Dalla nostra Cattedrale

Le reliquie di Sant’Anna in Romania

Grande testimonianza di fede con gli ortodossi

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Bologna – Romania, 24-28 luglio 2023

Una straordinaria manifestazione di fede e di devozione. Un momento indimenticabile di fraternità e di comunione. Dal 24 al 28 di luglio, su invito del Monastero Ortodosso di Oaşa, una delegazione dell’Arcidiocesi di Bologna – composta dal segretario generale mons. Roberto Parisini, dal sottoscritto direttore diocesano di Migrantes, e da don Luciano Luppi parroco di Casteldebole – ha accompagnato in Romania la reliquia insigne di Sant’Anna, la Madre della Beata Vergine Maria, custodite nella Cattedrale di Bologna. Con noi era presente padre Trandafir Vid, che esercita il ministero di parroco per gli ortodossi romeni, nella Chiesa di Olmetola, messa a disposizione dalla parrocchia cattolica di Casteldebole.

Avevamo ricevuto dal vicario generale la consegna di mantenere il silenzio su quanto stavamo per vivere e di riferire solo una volta rientrati.

Sbarcata all’aeroporto di Cluj e accolta da due monaci ortodossi di Oasa, e grazie a un pensiero gentile della Chiesa ortodossa, la Reliquia di Sant’Anna ha fatto prima di tutto una tappa a Blaj, il centro primaziale della Chiesa cattolica di rito bizantino di Romania. La reliquia è stata accolta da Sua Beatitudine il Cardinale Muresan con quattro vescovi della Chiesa e un centinaio di sacerdoti. Alla delegazione bolognese, si è unito a Blaj padre Marinel Muresan, parroco dei grecocattolici romeni di Bologna.

Subito si è snodata una processione solenne verso la Cattedrale primaziale dove abbiamo concelebrato la Divina Liturgia, al termine della quale i fedeli hanno fatto una lunga fila per venerare personalmente la Santa Reliquia. La Chiesa grecocattolica romena, aveva approfittato di questa visita di Sant’Anna per celebrare in questa occasione la speciale giornata dei nonni e degli anziani voluta dal Santo Padre.

Tentando di parlare in Romeno, abbiamo espresso la gioia della Chiesa bolognese, ma anche la gratitudine per la testimonianza di fede offerta dalla comunità grecocattolica.

Link al discorso in lingua romena

Ma facciamo un passo indietro. Era in assoluto la prima volta dal 1435 che le Reliquie della Nonna di Gesù lasciavano la città di Bologna. Ma come era arrivata a Bologna? Questo tesoro spirituale era stato ricevuto in dono dal beato Nicolò Albergati, cardinale e vescovo di Bologna, al quale i pontefici Romani avevano affidato importantissime e delicate missioni, come quella di presiedere il Concilio di Firenze nel quale si tentò di riconciliare la Chiesa Cattolica Romana con le Chiese Orientali, tentativo non riuscito, ma che ha avuto il merito di un riconoscimento reciproco tra i Vescovi e primati delle Chiese, fino a quando Dio vorrà concedere il dono della riconciliazione e dell’unità visibile.

Il cardinale Albergati fu incaricato da papa Martino V di compiere la missione impossibile di condurre le trattative che portarono alla pace tra la corona inglese e la corona francese per mettere fine alla cosiddetta guerra dei 100 anni. Per ringraziamento re Enrico VI d’Inghilterra donò al santo Vescovo la reliquia di proprietà della sua famiglia, che nel ‘700 sarà studiata con molto rigore e dichiarata autentica da papa Benedetto XIV Lambertini. Dopo un periodo iniziale di permanenza nella Chiesa monastica della Certosa e nella Chiesa di Sant’Anna di via Sant’Isaia, la Reliquia passò alla Cattedrale, dove è custodita in un prezioso altare marmoreo fatto costruire all’architetto Collamarini, dal conte Giovanni Acquaderni, che organizzò una colletta tra le mamme bolognesi.

