«Andate e invitate al banchetto tutti» (Mt 22,9) è il tema della Giornata Missionaria di quest’anno. C’è un banchetto e c’è un invito da fare. Quale banchetto e perché invitare altri che possono rappresentare un problema? Perché non mangiare da soli? “Meno siamo meglio stiamo”, affermava qualcuno che, evidentemente, stava bene e pensava di poter continuare a star bene senza il prossimo, avvertito come spazio tolto a lui. Lasciare spazio non serve solo agli altri, serve soprattutto a me, a noi. Non c’è più vita nell’occupare tutto lo spazio: solo tanta solitudine che tende ad espandersi, come l’egoismo. Si resta soli, come il ricco epulone che vive per sé e scava con l’indifferenza l’abisso che lo separa da Lazzaro ma anche dalla gioia. Siamo così abituati a mangiare soli che nella stessa architettura delle case moderne il piano tavola è rivolto allo schermo video, e non agli altri commensali, ed è ridotto al minimo. Perché non accogliere un invito così importante e personale? Essi sono presi, scrive Papa Francesco, dai banchetti del consumismo, “del benessere egoistico, dell’accumulo, dell’individualismo”.
Questi chiudono gli occhi, riempiono di paure, fanno male. È la prima tentazione trasformare le pietre in pane, vivere di solo pane, che non sazia anzi rende insaziabili. Non a caso gli invitati che non accettano preferiscono la felicità individuale e diventano, come sempre accade, facilmente violenti. Il Vangelo è gioia, è invito che significa che qualcuno desidera te, la tua compagnia. Il Regno dei cieli è un banchetto, una casa con molte dimore ma non anonimo, perché Gesù prepara un posto per ognuno. Il banchetto inizia condividendo quello che abbiamo, esattamente il contrario dell’individualismo. Si è sazi solo insieme. Un mondo ingiusto, che non sente lo scandalo della fame, dei disequilibri, accetta che si muoia di fame, lo spreco e la povertà assoluta. Al termine, il piccolo segno di condivisione ci ricorderà come più di metà delle persone al mondo sono in Asia e la disponibilità di cibo è del 13%, in Africa (il 20% della popolazione) è del 4%, in Europa, dove vive solo il 9% della popolazione mondiale, la disponibilità di cibo è del 30%. Non c’è banchetto senza amicizia, fraternità, gusto di stare insieme. Il banchetto è anche riconoscere che fratelli lo sono tutti, tutti lo possono diventare e Dio ha un cuore largo e allarga sempre il nostro cuore. Ecco la nostra missione in un mondo piccolo, globalizzato, eppure dove crescono le divisioni, le violenze e l’incapacità di pensarsi insieme. Chiamare e invitare ad un banchetto, non ad una mensa per gli altri ma all’unica mensa, a quella dove siamo invitati da un Padre che non vuole mangiare da solo, che condivide tutto quello che ha con i suoi figli.
Per i cristiani tutto parte dall’Eucarestia, il banchetto di Gesù con noi e per noi, che ci rende suoi e famiglia, anticipo del pane degli angeli, condivisione del cibo di amore del cielo che ci spinge a condividere quello della terra. Siamo commensali di Gesù e nutriti dalla Sua Presenza che ci ricorda chi siamo e chi saremo, chi possiamo essere e chi sono gli altri. Quel pane di comunione con il mistero di Dio diventa comunione con il prossimo attraverso il nostro amore. Riceviamo e doniamo. La mensa del Signore non è esclusiva, diventa comunicazione del Vangelo, del nutrimento della sua Parola e della solidarietà. L’invito al banchetto non è un ordine, è gioia. Non è sacrificio ma una vita più bella, perché la vita c’è solo nella condivisione. Quando non abbiamo passione di vivere il Vangelo significa che ce ne siamo impadroniti o lo abbiamo ridotto a benessere individuale, mentre la gioia è sempre insieme ad altri. L’amore per conservarlo si dona, altrimenti si perde. Nell’oscurità terribile di questi tempi, portiamo luce, guardiamo il mondo e il prossimo con gli occhi di Gesù, quelli del cuore, gli unici che vedono.
Se pensiamo “prima io” non siamo cristiani, perché Gesù dice prima noi, insieme, prima gli ultimi perché saranno loro i primi. Insieme, mai senza il prossimo che non conosci e selezioni, ma che accogli e scopri che è il tuo prossimo facendoti carico di lui. Si è sazi solo insieme, non accettando inferni di sottosviluppo che guardano un mondo che sfacciatamente si dimentica di loro. Solo per Gesù ci pensiamo insieme. Al massimo faremmo un po’ di filantropia. È Gesù che ama e fa amare. Per questo la gioia di comunicarlo, facendo vivere la condivisione e anche rendendo carne, attraverso questa, l’amore di Dio, mostrando il suo riflesso, sempre ricordando chi è l’autore di quella luce. Sino ai confini, senza confini, che vuol dire senza limiti di amore. Evangelizzazione e promozione umana sono unite profondamente, guai a separarle! Per tutti, buoni e cattivi, così come sono gli stessi discepoli mandati, che sono pieni di contraddizioni ma invitano al banchetto. Tutti, perché “Gesù va alla persona, al cuore: questo è un uomo, questa è una donna. Gesù va alla sostanza, al sostantivo, mai all’aggettivo. Lascia passare gli aggettivi”. Gesù non aspetta ma viene incontro. Anche noi non aspettiamo e sentiamoci a casa in un mondo dove siamo fratelli tutti e che scoprirà anche attraverso il nostro amore.
“Non dobbiamo attendere di essere perfetti e di aver fatto un lungo cammino dietro a Gesù per testimoniarlo; il nostro annuncio comincia oggi, lì dove viviamo”. Parliamo di Colui che ha voluto il banchetto, non di noi. Parliamo di Dio con la nostra gioia, invitati anche noi alla stessa mensa, per aver scoperto che la vita è un banchetto e che potremo spezzare per sempre quest’ unico pane di amore. “Noi siamo quelli che annunciano il Signore, non annunciamo noi stessi o un’ideologia politica”. Dio accompagni tutti i fratelli e le sorelle della Chiesa di Bologna che testimoniano l’unico corpo della Chiesa, specialmente quelli che sono nelle zone più sofferenti della terra. Ultimi tra questi, Dario Cevenini che parte per Mapanda, Maddalena e Leone che sono partiti da poco per la Cisgiordania e Gennaro per Gaza, tutti e tre insieme all’Operazione Colomba della Papa Giovanni XXIII. Siano benedetti e accompagniamoli con la nostra preghiera e solidarietà. Tutti con un invito che ci ha trasformato la vita, che ci ha fatto mettere il vestito più bello, quello della gioia insieme ai poveri, che loro hanno se qualcuno porta l’invito di un Padre che li aspetta e li vuole con sé. Ecco perché andare fino ai confini della terra.