4 ottobre

Le celebrazioni nella Festa di san Petronio

La cronaca della Messa nel massimo tempio cittadino, le parole dell'Arcivescovo e la benedizione alla città

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

La giornata del Patrono è iniziata con la Messa nella Basilica a lui dedicata e l’omelia dell’Arcivescovo e si è conclusa con la benedizione alla città

Una basilica così grande: è il primo pensiero del Cardinale nell’omelia della Messa per la festa patronale nel massimo tempio cittadino. Perché i nostri padri hanno voluto un edificio così? Certo per contenere tutti, per abbracciare tutta la città. Più volte il Cardinale rivolge il benvenuto e un pensiero di gratitudine alle autorità cittadine, politiche e militari intervenute alla celebrazione che vede particolarmente unita la Chiesa con la città, con responsabilità e ambiti distinti, ma con il comune impegno di edificare la comunità.

Ed erano tanti i bolognesi, provenienti dalle parrocchie della città e della diocesi che festeggiavano il loro protettore celeste: Petronio, l’ottavo vescovo di Bologna, che nel secolo del crollo dell’istituzione imperiale romana e anche del crollo di tante strutture della città, si impegnò nella ricostruzione materiale, morale e spirituale. Molti i sacerdoti e i diaconi accanto all’Arcivescovo, con i vescovi emeriti Tommaso Ghirelli e Antonio Sozzo. Il 4 ottobre di 60 anni fa, il Cardinale Lercaro procedeva all’ordinazione episcopale di mons. Luigi Bettazzi. Per ricordarlo era presente anche mons. Pier Giorgio Debernardi, vescovo emerito di Pinerolo che di mons. Bettazzi fu vicario generale, in diocesi di Ivrea.

Erano presenti anche numerosi ministranti delle parrocchie cittadine, invitati dall’ufficio liturgico, i seminaristi del Regionale e dell’Arcivescovile, lo studentato dei domenicani. Prestava servizio la Cappella musicale arcivescovile di San Petronio, diretta dal maestro Michele Vannelli. Prima della Messa, i Capitoli della Cattedrale e della Basilica si sono uniti al Cardinale nella celebrazione del Vespro solenne, durante il quale l’Arcivescovo ha introdotto nel suo servizio il nuovo rettore primicerio di San Petronio, don Andrea Grillenzoni. Già parroco a San Pio X e a Nostra Signora della Pace ed economo del Seminario, don Andrea è stato rivestito delle insegne canonicali, andando a prendere il posto di mons. Oreste Leonardi, che ha servito la basilica petroniana per lunghi anni, curando anche l’impegnativo restauro integrale del tempio.

La forza di Bologna, ha detto il Cardinale all’omelia della Messa, è sempre stata la sua accoglienza. Nel cuore, l’immagine di San Petronio che mentre stringe a sé la città di Bologna nello stesso tempo la solleva. Accogliere e sollevare saranno i due verbi forti del suo intervento: Bologna non può bearsi nel ribadire il suo carattere proverbiale, perché l’attitudine all’accoglienza deve sempre rigenerarsi: “Negli anni crescono le diversità, che qualche volta ci inquietano, tanto che facciamo fatica a capire dove viviamo. Ma cresce di più ciò che ci unisce”. E tutti siamo chiamati a collaborare con Petronio a sollevare la città: “Oggi le urgenze sono tante – spiega l’arcivescovo – dalla povertà alla casa, alle difficoltà che ci sono anche dentro la casa: dalla solitudine, alle relazioni spesso solo di facciata. Possiamo risolvere queste sofferenze se ci pensiamo insieme e se non cediamo all’individualismo. Non possiamo continuare a vedere la nostra comunità come tanti frammenti messi insieme, ma dobbiamo pensarla un corpo unico dove vivere in comunione. Gesù ci indica la strada: dobbiamo pensarci: «Fratelli Tutti» come ci invita sempre a fare papa Francesco”. E se desideriamo davvero che tutti a Bologna si sentano a casa, dobbiamo pensarla non come una “casa vuota e piena di regole, ma una casa che coinvolge nella bellezza. Oggi invece, ha detto ancora l’Arcivescovo, la sentiamo abbattuta, ad esempio per episodi di violenza che impauriscono e lasciano sconcertati». E ci sono altre ferite, come “la povertà, l’abbandono scolastico, come chi non trova casa anche se ha un lavoro, o un posto dove dormire e studiare; c’è chi non arriva alla fine del mese e chi è profugo, costretto a passare anni nell’incertezza e nell’inutilità. È qui che si misura la nostra accoglienza”. Dobbiamo essere comunità e sollevare la nostra città: ognuno di noi può farlo se non vive da estraneo ma insieme agli altri.

Solleviamo la città con la gentilezza, la generosità, l’attenzione per gli altri. In una parola, con San Petronio solleviamo la città se passiamo dall’io al noi. Al termina della Celebrazione eucaristica, il clero ha preceduto in processione la Reliquia del cranio di San Petronio, che è stata portata all’esterno, percorrendo il circuito del cosiddetto crescentone di Piazza Maggiore. Al termine l’Arcivescovo ha impartito la benedizione solenne alla città e alla diocesi, invocando l’intercessione del Santo.

Leggi l’omelia integrale del cardinale Zuppi

condividi su