Il Viaggio della reliquia, accompagnata con tutte le cautele e le premure del caso, con l’assenso del Cardinale Zuppi e dal Card. Muresan primate della Chiesa grecocattolica romena, era stato autorizzato dalla Santa Sede.

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La partenza della reliquia da Bologna

Dopo la sosta a Blaj eravamo attesi per il primo incontro con l’Ortodossia romena alla schiti di San Giovanni Evangelista di Găbud, una dipendenza del Monastero di Oașa, in cui è in costruzione una grande chiesa che sarà dedicata proprio a Sant’Anna. A causa del prolungarsi della venerazione dei fedeli a Blaj, siamo arrivati con parecchie ore di ritardo, ma in piena notte abbiamo trovato migliaia di fedeli che attendevano Sant’Anna con le candele accese. Compiuto per tre volte in processione il giro attorno alla Chiesa di san Giovanni, le reliquie sono state deposte nel pronao della più ampia Chiesa in costruzione che sarà dedicata a Sant’Anna, dove sono state venerate per tutta la notte da una lunga fila di pellegrini.

Al mattino successivo, con la luce del sole, abbiamo la possibilità di renderci meglio conto del luogo in cui eravamo  stati ospitati. Una monastero in gran parte ancora cantiere, immerso nella campagna delle colline transilvane, dove un numeroso gruppo di giovani e ragazze molto affiatati, si univano ai monaci nel servizio ai numerosissimi pellegrini che erano giunti per incontrare la Santa Nonna di Gesù.

Nel cantiere della Chiesa è stata celebrata la Divina Liturgia alla quale ci è stato offerto di partecipare all’interno del presbiterio. Nel calendario orientale il 25 luglio si celebrava la festa della Dormizione di Sant’Anna, che nella Chiesa latina ricorre il giorno successivo.

Momenti come questo sono stati in verità gli unici che hanno evidenziato la dolorosa situazione di divisione che separa le nostre Chiese cristiane. Eravamo presenti come presbiteri, ma senza paramenti e senza poter partecipare alla Santa Comunione, ma sapevamo bene che si stava celebrando con grande solennità e pietà il santissimo sacramento del Corpo donato del Signore e del suo Sangue versato per la nostra redenzione.

Un clima di festa e di profonda fraternità, ha caratterizzato tutti i momenti così intensi di questa visita. Ci siamo sentiti gli onorati custodi di un tesoro che i fratelli ortodossi ci hanno veramente aiutato a riscoprire nel suo immenso valore spirituale.

Più volte ci siamo ricordati con molto realismo che in tutte le famiglie a volte si litiga e che spesso tocca ai nonni di riconciliare e di tenere unita la famiglia. In questi giorni ci siamo sentiti tutti nipoti, figli di padri che hanno litigato, ma che la Santa Nonna – come affettuosamente l’abbiamo spesso chiamata – ci ha fatto sentire profondamente uniti e riconciliati.

Dopo la giornata solenne e fraterna al tempo stesso di Găbud, avevamo in programma di raggiungere la città storica di Alba Iulia, una volta tanto con alcune ore di margine.

Padre Trandafir ci propone una sosta per una visita allo storico Monastero femminile di Rămet, dove avremmo potuto chiedere alle monache la carità di un pasto.

Al nostro arrivo la Madre Igumena, Anna Apollinaria (già proprio il nome della Santa Nonna e insieme del patrono dell’Emilia-Romagna) ci dice che era a conoscenza del fatto che da Bologna era giunta la reliquia e che un gruppo di monache si stava preparando per scendere ad Alba Iulia.

Grande la sorpresa nello scoprire che Sant’Anna era con noi. Non l’avremmo certo lasciata nel Parcheggio. In un momento sentiamo suonare a distesa le campane del monastero e assistiamo all’arrivo da tutti gli angoli del villaggio monastico delle monache che hanno accolto con infinita commozione l’Ospite inaspettata.

