Veglia di preghiera della Comunità di Sant’Egidio per l’ultimo naufragio in Libia

Bologna, Santi Barlomeo e Gaetano

Ringrazio la Comunità di S. Egidio di Bologna per ritrovarsi a pregare in ricordo dei profughi morti tragicamente in mezzo al mare il 23 aprile scorso. Profughi. Scappavano dalla pandemia della povertà, da cui si fugge perché hanno speranza e cercano un futuro, non solo migliore: il futuro.

Non hanno nulla da perdere, anzi hanno da perdere la fame e la guerra. Affrontano per questa forza della speranza sfide terribili, enormemente più grandi di ogni persona, come le onde del mare, l’ignoto, essere indifesi, la morte. Vogliono arrivare, disperatamente arrivare. Se vogliamo trovare soluzioni dobbiamo rispondere a questa domanda. Altrimenti non c’è muro che tenga, perché, come è sempre successo si chiude da una parte ma si entra dall’altra pur di arrivare.

Non fare nulla, accusare senza risolvere, una strategia europea alterna e non determinata, dichiarazioni di principi disattesi dalla pratica, soluzioni che non risolvono diventa colpevolezza. Ecco, quello che è successo, di fatto: non si è risposto ad un SOS. Quei poveri corpi sono una grande accusa per tutti di omissione di soccorso. Se non si salva si uccide.

Tutti sapevamo. La vera lotta agli scafisti e agli interessi che questi sfruttano sono interventi decisi per salvare la vita, garantire condizioni di vita umane in Libia, aiutare la possibilità di restare nei propri paesi e non diventare profughi con una cooperazione che sia degna di questo nome ed infine indicare la strada dei corridoi umanitari, la cui esperienza è ormai decennale ed indica percorsi controllati e sicuri.

Qualcuno pensa: ma che c’entriamo noi? Addirittura qualcuno pensa: peggio per loro, in fondo se la sono cercata o si abitua a registrare una contabilità che non ferisce più la nostra indifferenza! Per i cristiani essi sono nostri e se qualcuno muore annegato è mio fratello, mia sorella. Un cristiano sa che quel corpo è Gesù. E’ Lui che è annegato! La difesa della vita per la Chiesa è quella di una madre.

L’intercessione di questa sera è fare nostro quel grido di dolore. Sta alla politica risolvere i problemi e farlo con l’umanità che deve essere l’anima dell’Europa, anche per le sue radici cristiane. Solo così si aiuta per davvero questa madre che piangerà sempre per i suoi figli che non sono più e ricorderà agli altri suoi figli di difendere la vita e di farlo subito, con intelligenza e passione. Il Signore, profugo con la sua famiglia in Egitto, che ha affrontato il viaggio per salvarsi da Erode, ci insegni a salvare la vita di chi oggi sperimenta la stessa condizione.

28/04/2021
condividi su