La perdonanza celestiniana

L’Arcivescovo apre la Porta Santa all’Aquila

Per Zuppi una festa di famiglia

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L’AQUILA – È toccato al Cardinale Matteo Zuppi quest’anno l’onore di aprire la porta santa della Perdonanza celestiniana nella basilica di Collemaggio all’Aquila.

Sono grato al Signore e al Cardinale Arcivescovo dell’Aquila – ha detto nell’omelia – per l’opportunità di bussare assieme a voi alla porta del perdono, facendoci pellegrini e mendicanti di amore insieme ai tanti che oggi avrebbero desiderato essere qui.

Si tratta della più antica forma di Giubileo di cui si abbia notizia nella storia cristiana ed è legato alla particolare figura di San Pietro Celestino.

Pietro di Morrone, l’austero eremita che viveva nel silenzio delle montagne abruzzesi, all’età di quasi 80 anni, era stato inopinatamente eletto papa dopo più di due anni di sede vacante. Era un uomo austero e di grande pietà che venne scelto dai cardinali che non riuscivano ad individuare la persona adatta a succedere a Nicolò IV.

Raggiunto dalla notizia della elezione, Pietro convocò i cardinale all’Aquila e ricevette l’ordinazione episcopale e l’incoronazione papale nella basilica di Collemaggio il 29 agosto 1294, assumendo il nome di Celestino V.

Dopo neanche sei mesi di pontificato, sopraffatto dall’età ma anche da un mondo che gli era totalmente estraneo, ritenne di doversi dimettere dal ministero petrino. È noto che Dante nella sua Commedia collocò Pietro all’inferno, ma fu di parere diverso la Santa Chiesa che nel 1313 lo iscrisse nell’elenco dei Santi.

San Celestino – ha detto il Cardinale – era un uomo austero, senza compromessi, che indicò il cambiamento alla Chiesa e al mondo, in un tempo difficile, proponendo il solo Vangelo, l’umiltà, la preghiera, il docile servizio agli altri. Sì, così si riforma la Chiesa e si cambia il mondo. Ci ha donato la perdonanza per liberare il nostro cuore dal male che lo rende lupo degli altri uomini e di noi stessi e aiutandoci a sentire il paradiso del perdono.

In ricordo della sua elezione, dalla sera del 28 a tutta la giornata del 29 di agosto, la basilica che vide l’inizio del suo pontificato è la sede di questa speciale perdonanza. Viene aperta per un giorno una porta laterale e chi ne varca la soglia con animo riconciliato, ottiene il dono dell’indulgenza. Pare che questo rito della porta sia alla base anche dell’usanza di aprire la porta santa nelle basiliche romane in occasione degli anni santi.

Sopravvisse ancora per alcuni secoli l’ordine monastico da lui fondato, detto dei Celestini, che ebbero una sede anche a Bologna dove oggi sorge l’Archivio di Stato ed esiste ancora la Chiesa che porta il loro nome. L’ordine, caratterizzato da un austera vita penitenziale, si estinse nell’800.

La basilica di Collemaggio, il cui sviluppo fu voluto dallo stesso papa Celestino, ne custodisce il corpo che è attualmente rivestito sui paramenti liturgici del pallio donato da papa Benedetto XVI.

Ci sono motivi anche personali che hanno reso particolare la visita del Cardinale all’Aquila, perché don Matteo è pronipote per parte di madre del Cardin ale Carlo Confalonieri, che fu decano del Collegio Cardinalizio e che fu Arcivescovo dell’Aquila dal ’41 al ’50, guidando la diocesi nella ricostruzione postbellica. E fu proprio nella cappella del vescovado dell’Aquila che i genitori di don Matteo si unirono in matrimonio come lui stesso ha ricordato.

 L’Aquila è un luogo per me familiare – ha ricordato il Cardinale Zuppi. Anzi, è all’origine della mia famiglia, perché i miei genitori si sposarono proprio qui, l’anno dopo la fine della guerra e promisero di amarsi davanti al Vescovo dell’Aquila di allora, il Cardinale Confalonieri, che poi ci accompagnò per tutta la vita con il tratto che ricordate, austero e dolce, cortese ed essenziale, amabile e fermo come chi cerca solo il Regnum tuum e non i suoi onori. Guardava negli occhi tutti, ma per Cristo non guardava in faccia nessuno! Egli difese la città degli uomini in anni di una violenza terribile. Sentiva ogni persona come affidata alla Chiesa. 

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