Pasqua di Risurrezione

“Come viviamo i giorni della Pasqua si vede come viviamo tutto l’anno”, diceva un saggio nostro prete. E’ vero. Questa settimana è santa perché segnata tutta dalla presenza di Gesù. Santi lo diventiamo non da soli ma se restiamo con lui. E’ una settimana che rende santi tutti i nostri giorni, perché siamo suoi e la sua Pasqua è anche la nostra, il passaggio ad un uomo nuovo. Oggi è il giorno della gioia, che vogliamo ci accompagni sempre, più forte delle paure, dei nostri pigri equilibri per cui abbiamo talmente paura delle delusioni, di sacrificarci che preferiamo restare attaccati alle sicure difficoltà e diventiamo diffidenti verso la gioia, continuiamo a “vedere nero” perché ci siamo abituati al buio. Pasqua è la ribellione alla fine, alla solitudine, alla vanità che annulla la vita, all’orrore del fratello che uccide il fratello, all’irrisione della fragilità umana, all’umiliazione del sogno di amore di Colui che non ha salvato se stesso ed ha pregato fino alla fine per i suoi nemici. Certo, abbiamo visto il tradimento, la forza corruttrice dei denari, la debole intelligenza di Pilato che capisce ma non sceglie, l’orgoglio di Pietro con la sua spada e la sua vigliaccheria, la folla infida che grida “salva te stesso” sfidando il suo orgoglio e umiliando i suoi sogni, lei che ha bisogno di essere salvata. Come è possibile dopo tutta questa evidenza di male credere ancora all’amore, avere fiducia nell’uomo, riconoscere in uno sconfitto il Messia? Ricordiamo il chicco di grano che solo se muore e da frutto rivela la vita che contiene. La felicità che resta con noi, che nessuno ci può portare via, nemmeno la morte, è quella che doniamo agli altri. Gesù con la sua vita ci insegna che l’amore non dato è perso; l’amore donato non è mai perduto. I cristiani non amano la croce, ma il crocifisso e per questo aiutano i tanti che sono come Lui e per questo vogliono essere come Lui.
Noi siamo proprio come questi due discepoli di Emmaus, che sperimentano l’ora della delusione. Dei due conosciamo il nome di uno solo. Il secondo ha il nostro nome, siamo ognuno di noi. Sono due ma non sono fratelli tra loro, perché manca Gesù. Essi ripetono tra loro le parole che hanno ascoltate, ma esse, prive di speranza, sono rivolte al passato, senza sogni per il futuro perché questi sono rimasti inchiodati definitivamente sulla croce. I due sopravvivono, perché senza speranza non c’è vita vera. Ricordano le parole ascoltate, ma non ne comprendono la verità, l’efficacia. Parlano di lui ma non lo riconoscono perché lo cercano nel passato e non nel presente. Sanno rispondere ricordando la sua parola, come sia stato potente. Sono anche sconvolti dalle parole delle donne e anche dei discepoli uomini che sono andati, ma non riescono a vederlo perché non credono, non si fidano, come Tommaso. Ripetono parole, ma prive di forza. Sono spenti, come cristiani senza passione e gioia.
Gesù non si stanca di avere fiducia. Noi per Lui non saremo mai il nostro peccato e le nostre resistenze. Continua a parlare, a spiegare di nuovo. Davvero la Parola cresce con chi la legge, la capiamo ascoltandola, facendone la compagna del nostro cammino. Gesù ci spiega di nuovo – non smetterà mai di farlo- il senso della Parola, lo scandalo di un amore che affronta il male per vincerlo, del suo amore tutto umano che soffre per i suoi figli, senza prodigi sensazionali, fino alla fine, amore possibile a tutti gli uomini. “Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”. Non c’è Pasqua senza passare per la croce, perché la Pasqua è vita vera, non finta. Non bisogna anche per noi seguirlo per conoscere la gloria che illumina le tenebre del male? Nella Pasqua dell’anno della Parola lasciamoci guidare da questo pellegrino che “cominciando da Mosè e da tutti i profeti” ci spiega “in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui”. E’ la prima Lectio per trovare risposta alle domande più vere che agitano il nostro cuore, non per discettare in astratto. E’ il primo “Gruppo della Parola” che si svolge, come deve essere, camminando, per strada, cioè nella ricerca, non in astratto, in laboratorio o in un’aula di studio, ma nella vita di tutti i giorni. Il Gruppo della Parola sarà possibile se andiamo noi incontro ai tanti – ma dobbiamo avere interesse per la loro vita, non camminare da estranei, indifferenti e dobbiamo saperli ascoltare! – che hanno nel loro cuore una parola inerte ed ai quali possiamo svelare la presenza di Gesù nella loro vita. Leggere la Parola è sempre un cammino che apre una via davanti a noi che giungerà alla comunione piena con Gesù. Tutta la Scrittura è riferita a Lui perché Gesù è il centro di tutto e leggerla, farla entrare in noi, ci permette di capire tutto, perché, come diceva il Cardinale Biffi, “ogni valore autentico che si incontra nel mondo è riverbero della sua luce” e “tutte le cose sono nostre se noi siamo di Cristo”. Quando un incontro spiega la parola che avevamo in noi ma non capivamo, come avviene per i due discepoli, risorgiamo ad una vita nuova, lo Spirito Santo illumina il cammino, ci fa vivere la primavera del cuore e fa crescere in noi le “ali della speranza”, come scriveva Papa Benedetto.
