Solenne Concelebrazione
in suffragio del Santo Padre Giovanni Paolo II

ALL’INIZIO

Carissimi fratelli e sorelle, onorevoli Autorità di ogni ordine e grado:

grande è il momento che ci accingiamo a vivere. Nella fede celebreremo

i santi Misteri in suffragio del Santo Padre Giovanni Paolo II, di Colui che è stato

per lunghi anni il  Pastore della Chiesa, affinché, riscattato

dalla morte, sia accolto nella pace di Dio e il suo corpo risusciti nell’ultimo

giorno con tutti i Santi.

 Nella morte la vita non è tolta ma trasformata ed il nostro non è il

Dio dei morti ma dei viventi.

Consapevoli di queste certezze di fede, per essere meno indegni di celebrare

i divini Miseri, riconosciamo i nostri peccati.

OMELIA NELLA MESSA ESEQUIALE PER GIOVANNI PAOLO II

1.«Esorto gli anziani che sono tra voi .. testimone delle sofferenze

di Cristo». Carissimi fratelli e sorelle, l’apostolo Pietro legittima

il suo dovere di esortare i responsabili delle comunità cristiane col

fatto che egli è stato testimone delle sofferenze di Cristo: ha visto

la passione di Cristo per la redenzione dell’uomo. è a causa di

questo che egli sente l’urgenza di “pascere il gregge di Dio”;

di prendersi cura dell’uomo, la cui liberazione è costata non

un prezzo di cose corruttibili, ma il sangue prezioso di Cristo [cfr. 1Pt 1,18-19].

Carissimi fratelli e sorelle, onorevoli Autorità tutte, stiamo celebrando

i divini misteri a suffragio del S. Padre Giovanni Paolo II. La parola di Pietro

ci introduce nel mistero e nel ministero del suo successore di cui la Chiesa

piange la morte. Egli è stato il testimone delle sofferenze di Cristo

per l’uomo, ed in questo soffrire ha visto la preziosità di ogni

persona umana; ha compreso quanta cura bisogna prendersi dell’uomo, perché non

sia resa vana la Croce di Cristo. La Croce di Cristo è vanificata, il

suo immane soffrire è reso inutile ogni volta che la dignità dell’uomo è deturpata

e degradata. è stato questo il carisma proprio ed irripetibile di Giovanni

Paolo II e del suo pontificato: il carisma di un papa affascinato di Cristo

in ragione dell’uomo ed affascinato dell’uomo in ragione di Cristo.

Testimone delle sofferenze di Cristo – pascete il gregge di Dio: ha

detto Pietro. Il suo successore lo ripete nella sua Enciclica programmatica

colle seguenti parole: «La Chiesa non può abbandonare l’uomo,

la cui “sorte”, cioè la scelta, la chiamata, la nascita

e la morte, la salvezza e la perdizione, sono in modo così stretto e

indissolubile unite a Cristo. E si tratta proprio di ogni uomo su questo pianeta… Ogni

uomo, in tutta la sua irripetibile realtà dell’essere e dell’agire,

dell’intelletto e della volontà, della coscienza e del cuore» [Redemptor

hominis, 14,1; EE 8/43].

Giovanni Paolo II aveva subito commosso il mondo intero quando nella stessa

Enciclica programmatica aveva scritto: «L’uomo, nella piena verità della

sua esistenza, del suo essere personale ed insieme comunitario e sociale … quest’uomo è la

prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione:

egli è la prima e fondamentale via della Chiesa» [ibid.]. La Chiesa

cioè non può servire nessun altro se non colui per il quale Dio

si è fatto uomo, è morto sulla Croce ed è risuscitato,

si dona in cibo nell’Eucarestia.

E Giovanni Paolo II percorse anche fisicamente tutte le strade dell’uomo,

consapevole come era che non esistevano “estranei” coi quali eventualmente

negoziare trattati di coesistenza colla Chiesa. Ogni uomo è vicino,

perché la sorte di ogni uomo è legata in modo indissolubile alla

morte ed alla risurrezione di Cristo. Nel suo ministero ha privato di senso

la distinzione che spesso diveniva divisione, fra “vicino” e “lontano”.

