Solennità di S. Clelia Barbieri

“Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime”. E’ il segreto di amore che questa sera Santa Clelia ci aiuta a capire. Tutti, infatti, cerchiamo ristoro, che vuol dire protezione, senso, orientamento, soddisfazione, gioia che nessuno può portarci via. E’ facile pensare di trovare ristoro nel possedere, nell’affermarsi, nel benessere che il mondo propone. Così finiamo per credere poco a questa promessa di Gesù, che è soprattutto un impegno per lui: non sarete più stanchi e oppressi. E anche: io non voglio vedervi stanchi e oppressi, non si può vivere così. Gesù vuole che noi stiamo bene e ci aiuta a trovare quello che in realtà ogni uomo cerca, di cui ha bisogno nelle difficoltà del vivere: ristoro. La nostra generazione è convinta che per stare bene bisogna, invece, essere liberi da gioghi, cioè da legami veri. Il giogo di Gesù unisce noi a Lui e soprattutto Lui a noi, perché ci ama, dona tutto se stesso, si fa corpo e sangue per noi. Il vero ristoro è un legame che non si spezza. Pensa come un padre con il proprio figlio, come i genitori del piccolo Charlie che fanno di tutto per salvare il loro bambino e trovano, assurdamente, proprio nelle istituzioni che dovrebbero aiutare le difficoltà più grandi. Non c’è ristoro nel chiuderci nell’individualismo, pensando di stare bene vivendo per noi stessi, perché si finisce prigionieri del peggiore giogo possibile, davvero infernale, che è quello della propria solitudine.
Santa Clelia ci aiuta con il suo esempio e la sua intercessione. Ci sembra di vederla qui, dove comprendiamo lei, figlia di questa terra. Nella sua dolce fermezza ella ci aiuta a non avere paura di essere piccoli, inadeguati, deboli come siamo. “Io mi sento la volontà di farlo ma le mie forze non ne ho bastanza grandi”. Se ci umiliamo e smettiamo di giudicare gli altri o di innalzarci da soli troveremo la forza di Santa Clelia che è quella dei cristiani, persone amate capaci per questo di rendere ricchi gli altri. Nella sua vita non ha rincorso la grandezza secondo il mondo e proprio per questo sentiva fin da piccola di avere una missione. Laica, visse la sua scelta nella vita ordinaria, quella che diventa straordinaria quando siamo pieni dell’amore di Dio. Clelia si santificava. Che vuol dire? Amava Gesù e per questo sentiva cosa le chiedeva e cercava di imparare da Lui, come i piccoli. Dio non chiede una perfezione impossibile. Ha fiducia e chiede sempre qualcosa a ciascuno e mai niente di impossibile.
Santa Clelia, da vera credente, ci aiuta ad essere santi oggi, vivendo l’insistente richiesta di Papa Francesco di comunicare la gioia del Vangelo a tutti. Scrive: “Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere se stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare. Lì si rivela l’infermiera nell’animo, il maestro nell’animo, il politico nell’animo, quelli che hanno deciso nel profondo di essere con gli altri e per gli altri”. Non è vero, quindi, che non abbiamo nulla. Anzi. Santa Clelia aveva, giudicando secondo il mondo, davvero poco. Un sapiente la avrebbe guardata con sufficienza, giovane donna con una vita segnata da tante difficoltà. Eppure aveva tanto perché imparava da Gesù, mite e umile e così donava tanto, piena nell’animo dell’amore di Dio. Era catechista. Spesso accoglieva a casa sua. Sentiva casa la Chiesa e la sua casa era una stanza della Chiesa. Un certo Saverio, suo contemporaneo, raccontava che gli era rimasto impresso il suo modo di insegnare perché “si vede ci mette tutta la sua vita, l’anima sua”. E’ davvero la protettrice dei catechisti! E’ veramente madre! Infatti si tratta di generare alla fede. “Non si parla bene di Gesù quando si è tristi; nemmeno si trasmette la bellezza di Dio solo facendo belle prediche. Il Dio della speranza si annuncia vivendo nell’oggi il Vangelo della carità”, dice Papa Francesco parlando ai catechisti e, aggiunge, “essere catechisti, non lavorare da catechisti! Catechista è una vocazione; non ho detto ‘fare’ i catechisti, perché coinvolge la vita. Si guida all’incontro con Gesù con le parole e con la vita, con la testimonianza”.Ecco Santa Clelia! Lei viveva quella che è la vera formazione:ascoltare Gesù, viverlo e donarlo. Dice Papa Francesco sempre ai catechisti: “Lasciatevi guardare dal Signore! Come vivo io questo ‘stare’ con Gesù? Ho dei momenti in cui rimango alla sua presenza, in silenzio, mi lascio guardare da Lui? Lascio che il suo fuoco riscaldi il mio cuore?”