Omelia nella Notte di Natale

Natale ci chiede di uscire e di aprire le nostre case. Come abbiamo fatto questa notte. Siamo qui e con tanta gioia, assieme, a cantare la gloria a Dio che con la sua povertà “più mi innamora”, come suggerisce S. Alfonso de’ Liguori. Sì, ci innamora e ci fa sentire importanti non perché forti, risoluti, puri, perfetti, ma semplicemente amati e amati così. Ecco la grandezza impagabile del Natale di Dio che salva, mentre gli uomini condannano ed esaminano. Se pieghiamo tutto al nostro io e non viceversa, finiamo per farne un’ondata di buoni sentimenti, inutili o addirittura offensivi se confrontati con quelli di tutti i giorni. Un Natale “panettone”, rassicurante, pausa spirituale in una vita dove conta solo il materiale, non fa nascere nulla di nuovo. Dio affronta i problemi, non li evita o non li lascia ad altri e ci porta a incontrarlo in luoghi pieni di problemi, per niente rassicuranti, facili, comodi, sicuri. Dio nasce dove c’è il male, e viene per risolvere il vero problema della vita, che la attraversa sempre e della quale fa parte costitutiva: la morte.

Per questo Natale è davvero una buona notizia, il contrario di una vita pornografica, esibita, finta, che pensa di avere sempre tempo e infinite possibilità, che prende e possiede e non perde e regala, una vita che ha ma non è. Il male riempie di paure. Noi siamo dominati dalla paura, tanto da pensare che giustifichi tutto, specie il vivere per se stessi. A volte abbiamo paura di noi stessi, spesso degli altri, misurando quanta cattiveria e violenza può venire dal loro cuore, dalla loro mente e dalle loro mani. Abbiamo bisogno di Natale, ma scegliamo così poco di nascere e far nascere qualcosa di nuovo da noi. Ci armiamo con la banale aggressività e rafforziamo le chiusure del cuore perché abbiamo paura. Questa notte non abbiamo paura, perché Dio non ha paura di noi, del mondo, di Erode, dell’ignoranza diffidente per cui non c’è posto per loro e non si fa nulla per trovarlo. Ritroviamo il profumo dell’amore. Non vediamo il mondo illudendoci, ma con amore, che produce amore e ci restituisce a quello che siamo e che saremo. Dio, umile, placa la nostra brutalità e, come scriveva Isacco di Ninive, ci fa sentire oggi, tra noi, quell’odore che emanava da Adamo prima della trasgressione del comandamento, quell’odore che abbiamo perso e che Cristo con la sua venuta ci ha restituito, “lui che ha reso profumato l’odore della razza degli uomini”. Ecco la gioia del Natale. Tutti buoni? Tutti amati e buoni perché pieni di Lui. La bontà prende corpo. La vediamo tutta in questo bambino.  E questa bontà chiede bontà, la nostra, come il suo amore lo capiamo solo se amiamo. “La gioia del Natale è aver dato una mano a qualcuno cui l’abbiamo sempre rifiutata, viene dall’aver perdonato a qualcheduno verso cui avevamo dei rancori, viene dall’esserci ricordati che vicino a noi c’è qualcuno che soffre, che non si può stare bene sempre quando vicino a noi c’è qualcheduno che non ha quello che ha diritto d’avere”.

Natale ha bisogno di noi. Gesù non ci toglie i nostri problemi, ma d’ora in poi non saremo mai soli: e Lui ci sarà sempre. Passiamo dall’io a Dio questa notte, facciamoci innamorare da un Dio così, prendiamolo con noi e con Lui anche la sua famiglia. Se cerchiamo un Dio forte, imponente, risolutivo, che metta le cose a posto, ci convinca, ci liberi dal rischio di amare, a Natale non troveremo niente. Gesù non si impone con l’astuzia, non si impadronisce dei cuori, non costringe ad essere quello che vuole lui e non smette di amarci se noi non siamo come desiderava. Ci ama e nasce, e si nasce senza ritorno, definitivamente.

Viene umile, perché tutti possiamo sentirci accolti da Lui, viene povero, perché nessuno abbia paura di Lui, solo il timore di perderlo o ferirlo. Natale ci libera dalla paura di amare e ci insegna a temere di non farlo. Ci possiamo difendere da un Dio così? Per chi giudica prezioso quello che si vede, le apparenze, quello che non richiede sforzo e sacrificio, Natale è una delusione. Natale sveglia noi sonnambuli che camminiamo nel mondo senza rendercene conto, senza imparare dalle lezioni dolorose della storia, “alla ricerca di uno spicchio di benessere quotidiano” e proteggendo “microcosmi privati” che diventano solitudini. Natale non toglie tutti i problemi, non arriva la ruota della fortuna, ma nella notte, terribile, del mondo e del nostro mondo, della nostra confusa e inquietante storia, contempliamo Dio con noi. È notizia insignificante per i bilanci delle armi, per i programmatori della morte, per chi misura la vita con il valore economico. Natale, questo Natale, ci restituisce pienamente la nostra esistenza perché incontriamo Dio e ci fa entrare nella storia.

Nasciamo anche noi questa notte. Partiamo da Betlemme e andiamo a Greccio e nelle tante Greccio dove proveremo freddo e povertà, ma sperimenteremo la stessa divina umanità di Gesù. Se smettiamo di compulsare immagini, passando dall’una all’altra senza coinvolgere il cuore, senza vedere e ascoltare per davvero qualcuno, se facciamo silenzio davanti ad un amore così grande e ascoltiamo finalmente Dio, se non assecondiamo l’istinto che domina le nostre impressioni e giudizi, se facciamo spazio nella grotta umile e povera del nostro cuore senza vergognarci di noi perché Lui non si vergogna di lasciarsi deporre, contempleremo tutta la bellezza di Dio nell’umanità e la sua presenza ci farà vedere e costruire il mondo nuovo, e Dio troverà posto nella nostra povera e sconcertante umanità.

Cattedrale di San Pietro - Bologna
24/12/2023
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