Solennità del Corpus Domini

“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,54). E Pietro disse: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” Gv 6,68.. Davvero non possiamo vivere senza il nutrimento dell’Eucarestia e della Parola di Dio. Ne abbiamo bisogno per vivere, per non cedere nella tentazione di trasformare le pietre in pane, come il diavolo continua a suggerire illudendoci che stiamo bene senza sforzo e se pieghiamo ogni cosa per nutrire il nostro io. Celebriamo il Corpus Domini nel tempo e nello spazio, che offre la misura della nostra debolezza, tutta umana, che ci aiuta a capirla ed a sentire quanto è amata da Dio. Il Pane e la Parola deposte entrambe su questa mensa: è il Corpus Domini, nutrimento di solo amore per farci credere all’amore, dono che libera dalla paura che ci fa accontentare di misure mediocri. Gesù si offre. Non lo meritiamo mai, non ci appartiene per diritto ma sempre solo per grazia. Infatti nell’amore tutto si possiede solo per amore. Nell’incertezza della nostra vita, che sperimenta a volte la tristezza e il turbamento, il Corpus Domini ci conferma che siamo parte della nuova ed eterna alleanza e che questa è affidata a noi perché la portiamo ai tanti che non hanno alleati, che si sentono scartati, che sono insignificanti per un mondo che cerca le cose preziose nella ricchezza e nel benessere e non nel rendere preziosa la vita del fratello. La sua comunione crea comunità; il suo amore ci fa scoprire il fratello e la gioia di appartenerci nell’amore. Non è un simbolo, pure significativo. E’ il Corpus, è Gesù stesso che si fa nutrimento per gli uomini affamati di senso, di speranza che non deluda, di amore che protegga. E’ Cristo, realmente presente tra noi, che non ci fa aspettare; non si risparmia; non calcola le convenienze; non si impone, come amano fare gli uomini che poco hanno capito che grande è colui che serve. Questo Corpo chiede anche a noi di non restare lontani, di presentarci amabili, con un volto che mostra benevolenza e non giudizio, che si offre e non mette condizioni. Lui é l’alleanza che cerca alleati, che vuole tutti gli uomini amici suoi. Il Corpus Domini non è una presenza inerte: ci afferra per farci suoi, per renderci come lui, perché diventi a sua volta amore concreto, non virtuale, per gli altri. In una cultura sempre più individualistica e piena di protagonisti e non di servi, l’Eucaristia è un farmaco che ci unisce al popolo di Dio e crea la comunione, spinge al servizio, alla condivisione. Intorno alla sua mensa contempliamo, pur nella nostra parzialità e segnati dal peccato quel “cuore solo e anima sola” che è la vera immagine di quel corpo di Cristo vivente che è la Chiesa e sono le nostre comunità.
Come Gesù si fa Corpus anche noi mettiamo in pratica la Parola e rendiamo concreto con la nostra vita l’amore della Nuova ed eterna alleanza, in quelle opere di misericordia che Gesù ha vissuto e indicato come via di beatitudine, di felicità.
In questo anno della Parola sentiamo come il Corpus Domini è unito strettamente al Verbum Domini. “Il corpo del Figlio è la Scrittura a noi trasmessa”, afferma Sant’Ambrogio. Chi si nutre dell’eucarestia cerca anche la sua voce che la spiega e la genera. Infatti anche quando viene proclamata la Parola di Dio nella celebrazione riconosciamo che è Cristo stesso ad essere presente e a rivolgersi a noi per essere accolto. San Girolamo afferma: “Io penso che il Vangelo è il Corpo di Cristo; io penso che le sante Scritture sono il suo insegnamento. E quando egli dice: Chi non mangerà la mia carne e berrà il mio sangue (Gv 6,53), benché queste parole si possano intendere anche del Mistero [eucaristico], tuttavia il corpo di Cristo e il suo sangue è veramente la parola della Scrittura, è l’insegnamento di Dio. Quando ci rechiamo al Mistero [eucaristico], se ne cade una briciola, ci sentiamo perduti. E quando stiamo ascoltando la Parola di Dio, e ci viene versata nelle orecchie la Parola di Dio e la carne di Cristo e il suo sangue, e noi pensiamo ad altro, in quale grande pericolo non incappiamo?”. Allora dobbiamo interrogarci: come riceviamo l’uno e l’altro? Ascoltiamo la Parola rivolta oggi alla nostra vita e crediamo come Maria nella sua efficacia, cioè nell’adempimento di quanto ci viene annunziato? Il peccato dell’uomo è proprio nella disobbedienza pratica del “non ascolto”, il peccato originale che riduce l’invito di Dio a divieto o lo confonde come una tra le tante parole senza che sappiamo riconoscere l’amore da cui nasce. E’ proprio vero che quando ascoltiamo la Parola di Dio come una lettera di amore rivolta a noi, che si realizza nella nostra vita siamo pervasi da una forza che ci libera dal sottile vittimismo e diventiamo una cosa sola in Lui. Quanto nutre il cuore fermarsi ed adorare la sua presenza nell’eucarestia e quanto dobbiamo metterci come Marta ai piedi di Gesù per adorare Verbo dello stesso Corpo! Ripeteva Papa Benedetto che inginocchiarsi davanti all’Eucaristia è professione di libertà, perché, spiegava “chi si inchina a Gesù non può e non deve prostrarsi davanti a nessun potere terreno, per quanto forte”. Se coltiviamo la stessa venerazione per il Verbum Domini nella confusione di Babele impareremo a parlare la lingua dello Spirito, che uscirà dal nostro povero dialetto galileo.
Tra poco seguiremo Gesù per le strade della città degli uomini. Lo faremo assieme. La chiesa, la comunità dei fratelli e delle sorelle, non esce per perdersi come non si perde se resta al chiuso. Anche Gesù lo perderemmo, perché Lui esce fuori! E’ una gioia grande camminare assieme, aspettarci ed incoraggiarci a vicenda, nonostante il nostro personale peccato ma cercando con la buona testimonianza di ognuno perché tutti possiamo andare dietro a Lui. Questa é la sinodalità. Lo adoriamo qui ma la stessa adorazione è quella del servizio generoso e fedele al prossimo! Usciamo perché Gesù è per tutti, cerca tutti, non esclude nessuno e raduna un popolo grande. Il mondo intorno non è un sipario ma il luogo di un’incarnazione che continua. La sua parola di vita può donare vita a tanti con le nostre parole, con quella predicazione informale gentile e rispettosa del Vangelo. Portando l’Eucaristia nelle strade e nelle piazze, contempliamo Dio nella città per saperlo fare tutti i giorni e scoprirlo nella quotidianità. Gesù cammina proprio dove camminiamo noi, vive dove viviamo noi. Non restiamo fermi, come fossimo spettatori, perché siamo figli chiamati dal padre. Buon pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi: nutrici e difendici, portaci ai beni eterni nella terra dei viventi. Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo nella gioia dei tuoi santi.

31/05/2018
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