Nella “plantatio” della Chiesa Bolognese è il sangue dei santi Vitale e Agricola, il servo e il padrone, uniti nel martirio.
La loro testimonianza trasmette un messaggio di uguaglianza e di solidarietà fra uomini di diversa condizione sociale, che avrà pubblico riconoscimento al sorgere del libero Comune con il decreto di liberazione dei servi della gleba (Liber Paradisus).
La più antica memoria dei due protomartiri risale a sant’Ambrogio e a san Paolino da Nola, che ne attestano la “colleganza e il consorzio nel martirio”.
I loro corpi, riscoperti nel cimitero ebraico dal vescovo Eustasio, furono traslati da Ambrogio nel 393 alla Santa Gerusalemme stefaniana.
Il loro culto, già diffuso nel V e VI secolo, rifiorì nel Medioevo. Il “Codice Angelica 123”, libro di canto della Cattedrale (secolo XI), dà grande risalto alla liturgia dei protomartiri con il formulario O beatissimi viri da qualche anno ripristinato nel Proprio Bolognese.
Le loro reliquie sono venerate nella cripta della Chiesa Madre della nostra diocesi.
A loro è dedicata, nel complesso di santo Stefano, la chiesa omonima, sorta sul luogo ove furono rinvenute le reliquie.
La festa del 4 novembre è attestata dall’antico calendario liturgico, risalente all’epoca carolingia.
Testi Liturgici dal Proprio della diocesi di Bologna