Veglia delle Palme con i Giovani

Abbiamo camminato assieme per seguire Gesù. Ecco cosa è la Chiesa: un popolo di fratelli e sorelle che non resta chiuso e distante, ma percorre le strade della città degli uomini e non ha paura di incontrare il prossimo. Non una categoria, un’ideologia ma l’uomo concreto com’è. Se non sai amare l’altro anche cattivo ami solo l’immagine che tu hai di lui! “Si amano gli uomini come sono non come dovrebbero essere. Se le nostre mamme avessero aspettato a volerci bene quando noi fossimo diventati buoni, forse sarebbero morte senza volerci bene”, commentava don Mazzolari, del quale ricordiamo questo anno sessanta anni dalla morte. E gli uomini cercano la gioia, più che della verità e della giustizia. “La gioia che i lontani vorrebbero vedere sempre splendere sul nostro volto”. Ecco perché stare per strada. Non per perdersi, ma per trovare; non per disperdersi, ma per raccogliere; non per condannare, ma per salvare; non per conservare, ma per regalare amore. Strada e casa. Come oggi. Siamo entrati in questa casa che ci unisce proprio alla città. Chi ama Dio ama il prossimo, quello vero, non una categoria da laboratorio, un ideale che poi non si incontra con la realtà, rende pieni di paure, di giudizi e di delusioni. Dio ci chiede di amare quello vero, imprevedibile, contraddittorio, che solo per strada può avvicinarsi a noi e essere riconosciuto.
Siamo un popolo dove non vi è Greco o Giudeo, in un mondo che facilmente si divide, che non ha paura di contrapporsi, di minare ponti, di cercare identità contro e non insieme. Siamo un popolo universale. Qui ognuno, con la sua storia e caratteristica, è fratello e non un estraneo o peggio nemico. Siamo tutti di Cristo chiamati da lui ad essere fratelli e amici gli uni degli altri. Capite la gioia e anche la responsabilità? Questo non è chiesto solo a qualcuno di noi, ma a tutti! Gesù ha bisogno di tutti. In questi giorni di passione proviamo vergogna per la freddezza del nostro cuore, per i tradimenti del suo amore, per una fede troppo paurosa, che afferra la spada, fa grandi dichiarazioni e poi scappa e lascia solo. Guardiamo con gli occhi di Gesù le persone, anzi facciamolo con riguardo per ognuno, perché ognuno ci riguarda, è affidato a noi, ne possiamo essere custodi perché fratelli e ne abbiamo attenzione perché la vita di ognuno è preziosa. Quanto c’è bisogno di amici veri, intelligenti, benevoli, gratuiti, fedeli! Ci sono tanti follower ma così pochi amici! Ci sono tanti compagni di strada ma pochi amici! E’ facile dare l’amicizia con un tasto o accontentarsi di un po’ di frequentazione o qualche interesse in comune con un legame che si ferma fino ad un certo punto e poi scompare davanti alle difficoltà. Il mondo, abbiamo ascoltato, geme e soffre. Penso agli anziani lasciati troppo da soli e a quelli che sperimentano come Gesù l’abbandono. Gesù bacia Giuda e lo chiama amico fino alla fine: “Amico per questo sei qui?”. Lo lascia con il titolo da cui potrebbe ripartire. Gesù come un amico dona fino alla fine la sua vita per noi. In una città degli uomini dove spesso l’individualismo genera tanta solitudine siamo chiamati a essere amici credibili e affidabili tra noi e verso tutti. Vogliamo aiutarlo a servire? (CV254) “La nostra vita sulla terra raggiunge la sua pienezza quando si trasforma in offerta. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo”. Ecco perché ci chiama e ecco perché la nostra amicizia non è un gruppo, pure importante di auto aiuto! Gesù si fida di noi e ha bisogno del nostro aiuto. “Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro”. La nostra amicizia è per aiutarci a seguire Gesù, ad incontrare un Dio che non resta a distanza, magari “bello, buono, generoso, ben disegnato, ma non scomodo, un Dio “addomesticato”.
Il ramo di ulivo che abbiamo tra le mani sono segno di un cuore gioioso perché fa festa per il Signore che viene, per noi e per me. E’ segno di un cuore disarmato. Noi ci abituiamo a parole e gesti aggressivi, pieni di rapido rancore che colpisce il prossimo e lo giudica. Il ramo di ulivo è la nostra scelta: un cuore mite in un mondo che insegna l’arroganza e vive di contrapposizione. “Com’è facile cadere nella cultura del bullismo, delle molestie, dell’intimidazione, dell’accanimento su chi è debole!”. Prendiamone tanti di questi rami e portiamoli a tutti, fisicamente, domani. Mettiamoci per strada a regalarlo a chiunque e non facciamolo mandare a chi è solo. Offriamolo ad ognuno perché incoraggia, consola, sorprende.  Regaliamo questo segno di pace quando sembra che si esiste solo se ci si schiera e ci si contrappone o che si sta bene solo con i nostri. I cristiani si schierano per l’unica parte che prende la Chiesa: quella verso l’alto, quella dell’amore per ogni uomo. Quanto è necessario che “l’ardente aspettativa della creazione” trovi la risposta che inizia proprio in quel ramo di ulivo, nella scelta di Gesù di farsi prossimo. In realtà questo ramo di ulivo è la nostra vocazione: seguire con gioia Gesù. Portiamolo tutti i giorni con il nostro cuore.
Grazie Signore che entri nella città degli uomini per amare fino alla fine e per aprirci il passaggio dalla morte alla vita. Grazie di questo popolo grande che mi aiuta a cercare le cose in alto per vivere bene sulla terra. Grazie per il tuo amore senza fine che mi libera dalla paura di amare e di essere amato. Insegnami ad essere mite e umile di cuore, come Te e a portare la tua pace in ogni cuore, con la benevolenza, l’amabilità, l’amicizia più forte di ogni divisione. Insegnami a seguirti per risorgere con te ad una vita nuova.

13/04/2019
condividi su