Pentecoste

Quest’anno abbiamo camminato (perché se non camminiamo restiamo fermi, e perché dobbiamo ancora tanto imparare a farlo insieme!) con Nicodemo. Lui, capo dei farisei, era andato da Gesù di notte. Non voleva farsi vedere visitare un maestro condannato perché parlava di misericordia, perdonava invece di condannare, si sedeva a tavola con i peccatori e diceva che questi sarebbero passati avanti nel Regno di Dio. Diceva di essere figlio di Dio e chiamava Dio Padre. Nicodemo cerca Gesù e Gesù si fa trovare. Non lo rimprovera dicendogli: “Vieni di giorno, scegli chi vuoi essere, dimostra se hai coraggio!”. Gesù accoglie e ci cambia parlando e chiedendoci di seguirlo. Tanti e in tanti modi cercano il maestro che spieghi la vita, quello che sta succedendo, che non dica facili e vuote parole rassicuranti. Gesù gli promette il vento dell’amore. Non elargisce facili e rassicuranti risposte, raffinate interpretazioni o ennesime istruzioni per l’uso. Ama e chiede amore, si lega a lui perché sa che la notte è fuori ma è anche sempre dentro il cuore.

Il buio della solitudine ci rende spenti, agitati e senza la luce dell’amore. La notte della paura, dell’angoscia di fronte a un mondo imprevedibile che rivela come la vita può essere travolta con niente e perdere ogni significato ci condiziona! Anche la pace non è mai sicura, così come la nostra salute. Questo tempo è scuro, pesante, reso ancora più duro perché povero di speranza. È un tempo di apocalisse terribile per tutti, specie per i poveri, i fragili, “i suoi fratelli più piccoli” quindi più esposti. Le guerre (quanta violenza nel mondo!) continuano a produrre vittime, a seminare dolore, odio, vendetta, a disperdere il dono bellissimo e fragile della vita. Quante croci gli uomini continuano a costruire follemente invece di difendere la vita! E poi chi sta bene si rinchiude nel benessere e dimentica chi sta male.

Che cosa si può fare? Quale può essere la nostra risposta di fronte a tanto male? Come possiamo reagire per non rimanere inerti, spettatori che finiscono poi per essere risucchiati nel vortice della violenza e del pregiudizio? Per questo Nicodemo va da Gesù e per questo Gesù lo accoglie e dialoga con lui. E non dobbiamo anche noi avere sempre e con tutti un cuore interessato, sensibile, attento? Gesù aveva proposto a Nicodemo di rinascere dall’alto, perché solo lo Spirito rende nuovo quello che è vecchio. Poi Gesù era andato via, era salito al cielo, però aveva promesso ai suoi che non li avrebbe lasciati soli, ma avrebbe mandato il suo Spirito.

Ecco, oggi è il giorno nel quale i discepoli di Gesù sono riempiti del suo amore e rinascono dall’alto. Era una forza che Gesù aveva promesso! E Gesù mantiene le sue promesse! Non ci lascia soli! Se ci sentiamo soli il problema non è suo, ma nostro! Vuol dire che cerchiamo la sua presenza altrove! Lo Spirito è la forza di Dio, la sua verità: è il suo amore. Dio non risolve tutto come vorremmo, senza nessuno sforzo nostro. Ci schiaccerebbe. Noi amiamo chi ci ama, non un padrone! E noi non abbiamo ricevuto uno spirito da schiavi, ma da figli! Amati per primi e senza limiti capiamo i doni che abbiamo, lo Spirito accende di luce la nostra vita, libera dalla paura di fare il primo passo verso gli altri, ci fa sentire l’urgenza di amare chi è più solo perché l’amore si capisce amando, non in astratto. Lo Spirito è consolatore, ma non asseconda affatto il nostro vittimismo e narcisismo, senza mettere il nostro io al centro, che vuole possedere e consumare. Lo Spirito ci chiede di amare, perché solo questo rende la nostra vita piena.

Quando sentiamo nel cuore l’amore di Dio cambia tutto, perché l’essenziale è invisibile agli occhi ma è quello che dona bellezza, forza, luce alla nostra vita. Smettiamo di vedere la pagliuzza, di provare invidia del prossimo o di avere paura dell’amore. Dobbiamo amare di più! Qualcuno a Gerusalemme vedendo i discepoli parlare pieni di gioia e notando che tutti li capivano, pur essendo galilei, ciascuno nella propria lingua nativa, dissero con rapido e diffidente scetticismo: “Sono pieni di vino dolce”.

