Non è mai scontato ritrovarsi e c’è sempre una dimensione di comunione che ci supera e rende pieno il nostro incontro. Avvertiamo l’urgenza dell’unità in un mondo sempre più diviso, che ama quello che divide, che non sa cercare e difendere quello che unisce, come se questo fosse una limitazione, mettesse in discussione l’identità di ciascuno, la sovranità, mentre solo l’unità valorizza lo specifico, dà senso all’individuo, lo definisce proprio perché non da solo, non contro, non senza, ma insieme.
Senza unità cresce il seme della divisione che è sempre fertile, drammaticamente. E questa è una responsabilità per le chiese che non possono accontentarsi di conoscenza e rispetto, perché la comunione è molto di più di questo. Divisi saremo sempre tutti più deboli davanti alle idolatrie del mondo, dal potere alla ricchezza, dall’umiliazione della persona, qualsiasi essa sia, al ridurre tutto al proprio io. Non siamo più deboli di fronte al mostro della guerra, alle sue “ragioni” ingannevoli, ai suoi inquietanti interessi? Ecco, siamo chiamati ad essere pellegrini e pellegrini di speranza, pellegrini di unità. Speranza e pazienza, come paziente deve essere il nostro cammino.
Si compiranno, infatti, 1700 anni dalla celebrazione del primo grande Concilio ecumenico, quello di Nicea. Il Concilio di Nicea ebbe il compito di preservare l’unità, seriamente minacciata dalla negazione della divinità di Gesù Cristo e della sua uguaglianza con il Padre.
I Padri conciliari vollero iniziare quel Simbolo utilizzando per la prima volta l’espressione «noi crediamo», a testimonianza che in quel “noi” tutte le Chiese si ritrovavano in comunione, e tutti i cristiani professavano la medesima fede. L’anniversario della sua ricorrenza invita i cristiani ad unirsi nella lode e nel ringraziamento alla Santissima Trinità e in particolare a Gesù Cristo, il Figlio di Dio, «della stessa sostanza del Padre», che ci ha rivelato tale mistero di amore.
Papa Francesco ci ha ricordato che «Nicea rappresenta anche un invito a tutte le Chiese e alle Comunità ecclesiali a procedere nel cammino verso l’unità visibile, a non stancarsi di cercare forme adeguate a corrispondere pienamente alla preghiera di Gesù: “Perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21)». Per una provvidenziale circostanza la Pasqua di questo anno sarà nella stessa data per tutte le Chiese. “Possa essere questo un appello per tutti i cristiani d’Oriente e d’Occidente a compiere un passo deciso verso l’unità intorno a una data comune per la Pasqua”.