. E gli inferni non sono solo quelli evidenti prodotti dalle guerre (ma quanti restano nascosti e non suscitano interesse?) ma anche quelli dell’abbandono, della fame, dei barconi in mezzo al mare, della solitudine che toglie significato alla persona perché non amata! È l’inferno di chi non ha nulla o di chi ha tanto ma non ha cuore e amore per il prossimo, l’inferno del ricco epulone attento alla mensa ma non al povero Lazzaro. Il male confonde, fa credere tutto possibile, accarezza l’orgoglio dell’io, lo gonfia, lo rende insaziabile, lo riempie di paure e di aggressività. Gesù affronta il male perché ama la folla, ne ha compassione, e chi ama non accetta il male.

Questa santa liturgia è iniziata al buio. Come Nicodemo siamo venuti proprio di notte a cercare risposta.  Ecco la Pasqua di cui abbiamo un enorme bisogno. La notte che Nicodemo sceglieva perché aveva paura della luce e dell’amore, la notte di morte che avvolge la vita delle persone, è illuminata dalla luce della resurrezione, cioè del suo amore che accende il nostro. Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo, li consacra all’amore del Padre e li unisce nella comunione dei santi.  Il santo mistero di questa notte sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti. Questa notte ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo Creatore! Sì, rinasce l’uomo vecchio, rinasce la vita. È Pasqua, il passaggio, pagato a caro prezzo, dalla morte alla vita, non un palliativo o un surrogato!

Le prime testimoni sono delle donne. Esse per amore vanno al sepolcro. Non possono accettare che sia finito tutto e non smettono di volere bene. L’amore vero è così. Esse vincono la paura per amore, ma sembra che conservino il passato e il loro sia un amore patetico che non ha futuro. Il male ha vinto. Aveva ragione la folla: salva te stesso! Incontrano due angeli che le invitano a ricordarsi e a non cercare tra i morti, perché Lui è vivo e rende vivo il cuore, il nostro presente, apre al futuro. Ecco la fede, che nutre l’amore e lo rende eterno. Se il Signore risorge e il duello è vinto, tutto può cambiare! Il male è sempre più convincente e definitivo dell’amore e sembra permettere solo qualche illusione, tanto che i credenti stessi riducono anche la Pasqua a benessere personale, ad un vaneggiamento da troppo affetto, un fantasma.

La vita risorge ed è vita piena. Risorge seguendo Gesù, che ci chiede di amare il prossimo e anche i nemici! Il seme deve cadere in terra e morire per dare vita. Non è quello che vivono tanti testimoni di Gesù? Ricordiamoci che la linea tra bene e male passa nel nostro cuore. Nelle pandemie lo abbiamo capito: non è indifferente come vivo. E tutto può cambiare per chi ha fede! Tutto diventa importante quando si è pieni di amore.

Entrando era buio e la luce quasi si perdeva. Eppure una piccola speranza ferisce l’oscurità e trasmette speranza. Come abbiamo acceso le candele di ognuno e comunicando la luce questa non solo non è diminuita ma ha reso tutta questa casa luminosa, straordinariamente bella, così è nel mondo, nelle tante notti della paura, della solitudine, del potere delle tenebre. Non nascondiamo la luce dell’amore di Gesù. Questa luce ha vinto il mondo! Non è poco: è tutto! Non rendiamola mediocre! Non rincorriamo la gloria del mondo.

Luce di Pasqua significa preghiera che consola e vince le tenebre dello sconforto. Luce di Pasqua è gioia che penetra il buio e diventa quel raggio di luce che ci fa sentire infinitamente amati da Dio. Luce di resurrezione è essere amabili anche quando non c’è amore intorno a noi. Luce di Pasqua è un cuore semplice perché povero di spirito e astuto perché l’amore non sia ingannato dal male. Luce di Pasqua è accoglienza premurosa a chi fugge dalla guerra. È donare compagnia che libera dalla solitudine, simpatia che vince le distanze, fraternità che sconfigge i pregiudizi, intelligenza per non arrendersi e non spaventarsi dei problemi, fortezza per resistere al male che torna sempre, giustizia per non piegare tutto a sé. La resurrezione è un seme di amore, anche piccolo, che gettiamo in questo mondo amando e che lo illumina e lo cambia. Non disprezziamolo mai! Darà frutto, perché Pasqua ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo Creatore!

In questa pandemia della guerra c’è bisogno di iniziare anche da soli a dare un po’ di luce. Vedete quanto si propaga! Possiamo essere artigiani di pace che illuminano con il loro amore le notti di disperazione e di condizioni impossibili. Con Turoldo vogliamo la Chiesa impazzita di gioia perché è veramente risorto, composta da persone che grondano luce perché vive in noi, questa sola umanità bianca a ogni festa in questo mondo del nulla e della morte.

 

Bologna, cattedrale
16/04/2022
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