Anche mons. Silvagni presente al dibattito

“Fase 2”, la riunione della Commissione comunale

Un focus su battesimi, matrimoni e funerali

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BOLOGNA – Con l’avvento del 4 maggio è dunque incominciata la cosiddetta “Fase 2”, ormai da giorni fra i termini più dibattuti ed indagati sul panorama nazionale. Del graduale alleggerimento delle norme restrittive adottate sinora per contrastare l’avanzata del virus “Sars-Cov-2” in fatto di nascite, matrimoni e funerali si è discusso a tutti i livelli per favorirne al meglio l’attuazione.

Anche la VII Commissione della Giunta comunale bolognese, quella dedicata a “Parità e pari opportunità” si è riunita in “streaming” per fare il punto sulle necessità più impellenti avvertite dalla popolazione. All’appuntamento del primo pomeriggio dello scorso mercoledì 22 aprile e guidato da Roberta Li Calzi, presidente della Commissione, ha preso parte anche monsignor Giovanni Silvagni per l’arcidiocesi di Bologna.

Dopo aver brevemente descritto come la chiesa locale abbia tempestivamente fatto proprie le varie normative emesse dall’Autorità centrale, il Vicario generale per l’amministrazione si è particolarmente soffermato sul tema dell’ultimo commiato ai defunti. “Purtroppo è stato fonte di grande dolore il fatto che molte persone abbiano terminato la vita in totale solitudine, assistite solo dal personale sanitario . ha spiegato -. Questo non ci lascia tranquilli, perché come chiesa locale non possiamo non chiederci se abbiamo fatto tutto il possibile>. Se infatti la partecipazione ancorché virtuale dei fedeli alle Messe è stata assicurata, se i Battesimi e i Matrimoni possono essere posticipati a giorni migliori, così non è per quanto riguarda l’accompagnamento del proprio caro al termine della vita e al successivo commiato.

“Sapevamo che sarebbe stato qualcosa di molto doloroso, ma lo abbiamo capito solo vivendo la situazione. Ogni religione dà all’ultimo saluto un ruolo fondamentale e, nella privazione, ci siamo accorti realmente di quanto questo sia mancato – ha commentato ancora monsignor Silvagni durante la sua relazione -. Fra le tante cose che non vorremmo fossero più come nella Fase 1, certamente attraverso un percorso condiviso, ci sono dunque tutti quegli aspetti civili, umani e religiosi del morire. Ci auguriamo che essi possano essere meglio rispettati e valorizzati per la loro specifica importanza”.

Un auspicio ampiamente condiviso e realmente trasversale alle intime convinzioni in fatto di fede di ciascuno, laddove l’ultimo saluto rappresenta un punto di passaggio fondamentale e degno del massimo rispetto e condivisione indipendentemente dal credo religioso o dalla sua assenza. Dello stesso avviso, non a caso, si è detto anche Yassine Lafram che coordina la comunità islamica di Bologna oltre che presiedere l’Ucoii.

“Ci aspettiamo anche noi che soprattutto questo particolare momento della vita delle persone possa essere meglio regolamentato – ha detto – anche perché si tratta di un rito che, nella nostra così come in altre confessioni religiose, assume una valenza fondamentale che non può essere rimandata ad un momento successivo”.

Nonostante l’invito alla massima scrupolosità nel rispetto delle regole, il rabbino capo di Bologna Alberto Sermoneta ha parimenti auspicato una riorganizzazione in fatto di funerali. “Se ci è possibile rimandare i matrimoni e, essendo una piccola comunità, affrontare con una certa serenità l’avvento di nuove nascite, dobbiamo invece essere pronti ad episodi improvvisi come i decessi – ha detto -. Per altro la tradizione ebraica può presentare vantaggi da questo punto di vista, non avendo noi necessità di un luogo chiuso in cui celebrare le esequie ed essendo essenziale la sola presenza dei consanguinei maschi del defunto”.

Marco Pederzoli

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