Perché gli occhi si aprano, però, c’è bisogno che noi chiediamo, cioè finalmente apriamo il nostro cuore, parlando personalmente a Gesù, non perché abbiamo capito tutto – che presunzione e che stoltezza credere necessario questo per noi o per gli altri! – ma solo perché uniamo il cuore a quello di uno sconosciuto che si rivela più intimo al nostro cuore di noi stessi. I due non sono più solo ascoltatori, ma sentono il loro cuore ardere, sono stati toccati dall’amore e uniscono la loro vita a quel pellegrino. Gesù comunica amore e la verità, che è lui stesso, in un incontro che sembra casuale ma che diventa l’incontro. Quel pellegrino fa come per andare più lontano. I due discepoli rivelano il loro desiderio di volerlo con loro e si preoccupano di lui, si prendono cura del suo cammino, non pensano più solo al loro. “Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto”. Si preoccupano di Lui e capiscono che essi stessi hanno bisogno di lui. Quando la nostra volontà diventa quella di Gesù – che infatti non va via, resta, come tutte le volte che gli apriamo finalmente la porta del nostro cuore – ecco che gli occhi si aprono. E’ la condivisione, la prima eucarestia dopo quella intima cena di pasqua. E’ la prima domenica di gioia, come vorremmo siano tutte le nostre celebrazioni, condivisione della Parola, del Pane di vita, che diventa attenzione verso i Poveri, i tanti che abbiamo sempre con noi e che domandano di restare nella nostra vita.
E’ notte, ma i due si mettono subito in cammino. Non c’è più buio per loro perché la luce della Parola la hanno nel cuore e adesso finalmente vedono. Non sono più rassegnati ripetitori di una parola lontana, ma appassionati e gioiosi testimoni della forza dell’amore che fa risorgere la vita e l’amore. Non rimandano, scelgono. Non si deludono subito perché Gesù scompare alla loro vista, perché lo portano nel cuore! Hanno visto. Hanno fede. “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!”. Non hanno più paura. La Parola di Dio unisce e ci spinge ad andare incontro agli altri, ci trasforma in pellegrini capaci a nostra volta di avere interesse per i tanti che camminano senza speranza. Non dobbiamo farci anche noi vicini in tanti modi, incontrare, ascoltare, parlare, spiegare – è la predicazione informale indicata dall’Evangelii Gaudium affidata a ognuno di noi – perché questo amore si comunichi e tanti possano riconoscere la presenza di Gesù nella loro vita? La Pasqua significa che tutto può cambiare. E’ la luce della fede. “Apri il nostro ascolto alla Parola, perché riconosciamo la voce di Dio e la sua chiamata.  Aiutaci a lasciarci toccare dal suo amore, perché possiamo toccarlo con la fede. Aiutaci ad affidarci pienamente a Lui, a credere nel suo amore, soprattutto nei momenti di tribolazione e di croce, quando la nostra fede è chiamata a maturare. Semina nella nostra fede la gioia del Risorto. Ricordaci che chi crede non è mai solo. Insegnaci a guardare con gli occhi di Gesù, affinché Egli sia luce sul nostro cammino. E che questa luce della fede cresca sempre in noi, finché arrivi quel giorno senza tramonto, che è lo stesso Cristo, il Figlio tuo, nostro Signore!”.

01/04/2018
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