Celebrazione eucaristica in S. Pietro

15 novembre, Giornata per le Vittime della strada

Zuppi: Gesù con il suo amore ha riparato quello che era irreparabile, la morte

BOLOGNA – Domenica 15 novembre si è celebrata la Giornata per le vittime della strada. In Cattedrale il cardinale Matteo Zuppi ha presieduto una Celebrazione Eucaristica di suffragio per quanti hanno perso la vita in incidenti stradali. 

«Oggi ricordiamo le vittime della strada – ha detto l’arcivescovo nell’omelia -. E’ una memoria dolorosa, che a volte annichilisce. Ogni vittima è un nome, una storia irripetibile, unica. L’ultima che io conosca è la giovanissima Irene, di Castenaso.Ricordiamo istanti che diventano eterni, metri che si disperdono nello spazio infinito. Le vittime sono quel fiore bellissimo e delicatissimo descritto dal Salmo, fiore di campo che viene travolto dal vento tanto che questi “non è più” e non riconosce più il luogo dov’era (Ps. 103, 14)». 

Sono già tre anni che l’Arcivescovo presiede la celebrazione eucaristiva in occasione di questa Giornata, istituita dall’Onu nel 2005 e che si prefigge un importante obiettivo: «Dare giusto riconoscimento per le vittime della strada e le loro famiglie e rendere omaggio ai componenti delle Squadre di emergenza, agli operatori di Polizia e ai sanitari che si occupano delle conseguenze traumatiche della morte e delle lesioni sulla strada». In Italia è stata istituita nel 2017. Alla Messa erano presenti l’«Associazione italiana Familiari e Vittime della Strada onlus» e diverse autorità. Nell’area metropolitana di Bologna, nello scorso anno sono stati registrati ben 3.805 incidenti stradali, che hanno causato 68 morti e 5.197 feriti, con un costo sociale di oltre 363 milioni di euro. In più, i dati provvisori relativi agli incidenti mortali in regione al 15 ottobre scorso attestano che sono morte già 126 persone; ed occorre considerare l’impatto della pandemia in atto da mesi, di cui due in lockdown.

«La strada – ha detto il cardinal Zuppi nelle battute finali della sua omelia – per i nostri cari e per noi non è terminata in quel punto dove sono stati travolti dalla tempesta, perché Dio ha affrontato Lui la tempesta per aprire la strada del cielo. Con il suo amore ha riparato quello che era irreparabile, la morte. La croce unisce la terra e il cielo e non è più parola di fine ma di inizio, di vita. E il posto quel fiore lo trova, nel profondo del nostro cuore e nel più alto dei cieli, accanto a Dio che è venuto tra gli uomini a preparare un posto perché nessuno sia disperso dal male».

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