Prima domenica di Quaresima

La terra è stata creata da Dio come un giardino perché la nostra vita fosse bella. Il male, con la complicità imbelle degli uomini, la riduce ad un deserto. Ecco il senso della Quaresima: rientrare in noi stessi con le opere della penitenza – cioè il digiuno, l’elemosina, la preghiera – conoscere per davvero perché conosciamo l’amore di Dio e aiutare Dio che vuole farci scoprire il giardino che ci ha donato. Non è forse un paradiso il mondo quando gli uomini imparano ad amarsi e curano il giardino della terra invece di sfruttarlo, rovinarlo perché lo piegano al proprio interesse? Il male rovina la nostra bellezza.

E il male è l’orgoglio, che divide, non ci fa chiedere aiuto, ci fa colpire il nostro fratello invece di gioire per lui e con lui, perché siamo una comunione. L’orgoglio fa perdere tante opportunità per inseguire la personale vanagloria, fa dire “mio” e impedisce che diciamo “nostro”, riduce la nostra libertà a individualismo, ci fa mettere cuore nelle cose e non nelle persone. Ecco perché vogliamo cambiare, convertirci, non per limitarci, anzi, per ritrovare Dio e la conoscenza vera perché piena di amore, liberi dall’orgoglio che rovina le nostre capacità proprio perché le fa usare solo per noi. Vediamo tanto deserto intorno a noi, deserto di vita cui non possiamo mai abituarci perché non siamo fatti per vivere da soli. Il male si nasconde, inganna e poi rivela pienamente il suo vero volto e le sue conseguenze.

Lo capiamo con la guerra, epifania della sua forza, che stordisce, rende ciechi, inerti o fanatici. L’epifania della guerra evidenza le complicità, gli interessi, le insensatezze, le ideologie e le presunzioni che rendono gli uomini nemici, tanto che uccidono il loro fratello e costruiscono macchine di morte di una potenza incalcolabile. Ecco perché la Quaresima è importante: ci insegna a combattere non le persone ma il male, a non accontentarci o rassegnarci subito ma a vincerlo, a combatterlo iniziando da noi stessi, come fece Gesù. Gesù è venuto per mostrare la volontà di Dio, per renderci vicino il suo volto, perché lo possiamo capire, noi che non possiamo pronunciare il nome di Dio perché talmente grande rispetto al nostro nulla. E siamo sempre un nulla anche se capaci di compiere cose straordinarie. Quando lo dimentichiamo rendiamo tutto un peccato, anche le cose straordinarie, perché senza la carità non conta nulla.

Gesù è tentato dal diavolo. È un uomo. Come noi. Non vince il male da Dio ma da uomo. Il male usa sempre la nostra debolezza. Avere fame diventa il diritto a piegare tutto al proprio interesse individuale. Salvo me stesso! La risposta di Gesù non è da Dio, ma umana e possibile a tutti: risponde con la Parola di Dio, perché è parola di amore, non ci esclude da qualcosa, ma ci ricorda i limiti per farci essere noi stessi e capire che solo l’amore supera tutti i limiti. Non di solo pane vivrà l’uomo, perché l’uomo non è consumo, non vive per se stesso ma quando si nutre della Parola trova quello che cerca perché è amore. Il male, allora, usa la Parola di Dio, ma rendendola una sfida a Dio stesso, per metterlo alla prova invece di affidarsi a Lui. Il male vuole usare il bene rendendolo un male, al contrario di Gesù, che fa di ciò che divide occasione di unione.

Arriviamo, ad esempio, ad essere ingiusti e vendicativi per un senso sbagliato di giustizia. Il male, infine, mostra il potere senza limiti, illude con il tanto, mostra tutti i regni e la loro gloria. “Se mi adorerai”: il prezzo è legarsi a lui. Chi adora Dio impara a stare con Lui, sente il suo amore, capisce cosa è importante nella sua vita, che Dio è l’amore che ispira ogni amore. Chi sciaguratamente adora il male ne finisce prigioniero, schiavo, dipendente. Il male porta via l’anima, Dio ce la fa trovare. Il male è un lupo, Dio un padre. Il male giudica, Dio salva. Il male spegne l’amore e lo rende senza sale, Dio lo accende amandoci e rende piena di sapore la nostra vita. Chi adora Dio è libero dalle idolatrie del mondo e dai tiranni, persone e ideologie, con le loro convenienze, perché pieno di amore.

Vediamo il demone della guerra e possiamo essere noi angeli di pace, vincendo la tentazione e amando come Gesù. Il male può essere sconfitto. Combattiamolo dentro di noi e aiutiamo questo mondo a essere più forte della guerra e della violenza, delle tante complicità. Questa Quaresima drammatica richiede credenti forti, credibili, artigiani di pace intelligenti e determinati per sconfiggere un demone così agguerrito che ha conquistato tanti cuori e accecato tante menti. Non farlo ci porta ad essere complici del male. Oltre le potenti armi del nostro combattimento spirituale, e quindi anche molto fisico, coltiviamo le virtù che ci aiutando ad essere più forti del male. In ogni domenica della Quaresima vorrei ricordarne una. La prima è la prudenza, che non è certo attendismo o rinvio, non rischiare o credersi in salvo senza fare nulla.

La prudenza è fare, ma capendo il bene da compiere e il male da evitare, per scegliere il nostro vero bene e i mezzi per attuarlo. La prudenza ci serve in un mondo così compulsivo, che non dà il tempo per pensare, che spinge a decidere senza avere capito e a capire senza decidere. La prudenza ci rende attenti alla pace per difenderla e per scongiurare tragedie peggiori. Le virtù, come vedremo, sono legate l’una all’altra. Senza prudenza si rischia inutilmente, diventiamo prigionieri del nostro istinto, siamo condizionati dalle apparenze perché, come una grande intelligenza artificiale, il male fa sempre trovare quello che rende suoi schiavi, dipendenti da lui.

In questo tempo di guerra e di tanta violenza, il Signore ci aiuti a combattere il male dentro di noi per giudicare con prudenza, per non cercare quello che appare subito più forte ma quello che è più giusto, per cercare il bene, evitare parole divisive, proteggere con attenzione e sensibilità chi è fragile, per non fidarci del nostro istinto o del caso, ma per fare crescere la fraternità perché la vita non vada perduta e il fratello si ritrovi con il suo fratello.

Bologna, Cattedrale
26/02/2023
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