Solennità di Pentecoste

Gli apostoli si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Maria è con loro. E’ la madre che ci viene affidata ed alla quale tutti siamo affidati. Non abbiamo Dio per Padre senza avere questa madre, che possiamo e dobbiamo amare come una madre. Il Papa chiede al Vescovo di “esercitare la missione di mediatore di pace e di dispensatore di amore materno”. Per questo oggi ci ritroviamo assieme, in questo Cenacolo, in questa casa che ricorda tutte le nostre comunità, dalle più piccole alle più grandi. Qui nessuno è spettatore. Il male divide, persuade a pensarsi da soli, fa sentire come indispensabile per affermarsi rompere i ponti e costruire i muri, distinguersi anche a costo di essere soli. I doni che abbiamo non li troviamo da soli, ci sono stati affidati e lo Spirito è diverso ma è unico anche per tutti! Lo Spirito aiuta a trovare l’ unità nella Chiesa, che è sempre dinamica, non è mai qualcosa di statico. L’ Eucarestia è proprio i fratelli e le sorelle che si ritrovano assieme attorno al Signore, raccolti alla mensa della Sua Parola e del Suo corpo, mistero di comunione che ci rende anche a noi una cosa sola. Lo Spirito non viene per qualche merito, per un nostro ruolo e capacità. Che tristezza dire mio quando è tutto, è nostro! Non hai bisogno di farlo, perché è tuo, ma non per possederlo, per donarlo, perché solo così sarà davvero tuo e resterà con te! Lo spirito viene e dona capacità umane inaspettate, impensabili. Gli apostoli cambiano umanamente. L’amore cambia anche il carattere degli uomini! Rimangono gli stessi, (parlano sempre galileo!), eppure dicono e fanno cose nuove! Tutti noi abbiamo un ministero di amore unico, speciale, il mio, per il bene comune di questa madre. Lo spirito modella anche la nostra umanità, ci trasforma, fa emergere quella fonte che abbiamo dentro, ci aiuta a trovare quello che spesso è sepolto sotto tanta rassegnazione o nascosto dall’orgoglio! Lo Spirito per prima cosa scioglie la lingua. Riempie i discepoli e questi, tutti, si mettono a parlare e lo fanno in altre lingue nel modo in cui lo Spirito stesso dava loro il potere di esprimersi. Il primo effetto, il frutto dello Spirito è parlare. Ci aiuta e metterci in relazione con gli altri, a comunicare, ad ascoltare e parlare in modo che tutti comprendono nella propria lingua. Il contrario di Babele e quindi della solitudine. Come è possibile? Noi spesso crediamo che gli altri non ci capiscono o non ci possono capire o che farlo sia troppo difficile, complicato. Invece lo stupore a Gerusalemme avviene proprio perché tutti possono capire la lingua dell’amore, quella che sappiamo parlare se siamo pieni di Lui e del suo amore. Così nessuno è straniero. L’uomo pieno di amore, cioè di Spirito, parla al cuore, vede l’uomo che c’è dietro le provenienze tanto diverse, accompagnate da pregiudizi, da parole dure, a volte violente! Sono sempre dei galilei, degli uomini periferici. Sono gli umili che diventano strumento di Dio, sono le matite che scrivono le lettere di amore di Dio perché si lasciano prendere da lui! E scrivono le cose più belle. Vorrei che domandassimo tanto lo Spirito in questo giorno di Pentecoste, perché ognuno di noi che è un carisma riconosca il suo ministero. Le nostre comunità e il mondo intero hanno bisogno di quella manifestazione particolare dello Spirito che è data a ciascuno, anche perché è data non per te stesso, non per l’orgoglio della personale capacità – quante energie buttate per orgoglio, presunzione, ruolo, per volere a tutti i costi che siano personali invece che comuni! Ogni manifestazione dello spirito, che è affidata a ciascuno, è persa nel protagonismo. E’ data a me e a noi! Lo spirito apre le porte perché la Chiesa non è un mondo di perfetti che guarda da lontano quello di fuori, con il misto di paura e di orgoglio. Qualche volta appare necessario chiudere le porte, davanti un mondo così minaccioso, incomprensibile. Andiamo per strada, proprio come ci chiede Papa Francesco, pieni di spirito, cioè di entusiasmo, di passione per il prossimo. Lo facciamo non perché abbiamo prima una risposta a tutto. Gli apostoli non imparano prima a parlare le tante lingue, ma solo quando iniziano a farlo saranno capiti da tutti. Riceviamo lo Spirito che Gesù continua a soffiare sui discepoli. Quando cerchiamo le nostre forze individuali, vogliamo essere noi stessi a tutti i costi, anche a quello di isolarci ricordiamoci che disperdiamo il dono dello spirito di Dio. A volte pensiamo sia necessario un coraggio particolare. Lo Spirito ci porta la verità tutta intera non perché ci rende capaci di fare tutto, ma perché ci fa sentire l’amore di Dio unico, spiraglio di luce infinito per la mia vita. Le parole le troveremo non tutte prima o imparandole a memoria, sotto dettatura, ma verranno dal cuore se siamo docili e se eserciteremo lo Spirito, anzitutto ascoltando la Sua parola. L’amore non è una lezione, ma appunto amore, che è affidato alla nostra povera umanità. Insieme a San Giovanni XXIII invochiamo che lo Spirito ci renda davvero grandi, che tutto sia grande in noi, perché l’amore non accetta modestie o modi strumentali. “Spirito Santo Paraclito dà slancio al nostro apostolato che vuol raggiungere tutti gli uomini e popoli, tutti redenti dal sangue di Cristo e tutti sua eredità. Mortifica in noi la naturale presunzione e solleva nelle regioni della santa umiltà, del vero timore di Dio, del generoso coraggio. Che nessun legame terreno ci impedisca di far onore alla nostra vocazione: nessun interesse, per ignavia nostra, mortifichi le esigenze della giustizia; nessun calcolo riduca gli spazi immensi della carità dentro le angustie dei piccoli egoismi. Tutto sia grande in noi: la ricerca e il culto della verità, la prontezza al sacrificio fino alla croce; tutto, infine, corrisponda alla estrema preghiera del Figlio al Padre celeste, e a quella effusione di Te, o Spirito Santo d’amore, che il Padre e il Figlio vollero sulla Chiesa, e sulle istituzioni, sulle singole anime e sui popoli. Amen”.

04/06/2017
condividi su