Giungiamo poi ad Alba Iulia, con due ore di anticipo rispetto al programma precedentemente concordato, ma troviamo già moltissimi sacerdoti e fedeli ad attendere Sant’Anna insieme con sua Eminenza l’Arcivescovo Ireneo.

Una processione con la reliquia circonda l’importante Cattedrale edificata dopo il trattato che portò all’unificazione nazionale del popolo romeno nel 1918 e dove nel 1922 venne incoronato re Ferdinando I con la regina Maria.

L’Arcivescovo di Alba Iulia Ireneo, ha esortato i presenti a rendere il dovuto rispetto a Sant’Anna imitando le virtù della madre della Beata Vergine Maria: la fede nel Salvatore Gesù Cristo, il digiuno, la preghiera incessante, l’umiltà, l’amore per il prossimo e totale fiducia nel compimento dell’ordine di Dio. Il Presule ha poi ringraziato i membri della delegazione dell’arcidiocesi cattolica romana di Bologna per la gioia provocata dalla presenza della venerata reliquia tra i fedeli della diocesi di Alba Iulia.

Subito inizia la venerazione dei fedeli alla Santa Reliquia: uno per uno, con molta delicatezza, anziani, giovani, bambini, intere famiglie, ma anche adolescenti da soli, si avvicinano e toccano con un bacio discreto la Reliquia.

Ne approfittiamo per cenare insieme ai nostri ospiti ma al nostro ritorno al sacro recinto della Cattedrale ci rendiamo conto che la fila non si era affatto esaurita, ma era divenuta chilometrica, con tempi di attesa di circa tre, quattro ore.

Sappiamo bene che molti di noi in Italia, anche tra i credenti, sono piuttosto indifferenti, se non addirittura perplessi verso la venerazione delle reliquie dei Santi, soprattutto quando si tratta di una persona vissuta così lontano nel tempo e così vicina al mistero dell’Incarnazione. Ma la Reliquia di Sant’Anna è un vero tesoro spirituale custodito nella nostra Cattedrale e i fratelli ortodossi ci hanno aiutato a riscoprirne il senso. Il corpo non è qualcosa che abbiamo, ma qualcosa che siamo: i corpi dei santi sono dunque un segno speciale di presenza.

Noi cattolici conosciamo l’adorazione eucaristica: contemplando il sacramento del Corpo del Signore, noi in fondo vediamo il dono di Dio che attende di essere consumato, perché solo la comunione è il culmine della partecipazione al dono del Signore. I santi, con la concretezza della loro vita testimoniata dalle loro reliquie e dalle loro sante immagini sono in fondo il frutto della partecipazione al mistero di Cristo. E così possiamo vedere una complementarietà della devozione cristiana nelle sue anime occidentale e orientale.

Insieme agli amici ortodossi abbiamo ricordato come Sant’Anna abbia avuto la possibilità unica di amare il Figlio di Dio come una nonna ama il suo nipotino, di abbracciarlo, di coccolarlo, di accompagnarlo nei primi passi della sua vita. Perché la vita cristiana è anzitutto vita, la vita nascosta delle nostre famiglie, nelle quali cresce e si sviluppa il seme della fede ricevuto nel battesimo.

Secondo quanto riferito dalla gendarmeria sono stati più di ottomila i fedeli che hanno raggiunto la Cattedrale provenienti da tutta la Romania, come noi stessi abbiamo potuto constatare, incontrando e salutando molti fedeli.

In serata era previsto l’arrivo al Monastero di Oaşa, dal quale era partito l’invito. Giungiamo ormai a notte fonda, ed è stato commovente vedere la gioia con la quale numerosi pellegrini, soprattutto giovani attendevano la reliquia della Nonna di Gesù.

Sarà solo con la luce del giorno che ci renderemo conto della bellezza mozzafiato del luogo in cui ci troviamo. Sulle montagne della Transilvania tra i 1500 e i 1700 metri di altezza. Finalmente le temperature si fanno decisamente fresche e ristoratrici.

Attorno a noi solo la natura: il centro abitato più vicino dista 40 chilometri.

