Santa Messa e quinto momento del Cammino dei catecumeni adulti, consistente nel terzo scrutinio

Siamo arrivati alla soglia della Santa Settimana, il centro di tutto l’anno, la manifestazione ultima dell’amore che ci salva.Non presentiamoci con un cuore indaffarato, ingombro di tanti pensieri inutili. La Quaresima ci aiuta ancora a moderare le nostre passioni per non esserne prigionieri, per essere noi stessi. E il nostro cuore non son le passioni di superficie, anche, ma soprattutto i sentimenti che le governano e le indirizzano! In queste settimane abbiamo conosciuto un uomo vero, libero da pregiudizi, che guarda l’uomo, la donna per salvarli non per giudicare, che distingue l’errore e l’errante, il peccato dal peccatore; che non perde la speranza , anche la riaccende in chi è nel buio;che parla con rispetto ad una donna e le dice tutta le verità facendole però scoprire in lei, disillusa e perduta, la fonte che sgorga nel cuore di chi beve l’acqua buona del suo amore. Oggi è il terzo scrutinio per i fratelli che saranno battezzati a Pasqua. “Libera questi eletti dal potere dello spirito maligno, perché possano ricevere la nuova vita del Cristo risorto e le rendano testimonianza con le opere”, chiederò per loro ma anche per noi. Chiediamo sempre che ci “liberi dal male”, non ci abbandoni alla tentazione, continui a proteggerci con il suo amore. Lasciatevi sempre proteggere da Gesù. Vi aiuterà a riconoscere e a combattere il male, dentro di voi, anzitutto,per non farci prendere dal pessimismo, dal vittimismo che ci fa abituare al sepolcro, che ci fa accettare la fine. “Vivano sempre uniti a te”, chiederò. Sì, siate sempre suoi, uomini di speranza perché protetti da lui, capaci di chiamare alla vita chi è nella difficoltà e nella tomba della rassegnazione o della tristezza, leggendo il suo Vangelo e nutrendovi del suo pane di amore. Sentitevi suoi, e per questo pieni di gioia; fate vedere che siete suoi con la vostra vita pronta a servire chi incontrate, perché scoprirete così il vostro prossimo. E senza il prossimo si vive male, soli. 
In questa ultima domenica Gesù si mostra amico. Amico vero. Molti sono amici solo quando le cose vanno bene, se conviene, finché l’esserlo non costringe ad affrontare difficoltà. Amici fino a un certo punto. L’amicizia vera si supera, va oltre. I discepoli stessi scapperanno tutti, lasciando solo Gesù, che accoglierà Giuda, che lo vendeva,come un “amico”, fino all’ultimo, come suo testamento nel quale gli ricordava che lui non smetteva di esserlo. Quanto è importante avere un amico. Gesù lo è verso Lazzaro, Marta e Maria. La vita riserva difficoltà. Per molti uomini, praticamente, solo queste. Esse rivelano chi è davvero amico nostro e chi no. Spesso si è lasciati soli nelle difficoltà, nella malattia, nella morte. Le visite sono poche. Si dice che non c’è tempo. A volte vince la paura; altre la vergogna, l’imbarazzo di non sapere cosa dire o di affrontare una situazione nuova. Quanto facilmente umiliamo chi è malato, che già si vergogna della sua condizione, con i nostri modi sbrigativi, sufficienti, poco premurosi! E chi non ha nessuno? E poi soprattutto amicizia fino ad un certo punto. Spesso solo per convenienza.
Le due sorelle di Lazzaro, Marta e Maria, sono amiche vere. Marta, con delicatezza, convince Maria a uscire di casa e ad andare da Gesù, dicendole che la chiamava, perché sa che le avrebbe fatto bene. Esse mandano a chiamare Gesù, perché l’amicizia vuole presenza. Nella difficoltà, come tutti, hanno bisogno del loro amico! Gesù è in pericolo, minacciato di morte, ma va a visitarlo. Non è né un eroe impavido né un incosciente che non si rende conto di quello che sta succedendo. Egli affronta il male per amicizia, perché vuole bene a Lazzaro. E’ il segreto delle sue scelte. L’amore per gli altri ci aiuta a credere per vedere la resurrezione; ci fa cercare ed ottenere la forza dal Padre, accresce la nostra fede che sempre ci dà ascolto. “Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato”. Gesù sa che il colpevole è solo il male. Sembra quasi voglia aspettare proprio per manifestare la forza della sua parola che chiama dal dolore più grande, la morte, quella fisica e quella del cuore. Gesù è un amico vero e non accetta la solitudine dell’amore per sé, il sepolcro di un cuore che non sa amare; dai tanti luoghi dove la vita finisce, inghiottita dal nulla del male. “Il nostro amico si è addormentato, ma io vado a svegliarlo”. Gesù non lascia solo il suo amico. Dice ai suoi che così si possono manifestare la gloria di Dio. Gli uomini misurano la loro gloria; si illudono con essa; la comprano; pensano sia comandare; non dovere chiedere nulla a nessuno, il lusso; l’esibizione della forza; il successo ad ogni costo. No. La gloria di Gesù è l’amore per gli altri. E’ asciugare le lacrime di due donne disperate per la morte del loro fratello. La gloria di Dio sono le sue stesse lacrime, quel pianto che rivela tutto il suo amore, la sensibilità, l’umanità vulnerabile a quella degli altri. Per Gesù ogni uomo è Lazzaro. La sua gloria è chiamarlo dalla morte alla vita.
