Arte e fede

Gli studenti a caccia di lapidi da «salvare»

Il progetto, che coinvolge vari enti, ha visto la partecipazione del Liceo Minghetti e dell'Archivio Arcivescovile

A Bologna, l’Associazione Arte e Fede, si è posta l’obiettivo di realizzare un progetto per censire, trascrivere, tradurre e pubblicare progressivamente le lapidi in lingua latina presenti nelle chiese, sia per rendere fruibile un importante patrimonio, sia per conservarne la memoria storica e culturale.

Le chiese antiche, i luoghi di culto antichi e le rispettive pertinenze raccontano molto della storia del luogo dove sono stati eretti, sia che si tratti di chiese urbane o di abbazie lontane dalla vita quotidiana degli uomini.

Sono immediatamente riconoscibili dallo stile con il quale furono edificate e dalle opere d’arte che contengono; però ci sono altri percorsi di conoscenza meno immediati ma numerosi, a volte nascosti anche dietro i confessionali, a volte in ombra all’interno delle cappelle, a volte sbiaditi sui pavimenti percorsi da miliardi di passi: sono le lapidi, che tanto raccontano dell’eredità del mondo classico loro trasmessa e dell’evoluzione rispetto a quel lontano mondo.

Del mondo classico rimangono la lingua: il latino, la materia: il marmo, l’impostazione grafica, talvolta i segni diacritici e la dedica D.O.M. mentre tante sono le informazioni legate al periodo in cui la lapide è stata realizzata.

La lingua delle lapidi antiche è il latino, che era anche la lingua ufficiale della Chiesa Cattolica fino al Concilio Vaticano II. Ma il latino, anche nel Paese che gli ha dato voce e natali è, come si dice, una lingua morta sempre meno studiata perché ritenuta ormai non più interessante ed è lecito chiedersi quanti possano essere i visitatori capaci non tanto di tradurre quanto di comprendere il significato per sommi capi di una lapide antica.

A Bologna, l’Associazione Arte e Fede, si è posta l’obiettivo di realizzare un progetto per censire, trascrivere, tradurre e pubblicare progressivamente le lapidi in lingua latina presenti nelle chiese, sia per rendere fruibile un importante patrimonio, sia per conservarne la memoria storica e culturale.

Un lavoro e un impegno mastodontici da realizzarsi in sinergia con diversi soggetti aventi una medesima, basilare, caratteristica: la conoscenza della lingua latina. Di conseguenza diventava importante la collaborazione dei licei classici di Bologna che possono inserire il progetto, di durata triennale, nel percorso ministeriale. Il Liceo Minghetti ha aderito con convinzione: insieme ai docenti, hanno dato la disponibilità per la collaborazione la prof. Manuela Mongardi che insegna Epigrafia Romana all’Università di Bologna e il dr. Simone Marchesani, archivista all’ Archivio Arcivescovile di Bologna.

La scelta, per questo primo anno, è caduta sulle lapidi custodite nella chiesa di San Nicolò degli Albari, in via Guglielmo Oberdan, a Bologna, che sono 18, tutte più o meno databili dal sec. XVII in poi.

È stata quindi individuata una classe del Minghetti, la II/D composta da 22 alunni, che ha seguito due moduli del corso introduttivo all’Epigrafia Romana, tenuti da due insegnanti di latino e greco del liceo, il prof. Pietro Rosa e la prof.ssa Aureliana Mazzarella, perché l’espressione linguistica delle lapidi delle chiese è sostanzialmente una diretta derivazione delle lapidi del periodo classico e quindi era necessario che i ragazzi ne apprendessero quanto meno i concetti fondamentali.

All’Archivio Arcivescovile, si sono tenuti altri due incontri guidati dal dr. Simone Marchesani, durante i quali i ragazzi hanno potuto visionare antichi documenti oltre a conoscere l’organizzazione, nei secoli, della Chiesa di Bologna; particolarmente interessanti sono risultati i registri delle nascite risalenti ai secoli XVII e XIX, e alcune corrispondenze tenute sempre i quei periodi, da parroci o dipendenti della Curia; inoltre il dr. Marchesani ha illustrato la storia della chiesa di San Nicolò degli Albari così come risulta dai documenti, pochi, che la riguardano.

Gli ultimi tre incontri sono stati curati dalla prof. Mongardi che ha guidato gli studenti prima in un sopralluogo alle lapidi presenti nella chiesa di San Nicolò degli Albari, quindi dopo averli suddivisi in 8 gruppi (ognuno dei quali composto da 2 o 3 studenti), li ha fatti cimentare sulle trascrizioni delle medesime e sulla loro traduzione; delle 18 lapidi latine di San Nicolò degli Albari due sono state tradotte dalla docente al fine di  accompagnare i ragazzi nel percorso di trascrizione e traduzione, le rimanenti 16 sono state trascritte e tradotte dagli 8 gruppi. Ogni gruppo, infine, ha esposto ai compagni di classe l’esito del proprio lavoro.

A oggi, questa prima parte del progetto, iniziata il 11 gennaio 2024, si è conclusa il 15 febbraio; rimangono ancora da completare la parte burocratica e una verifica del percorso finora seguito perché, per le fasi successive, probabilmente occorreranno miglioramenti, modifiche al percorso finora delineato.

 

Attraverso un materiale freddo, il marmo, e una lingua “strana”, perché tanti termini incontrati non si trovano nei vocabolari di latino, si è fatta la conoscenza di un giovane studiosissimo, morto precocemente, di un parroco molto colto, consultore del Sant’Ufficio, prematuramente sepolto dal padre, di procedure notarili relative al possesso di beni della parrocchia, di una signora tumulata senza aggettivazioni utili ad individuarne eventuali virtù; si è conosciuto il dolore dei vivi, le qualità dei morti e, anche, un po’ della vita civile di Bologna dal 1600 in poi. Il marmo e il latino non più classico hanno raccontato tutto questo, hanno tramandato la memoria e la storia della nostra città e della nostra Chiesa.

Anna Bassi,
Associazione “Arte e fede”

credit foto: www.liceominghetti.edu.it

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