Una riflessione per la Quaresima.1, 3, 5, 7, 8… Nella cultura biblica i numeri hanno un grande importanza: era molto frequente l’uso di abbinare concetti spirituali importanti a un numero per facilitare la memorizzazione e i collegamenti.
Sapete che non esistevano le cifre e per indicare i numeri si utilizzavano le lettere, lettere che poi facilmente assemblavano parole, concetti… Uno di questi numeri simbolici è il 40 che da il nome alla Quaresima. A proposito, se contate i giorni dal mercoledì delle ceneri a Pasqua, troverete che sono in realtà 46, perché non dobbiamo contare le domeniche: la domenica è la pasqua settimanale e quindi non è mai giorno penitenziale. Perché 40, dunque?
Nel primo libro della Bibbia, si legge che il diluvio universale durò 40 giorni e che Noè dovette attendere poi altri 40 giorni prima di sbarcare dall’arca. A noi cristiani, il diluvio universale fa pensare al battesimo, attraverso il quale l’umanità entra nella nuova creazione inaugurata da Cristo.
Tutti ricordiamo le vicende dell’Esodo, quando Dio liberò il popolo di Israele dalla schiavitù dell’Egitto attraverso il Mar Rosso. Il cammino del popolo nel deserto durò 40 anni. In questo lasso di tempo passò una intera generazione così che nessuno di quelli che era stato schiavo in Egitto entrò nella terra promessa, ma solo i loro discendenti. Anche noi cristiani crediamo in un Esodo, una liberazione dalla schiavitù: non dell’Egitto, ma della morte e del peccato. E anche noi crediamo in una terra promessa, che non è una regione di questo mondo, ma il Regno di Dio, regno di amore, di giustizia e di pace.
Ma sempre nelle vicende di Mosè, il liberatore di Israele, ricordiamo che mentre il popolo lo aspettava digiunando, dovette trascorrere 40 giorni sulla santa Montagna del Sinai: dopo quel periodo ha potuto intravvedere, come di spalle – dice la Bibbia – la gloria di Dio e ha ricevuto i dieci comandamenti. Anche noi cristiani crediamo in una legge che non sta scritta sulla pietra, in una legge che è un realtà la persona stessa di Gesù Cristo, che ci rivela la gloria di Dio e il suo amore per noi.
Il numero 40 torna ancora una volta nella storia dell’Esodo: quando arrivarono ai confini della terra promessa, Mosè mando in avanscoperta alcuni esploratori che la percorsero per 40 giorni e alla fine ritornarono nell’accampamento portando con sé un enorme grappolo d’uva. Possiamo dire che anche per noi la Quaresima e la Pasqua sono un tempo prezioso per esplorare, per guardare avanti, oltre la soglia di questa vita, e pregustare nella santa Eucaristia e in tutti i Sacramenti la gioia dell’incontro con Dio.
Le antiche Scritture tramandano ancora che il profeta Elia, perseguitato dalla perfida regina Gezabele si ritirò per 40 giorni sulla santa Montagna, dove il Signore gli manifestò la sua gloria nel mormorio di un vento leggero. Un mormorio di vento leggero: sì Quaresima è e deve essere anche tempo di silenzio, tempo di ascolto, di meditazione della Parola del Signore.
Tutti ricordiamo la storia del giovane Davide e del gigante Golia: il perfido Filisteo aveva causato paura e distruzione in mezzo al popolo per 40 giorni finché il giovane campione non lo sconfisse armato solo di una fionda. Anche noi cristiani aspettiamo un vincitore, Gesù, il Figlio di Davide, che sconfigge il vero nemico che è il diavolo.
Uno dei libri più simpatici e curiosi dell’Antico Testamento, è quello di Giona: in esso si racconta come il profeta – dopo esser stato per tre giorni e tre notti nel ventre della balena – si decise a percorrere in lungo e in largo la città di Ninive predicando la conversione del popolo su cui pendeva una minaccia divina di distruzione: “Ancora 40 giorni e Ninive sarà distrutta”. La Quaresima è tempo favorevole di conversione, tempo per lasciarsi pungere dalla Parola di Dio e per dare frutti degni di conversione.
Infine per insegnarci a fare Quaresima, il Vangelo ci dice che Cristo stesso, dopo il battesimo nel Giordano, si ritirò per 40 giorni nel deserto per combattere e vincere per noi le tentazioni del demonio. E furono ancora 40 i giorni nei quali Gesù si mostrò ai discepoli dopo la sua risurrezione, prima di salire al Padre, per effondere lo Spirito Santo sulla sua Chiesa.
Anche la Chiesa, dunque, come l’antico Israele ha legato questo tempo di rinnovamento a un numero, un numero santo, che ci parla di una strada da percorrere, di una attesa e di un combattimento che può essere anche duro e faticoso, una strada che conosce prove e tentazioni, ma che è ricca delle armi della preghiera, della penitenza e della carità e porta dritta alla splendida meta della vita in Cristo. Buona Quaresima!