.E’ l’intensa preghiera di Santa Clelia il segreto del suo amore. Non lo fa da sola. Con Teodora e tutte le sue sorelle impara a santificarsi, cioè essere migliori, per Gesù e quindi per gli altri. Non cambiamo da soli e cambiamo per amore suo e del prossimo. Ella ha vissuto la povertà non come condanna o con vittimismo, come i discepoli che lamentavano di avere solo i cinque pani e due pesci di fronte alle tante necessità della folla. “In casa sua si lavorava per vivere. Chi bussa a quella porta è sicuro di trovare almeno un pezzo di pane, a volta accompagnato da qualcosa di più” racconta Maria Luisa. Aveva la porta di casa sua aperta agli altri, insegnava a pregare, ma anche a lavorare, a meditare, cucire e ricamare assieme. Era la migliore? No, era amica di Gesù.  Orsola Donati dichiarò: “Sono stata attratta dalla sua dolcezza”.Ecco la gioia del Vangelo. Tutti la ricordano con bimbi e bimbe intorno, tanto da sembrare una chioccia. Raffaella disse che faceva tutto “con amore, con trasporto, con premura, con grazia, con entusiasmo”. E lo faceva con tutti. La sua missione era verso tutti e parlava del Signore. Era convincente perché viveva quello che chiedeva agli altri.Attrazione e non proselitismo. Non si limitava a parlare con i bambini ma raggiungeva anche adulti. Francesco, un uomo di qui, la descrive così: “Io l’ho ascoltata e mi sono meravigliato di vedere tanto zelo in una giovanetta del popolo”.Saverio ascoltandola parlava di lei dicendo: “E’ tanta la grazia che, nonostante il freddo assai acuto della stagione invernale, ci si sente commossi e non poche delle donne anche più vecchie all’udirla piangono”. Parlava perché non si era fatta maestra, ma aveva imparato dall’unico maestro, mite e umile di cuore. Per questo era piena di fiducia nella provvidenza divina e ripeteva alle sue compagne: “state tranquille perché il Signore quando è ora provvederà”. Diceva: “Siamo povere, ma così siamo più vicine a Dio”. Beati i poveri, perché di essi è i regno dei cieli.Amore per il Signore e amore per i sofferenti. Anna racconta: “Si recano alla casa dei poveri e degli infermi ad assisterli e quando è necessario si intrattengono per i lavori di casa, per preparare qualcosa da mangiare, talvolta perfino durante la notte”.
Vivere per gli altri è intuizione di vita eterna. “Qui muoio volentieri, questa stanza sarà convertita in Cappella, vi sarà celebrata la Santa Messa e qui sarete molto consolate dal cielo, io sarò sempre in mezzo a voi”.  In questo anno del Congresso il ricordo di Santa Clelia ci aiuta a mettere l’Eucaristia al centro di tutto, perché solo così troviamo noi stessi. Per lei fin dalla prima Comunione l’eucarestia lasciò un’impronta indelebile. Si, impariamo da Lui, mite e umile di cuore, la via per trovare ristoro, diventando santi non per i meriti ma perché Lui è santo e scegliendo di essere noi ristoro per il prossimo.
Grazie, Santa Clelia, perché hai preso su di te il giogo dolce e soave di Gesù. Hai imparato da Lui e sei diventata mite e umile di cuore. Sei vissuta per servire e la tua vita serve per farci vivere. Sei diventata minima perché solo così si è innalzati da Dio e si diventa davvero grandi. Come una madre sei vicina ai dolori che feriscono gli uomini e come Maria resti sotto la croce, consolazione e protezione di chi è crocifisso dal male. Grazie Santa Clelia per la voce dolce e forte della tua testimonianza, che continua a farci sentire Cristo e ci spinge ad essere suoi, a non avere paura di amare, di crescere, di donarci.
Santa Clelia, ti preghiamo per la nostra Chiesa di Bologna, perché imiti te e comunichi la gioia del Vangelo ai tanti che sono stanchi e oppressi. Grazie Santa Clelia, madre di amore. Intercedi per i minimi di questo mondo e insegnaci a essere grandi nell’amore. Amen

13/07/2017
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