Nella parrocchiale di Lorenzatico

I cent’anni dal Battesimo di Giuseppe Fanin

La celebrazione è stata presieduta dal cardinal Zuppi alla presenza, fra gli altri, della sorella del Servo di Dio

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

Lo scorso 13 gennaio la liturgia presieduta dal Cardinale Arcivescovo

«Nel giorno 13 di gennaio 1924 è stato battezzato da me sottoscritto parroco un fanciullo figlio di Fanin Virgilio e della Stella Italia Borinato nato il dì 8 gennaio 1924 a cui furono imposti i nomi di Giuseppe Orlando, Maria». Sono trascorsi 100 anni dal battesimo del Servo di Dio Giuseppe Fanin. Cinque giorni dopo la nascita alla vita di questo mondo, ricevette il sacramento della rinascita cristiana, insieme al seme di quella fede che Giuseppe avrebbe testimoniato fino al sacrificio della sua vita.

Per celebrare la ricorrenza il cardinale Zuppi ha presieduto una concelebrazione nella Chiesa di Lorenzatico, accolto dal parroco mons. Gabriele Cavina. Come noto il 4 novembre del ’48, all’età di 24 anni, il giovane laureato impegnato nella promozione del bracciantato agricolo nel sindacato cattolico, venne colpito a morte nella strada di campagna che lo portava a casa, mentre stringeva come d’abitudine la corona del Rosario. Fa impressione leggere nell’atto di battesimo la firma del parroco che versò sul capo del piccolo Giuseppe l’acqua battesimale: quel don Enrico Donati che solo tre anni prima, il 23 maggio del ’45 venne colpito a morte e gettato in uno stagno nella campagna di Zenerigolo, precorrendo il destino del servo di Dio.

“La ragione della passione di Giuseppe per la giustizia e per l’elevazione delle categorie sociali più bistrattate è fortemente radicata nella sua fede cristiana” – dice mons. Cavina, a margine della celebrazione. “Non si potrebbe capire la passione sociale di Fanin se non innestata nella sua passione di fede. Questo impegno di Fanin non è dovuto solo alla sua origine in una famiglia rurale di buoni valori, ma anche nella sua specifica formazione, nella sua decisione di iscriversi alla facoltà d’agraria e di conseguire la laurea. Dunque non solo passione, ma anche competenza, basati su elementi di giustizia, di legalità, di trasformazione del mondo del lavoro”.

“Quando la causa di beatificazione venne istruita nel 1998” – dice ancora mons. Cavina – “non sembrò opportuno impostarla nel segno del martirio. Oggi forse è possibile ripensare con più distacco a quell’epoca e anche guardare alla decisione di Fanin 24enne di affrontare una strada nella quale sapeva che poteva esserci un’agguato e di rifiutare un’arma che pure gli era stata consigliata; Giuseppe decise di andare solo con l’arma del rosario, perché non voleva vivere con lo scrupolo di avere usato in vita una pistola e preferì sacrificare se stesso”. In occasione di questo incontro, i bambini del catechismo e molte persone intervenute hanno potuto ascoltare la testimonianza di Adriana, nipote del servo di Dio e accedere alle sale della parrocchie che custodiscono oggetti e documenti appartenuti a Giuseppe e che raccontano il valore del suo sacrificio.

La Chiesa di Lorenzatico custodisce non solo il fonte battesimale, ma anche quella che fu la prima pietra della nuova Chiesa che venne realizzata con la terra bagnata dal suo sangue, in attesa del riconoscimento canonico del suo martirio e della sua santità.

condividi su