Sia Marta che Maria esprimono direttamente a Geù i loro dubbi. Facciamolo sempre. Apriamo a Gesù le nostre difficoltà, per non restare soli con queste! La loro è la domanda che agita tutti di fronte al male. “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”. E’, in fondo, anche un rimprovero. Dove eri? Quante volte lo domandiamo a Gesù, a volte in maniera urlata, altre rassegnata. Marta esprime anche la sua fede, ferita ma non perduta. “So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno”. Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà”. E’ già una grande consolazione saperlo, ma appare certezza amara e poco concreta davanti all’evidenza della morte. In realtà la resurrezione inizia già oggi. Lui è la vita. Se ci affidiamo al suo amore vediamo già i segni della vita che cambia, la speranza più forte del male, non fosse lo spiraglio di luce che illumina le oscurità più grandi! D’ora in poi sappiamo dov’è Dio quando il male rapisce la vita. E’ lì, che piange con noi. Gesù piange. Sapeva tutto, ma piange. Chi non sa piangere insieme a qualcuno non aiuta. Non è un efficiente burocrate, ma un amico, coinvolto nelle nostre storie. Ma non si accontenta di piangere,non si compiace dei suoi sentimenti, come avviene ad una generazione abituata a piangersi addosso. Chiama dalla morte alla vita. Il male fa credere sempre che non si possa fare più niente! L’amore non si arrende. Per lui piangere diventa una scelta, lotta per la vita, non commiserazione. L’amore supera, va oltre, e non è un sentimento! “Non ti ho detto che se credi vedrai la gloria di Dio?”. Si. Oggi vediamo compiersi la promessa dell’amore che vince il male. “Togliete la pietra”. Marta pensa sia un gesto sconsiderato. Aveva detto che credeva in Lui, ma ha paura. Crede, ma fino ad un certo punto! La speranza vera affronta il male, lo sfida. Gesù chiama dalla morte alla vita. In tanti modi: vincendo la solitudine dell’abbandono e restituendo l’uomo sepolto sotto la rassegnazione e la paura; sciogliendo dai legami invisibili e fortissimi del peccato; liberando dalla prigione dorata e sempre agitata dell’amore per sé o dalla temibile schiavitù della droga che fa morire poco a poco; chiamando alla vita chi era mezzo morto perché malato di AIDS e senza le medicine; amando chi vive per se stesso perché ha paura di donarsi ed insegnando a cercare la gioia nel dare; sollevando chi non trova più senso e speranza. Chiama dal sepolcro interi paesi precipitati nella guerra. E’ la gloria della resurrezione che i nostri occhi possono vedere oggi. “Se credi, vedrai la gloria di Dio!”. Abbiamo creduto o ci siamo arresi al primo problema? Abbiamo creduto o ci abbiamo provato? La Quaresima ci aiuta a credere, a vedere Colui che è la resurrezione e la vita, che quello che è vecchio diventa nuovo!
Signore, crediamo, aiuta la nostra poca fede! Crediamo che il tuo amore chiama dalla solitudine, fa risorgere dal male, dalla morte. Tu piangi su Lazzaro perché sei amico vero e buono della vita degli uomini. La tua Parola di vita fa risorgere dal sepolcro della violenza, della solitudine, della disperazione, della morte. Grazie Signore. Insegnaci ad essere amici nelle avversità, perché crediamo in te e sappiamo che non ci lasci mai soli. “Colui che ha resuscitato Cristo dai morti, darà la vita ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi”. Oggi e domani, nell’ultimo giorno. Sia così. E’ così.

02/04/2017
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