Veglia diocesana della Palme

La pietra scartata è diventata pietra angolare. Ecco la grandezza della Pasqua, in un tempo come il nostro dove siamo disorientati e sperimentiamo la forza del male che butta via la vita, la rende priva di significato, la spegne con la violenza della guerra e con il poco amore delle convenienze. Tanti scartati a causa di un mondo che non vuole soffrire e fa soffrire. È su questa pietra che diventiamo pietre vive, ordinate su di lui che compongono questo edificio spirituale che è la Chiesa. Pietre che erano scartate, come abbiamo ascoltato nelle bellissime testimonianze, e che sono diventate preziose, cesellate dall’amore, unite alle altre come solo l’amore sa rivelare.

Iniziamo assieme questa Settimana che ci aiuta tutti i giorni, che dona senso al tempo. Chi si avvicina a Gesù scopre il prossimo e ritrova se stesso. Non esce dal mondo per cercare il cielo, ma trova Gesù, io sono sulla terra e inizia ad esserlo anche lui. Contempleremo, in questi giorni, l’amore di Dio che diventa pietra scartata, rifiutata, condannata, umiliata, irrisa, esposta alla tentazione più pervasiva: salva te stesso o fai vedere chi sei, scendi dalla croce. Se sei re. È come una sfida che sollecita l’orgoglio a fare a meno di Dio e del prossimo. È il vero peccato. Pensa per te. Smetti di amare. Gesù viene scartato perché ama. Possiamo costruire la nostra vita e la nostra città. Volgiamo lo sguardo sui suoi occhi e comprenderemo la nostra vita. Chi guarda Gesù non abbassa gli occhi davanti alle croci di questo mondo. È il momento più vero del nostro essere Chiesa. Tutto il resto, senza questo, non serve. E la Chiesa è tale solo se c’è Lui al centro, se scegliamo la parte migliore che non smetteremo di capire, che dobbiamo capire e capiamo solo ascoltandolo e seguendolo.

Gesù non si afferma con analisi intelligenti, con soluzioni imposte o suggerite, con gesti grandiosi, ma con un amore donato fino alla fine. Gesù non spiega come si fa: lo fa. Non offre lezioni di amore, di quelle che non chiedono niente o se fanno credere che stiamo bene mettendoci sempre al centro. Non fa fare, lo fa lui per primo. Che presuntuosi noi, discepoli di Gesù, pieni di confronti, maestri di giudizi e di esigenze verso gli altri, e così prudenti a mettere limiti, a stabilire ruoli, a prendere il tempo per noi, per non essere presi troppo. Perché lo fa e perché ci chiede di seguirlo? Per amore verso i suoi discepoli che avevano il cuore altrove. Il dono viene prima, non dopo. Il cristiano non ama la sofferenza. Ma non cambia canale, non può girarsi dall’altra parte, non può ignorare. Chi scappa da quella degli altri viene travolto dalla propria.

In questi giorni non seguiremo l’Amore senza volto, come una formula, un principio ispiratore, ma Gesù, lui, l’amore, con la storia. Non è un anonimo, che non mette paura o non crea legami!  Ma è un volto, una storia, un uomo, una persona. Quella persona, non tutti. Abbiamo paura di un Dio troppo personale. Ma che amore sarebbe se non fosse così? E Gesù. È Dio che è troppo uomo per convincere uomini alla ricerca di un Dio che mette a posto tutto, al massimo a cui obbedire ma che non dobbiamo amare. Il nostro è un mondo impersonale, che ha paura dell’amore e di un tu a cui legarsi. Meglio un’entità, un consiglio, una regola o un’indicazione che elaboro io. Certo che poi la scelta è tua, ma per uscire da te, per essere te stesso con qualcun altro, non da solo. Gesù non è un super consulente ma è un vero amico, non tira via, non dice come soffrire di meno ma come vincere il male, non dice sii te stesso, ma guarda quanto ti amo, amami, seguimi!

Le tenebre e la luce. Per trovare la luce dobbiamo affrontare le tenebre o cercarla nel buio del male. Non c’è Pasqua senza venerdì santo. Non sarebbe Pasqua, ma un inganno. Amore, non sacrificio, e sacrificio solo per amore. Le nostre misure, modeste e impersonali, si scandalizzano di questo. Senza sacrificio? È troppo! Un amore così chiede il cuore, non un po’ di osservanza. E non ce la caviamo aumentando o diminuendo l’osservanza, ma mettendo il cuore, ritrovandolo. Gesù non è rassicurante, non è vincente, non è un influencer che segui per sentirti sicuro! Davanti alla croce ci viene sconforto e rabbia per il suo fallimento: sembra sia lui a tradirci perché non vince come aspettavamo e non ci toglie tutti i problemi! La pietra, dopo che è stata scartata, è diventata pietra angolare. Correte anche voi in modo da conquistarlo, invita l’apostolo! Però non come chi è senza meta! Facciamo pugilato, ma non come chi batte l’aria! Lo facciamo seguendo Gesù che non vuole perdere, ma vincere. Vuole risorgere, non morire. Il mondo può cambiare. Cambia. Se amiamo oltre il nostro limite, il nostro piccolo! Le cose grandi non ci spaventano se siamo umili, ci sembrano troppo se siamo presuntuosi. Anche una sola persona che cambia significa che tutto il mondo cambia. Non importa quanto sia difficile: se hai speranza e hai persone che ti danno speranza la vita risorge, la pietra scartata diventa d’angolo. È molto importante la comunità, essere una casa, far sentire a casa!

Questa Settimana non è una rappresentazione! Ci fa scendere nella realtà. Ci rende contemporanei a Gesù ma anche al mondo e contemporanei tra di noi! Non siamo analisti disincantati che credono di essere sicuri perché chiusi o a posto perché diciamo le cose di tutti.

Con Gesù, perché il suo amore mi aiuta a sentirmi amato nelle difficoltà, ad amare le tante croci e a vedere in questo amore l’inizio della vita che non finisce.

Bologna, basilica di San Petronio
01/04/2023
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