È vero: ci sono tanti inganni che promettono benessere e che spesso sono la via scelta per assicurarsi un po’ di gioia. Ma solo l’amore fedele di Dio riempie il cuore. Purtroppo, curiosamente pensiamo che sia invece l’amore a renderci vulnerabili, come se ci esponesse al prossimo, non ci difendesse! È il contrario: solo l’amore è forza, difesa, protezione! I discepoli si sentivano fra loro, stavano al chiuso per difendersi, distinguersi davanti a un mondo minaccioso, complicato, credendo che solo così potevano continuare ad essere la comunità di Gesù. Lo Spirito invece apre, manda incontro al prossimo deboli come siamo perché forti di Lui; ci fa essere comunità in un mondo di individualisti, libera dalle distinzioni in un mondo pieno di classifiche e interessi ingiusti e ci rende capaci di parlare con tutti. Ma dobbiamo essere pieni del suo amore che capiamo solo vivendolo: lo facciamo nostro iniziando anche quando sembra perduto e pensiamo che sia inutile, che non cambi niente. Ognuno di noi è un dono di amore.

La Chiesa è una comunità di peccatori ma pieni dell’amore di Dio, non perfetti, ma amati! Lo scandalo non è di essere peccatori o scoprirsi tali, ma di essere senza Spirito, tiepidi, isolati, egocentrici! Le lingue di fuoco si posavano su ciascuno di loro. L’amore di Dio è un fuoco, riscalda e illumina, brucia la paura e l’orgoglio, scalda ciò che è freddo e piega ciò che è rigido. Non è un programma. È molto di più. È amore.  Che grande inganno ridurre l’uomo ad un’isola, facendo credere che è padrone della sua vita quando è solo! È l’amore che ci rende padroni di noi stessi perché ci fa vivere per gli altri, che ci rende liberi perché ci lega al prossimo. Non c’è nessuno che non sia un dono e non abbia un dono! Sentire l’amore di Gesù ci libera dalla paura di amare, anzi, dobbiamo avere paura di non farlo. Quando amiamo diventiamo forti e l’amore ci trasforma, ci aiuta a compiere cose che non avremmo mai pensato e ci fa capire come nessun ragazzo è cattivo e tutti possono cambiare. La vita è inutile quando non ama e non è amata! Ognuno di noi è santo perché amato da Dio e riflesso di Lui. E lo Spirito, come l’amore, è molto più libero e creativo di quello che noi pensiamo. Diventiamo uomini e donne pieni di spirito, pieni di amore. Che ci facciamo di quello che siamo o abbiamo se non amiamo?

Oggi ringraziamo per Maria Domenica Mantovani, proclamata santa, dono alla Chiesa e al mondo. Viveva uno spirito francescano, ispirata dal beato Giuseppe Nascimbeni. “Piccole Suore”, piccole ma non modeste, piccole per amare i piccoli. Maria Domenica era mite e materna, attiva e aperta al mondo da Castelletto di Brenzone, dove era nata ne1 1862. Le cose grandi nascono da umili inizi. Pentecoste rende universale il nostro piccolo, perché lo riempie dell’amore di Dio che innalza gli umili e abbatte i superbi. Era delicata e ferma, attenta ai piccoli come i bambini, all’istruzione delle mamme, alla cura degli ammalati e all’assistenza ai poveri, sempre vicina ai bisogni della gente e testimone, con la sua intera esistenza, dei valori della solidarietà e dell’accoglienza. Buona ma non ingenua. “Vivrò come una bambina abbandonata nelle mani di Dio”. La cura diventa per lei un sacramento, il segno della scelta di Dio nelle relazioni tra di noi, della compassione di Gesù, primo samaritano che cura un estraneo rendendolo suo prossimo. Sacramento dell’amicizia e sacramento della cura. Diceva Suor Mantovani, anzi Santa Domenica: “La carità risiede nel cuore, la dolcezza sul labbro. La dolcezza non è che l’espressione della carità. La dolcezza senza la carità sarebbe ipocrisia, la carità senza dolcezza sarebbe una virtù mancante. La carità senza dolcezza sarebbe come un albero senza foglie, un frutto senza sapore, un fiore senza fragranza”.

Grazie Madre Domenica perché ci doni carità e dolcezza. Prega per noi e per i tanti che hanno bisogno di cura. Signore, manda il tuo Spirito a rinnovare la faccia della terra, a liberarci dalla paura di perderci e rendici testimoni gioiosi, forti, liberi, per rispondere a tutti e illuminare con delicatezza la notte del mondo.

Cattedrale di San Pietro, Bologna
05/06/2022
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