«Pascete il gregge di Dio, sorvegliandolo non per forza ma volentieri

secondo Dio». Giovanni Paolo II ha sorvegliato sull’uomo secondo

Dio: fu l’insonne sorvegliante della sorte dell’uomo e della sua

dignità guardato «dall’alto della Croce» e «dal

basso dell’esperienza» che l’uomo fa di se stesso [cfr. il

discorso tenuto a Czestochowa il 15 agosto 1991].

Che cosa ha notato la vigile sentinella? A che cosa ha gridato l’insonne

sorvegliante dell’uomo? Da che cosa è insidiata la sorte dell’uomo?

La risposta la troviamo nelle grandi Encicliche sull’uomo: Centesimus

Annus [1991], Veritatis splendor [1993], Evagelium Vitae [1995], Fides et ratio

[1998].

Potremmo rispondere nel modo seguente: la sorte dell’uomo in Occidente è insidiata

dall’avere sradicato la libertà  dalla verità, poiché la

liberazione della libertà dalla verità sull’uomo comporta

la distruzione dell’uomo. E quindi l’insonne sorvegliante della

dignità dell’uomo non ha ritenuto che questa fosse degradata solo

nel totalitarismo comunista, ma anche nella supposta connessione fra democrazia

e relativismo etico. è possibile parlare sensatamente di “diritti

umani” se non sappiamo chi è l’uomo? Come immunizzarci dalle

prevaricazioni contro l’uomo se la definizione stessa di uomo è in

questione?

Esiste un perfetta corrispondenza fra le tre grandi encicliche trinitarie

e le quattro grandi encicliche antropologiche e contengono l’appello

del “sorvegliante”: non vanificare la Croce di Cristo, ma colla

tua libertà realizza la verità del tuo essere umano, risplendente

nel Cristo. è non per caso che il pontificato si chiuse coll’Enciclica

sull’Eucarestia.

2.«Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro? Certo,

Signore, tu lo sai che ti voglio bene».

Carissimi fratelli e sorelle, onorevoli Autorità, nell’omelia

per il 25.mo del suo pontificato, Giovanni Paolo II ci rivelò il segreto

più intimo del suo ministero dicendo: «Ogni giorno si svolge all’interno

del mio cuore lo stesso dialogo tra Gesù e Pietro. Nello spirito, fisso

lo sguardo benevolo di Cristo Risorto. Egli, pur consapevole della mia umana

fragilità, mi incoraggia a rispondere con fiducia come Pietro: Signore,

tu sai tutto, tu sai che ti amo. E poi mi invita ad assumere le responsabilità che

Lui stesso mi ha affidato». Atto d’amore, atto di donazione di

sé fino alla fine, depositato ora nel cuore della Chiesa ed affidato

ad ogni uomo pensoso della sorte dell’uomo: che non ci avvenga di dilapidare

questo dono.

Alla Fine, Prima della Benedizione

Carissimi giovani, non posso terminare senza rivolgermi a voi in modo particolare:

voi siete stati cura privilegiata del suo ministero pastorale, per voi sono

state le ultime parole di Giovanni Paolo II.

All’inizio del nuovo millennio siete andati a migliaia da lui a Roma

per essere da lui guidati. Ma al vostro incontro si contrapposero ben presto

tre altri scenari: l’attentato di New York; l’attentato di Madrid;

ed – il fondo della barbarie! – ciò che è stato fatto

ai bambini dell’Ossezia.

è a voi che ora è affidato il futuro della sorte dell’uomo:

su quali fondamenta  costruire la sua dimora? Lo so quale è la

risposta che date nel vostro cuore. Non traditela mai; non tradite mai la fiducia

che in voi Giovanni Paolo II ha riposto. Voi siete la nostra speranza, la speranza

della “venerabile città di Bologna”, come la chiamò il

S. Padre. La verità vi farà liberi, capaci di costruire la civiltà dell’amore.

 

04/04/2005
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