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Il Monastero di Oaşa

Il Monastero di Oaşa è sorto nel 1994 per iniziativa di un gruppo di giovani laureati guidati dall’abate padre Iustin Miron che con il suo entusiasmo rimane l’anima di questa comunità. I monaci hanno stabilito la loro residenza attorno ad una chiesetta sulle rive del lago edificata per i lavoratori che costruirono la diga. Da allora l’amicizia e la fraternità della comunità monastica si è allargata a decine di migliaia di giovani che frequentano il monastero per momenti di spiritualità ma anche di cultura.

La provvidenza ha voluto che in questa settimana si tenesse a Oaşa un incontro di qualche centinaio di giovani provenienti dalla migrazione romena in tutto il mondo, compresa l’Australia. A presiedere l’imponente celebrazione liturgica nel parco del Monastero, abbiamo avuto la sorpresa di incontrare il Vescovo Siluan, eparca dei romeni ortodossi in Italia e la sua presenza amica è diventata un ulteriore ponte di collegamento con la nostra delegazione bolognese.

Insieme con il Vescovo Siluan – in fondo anch’egli esponente della diaspora romena nel mondo – abbiamo anche potuto incontrare questi giovani, condividendo con loro l’esperienza cattolica di Migrantes, nel sostegno al cammino spirituale dei migranti, soprattutto dei giovani, quelle seconde generazioni che spesso faticano a integrare la loro identità di origine con quella del paese in cui vivono.

La nostra ultima serata a Oaşa ci ha dato l’occasione di condividere un momento di intimità con padre Iustin, con il vescovo Siluan e con alcuni dei monaci e delle monache di Oaşa. Percorrendo una strada assai impervia nel cuore della foresta, siamo saliti in cima al monte, all’eremo che costituisce il ritiro spirituale di padre Iustin.

Lungo il tragitto, un albero rovesciato ci sbarra la strada. L’escursione sembrava irrimediabilmente rovinata o per lo meno avremo dovuto attendere qualche ora.

Poi la gioiosa strategia messa in atto con l’apporto di cattolici e ortodossi ci ha riaperto la strada. Una piccola avventura affrontata insieme che ha contribuito non poco a creare quel clima di profonda intimità e amicizia che nessuno reportage sarebbe in grado di documentare.

Più volte abbiamo ricordato che Sant’Anna per la prima volta visitava la Romania. Lo facevamo per alludere al fatto che questa esperienza possa replicarsi, magari in occasione della consacrazione della Chiesa di Găbud. A ricordo di questo evento di grazia i monaci hanno voluto fare dono alla Cattedrale della grande icona di Sant’Anna, uscita dal loro laboratorio iconografico, che ha sempre accompagnato la reliquia in questi giorni e che sta giungendo in queste ore dalla Romania.

Quella Chiesa di Dio una e santa, che si è manifestata al mondo nel mistero della Pentecoste, nella sua verità più profonda è iniziata a Nazaret, nella vita nascosta di una famiglia umile e semplice: con il fanciullo Gesù che cresce nell’amore di Maria Santissima e del suo sposo, coccolato dalla nonna.

Di questo viaggio in Romania, in compagnia con Sant’Anna, abbiamo raccontato la solennità di ciò che è accaduto, anche nel dolore di non aver potuto fino in fondo condividere la partecipazione ai doni di Dio. Il cuore però custodisce il calore e la profondità di un riconoscimento reciproco e di una fraternità che è la premessa sostanziale di quella unità che è dono esclusivo di Dio.

Era dal 1435 che queste reliquie non uscivano da Bologna. Nel primo pomeriggio di venerdì 28 luglio sono rientrate nella preziosa cappella che le custodisce nella Cattedrale di San Pietro. Qualcosa ci fa pensare che non dovremo aspettare ancora 588 anni, prima Sant’Anna si rimetta in viaggio.

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Il rientro di Sant’Anna nella Cappella a lei dedicata in Cattedrale
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