Omelia nella Solennità dell’Immacolata Concezione

Oggi celebriamo la festa dell’Immacolata Concezione di Maria e oggi termina l’anno di San Giuseppe, che Papa Francesco ha voluto per accrescere l’amore verso il padre di Gesù, per “imitare le sue virtù e il suo slancio”. Maria ha bisogno di Giuseppe per essere custodita e Gesù ha bisogno del padre per crescere e per essere protetto dai tanti Erode che lo minacciano. San Giuseppe affronta “ad occhi aperti” quello che gli sta capitando, assumendone in prima persona la responsabilità. Anche lui è padre figlio di suo figlio! Infatti “ogni figlio porta sempre con sé un mistero, un inedito che può essere rivelato solo con l’aiuto di un padre che rispetta la sua libertà”, e come ogni vero padre è contento quando “vede che il figlio diventa autonomo e cammina da solo sui sentieri della vita, quando si pone nella situazione di Giuseppe, il quale ha sempre saputo che quel Bambino non era suo, ma era stato semplicemente affidato alle sue cure”.

Di Giuseppe non è riportata nessuna parola nei Vangeli. La sua parola è quella che ascolta e mette in pratica, la fa interamente sua, diventa la sua stessa vita. In una generazione dove conta solo quello che serve all’io, segnata com’è dall’individualismo che porta a chiudersi, a credere che la vita è nostra quando la possediamo insieme a tante cose, incontriamo oggi l’umile Giuseppe, che la sua vita la lega a Maria e che ama per davvero proprio perché totalmente per lei e per suo figlio, libero di amare. “L’amore che vuole possedere alla fine diventa sempre pericoloso, imprigiona, soffoca, rende infelici”. Dio stesso ama l’uomo lasciandolo libero anche di sbagliare e di mettersi contro di Lui. La logica dell’amore è sempre una logica di libertà, cioè senza mettere sé stesso al centro, perché la felicità non è nel possedere o possedersi, non è nemmeno nella logica del sacrificio di sé, ma del dono di sé. Quanta violenza da chi pensa che amare sia possedere e non accetta che quello che pensa sia un oggetto o un diritto non risponda ai suoi desideri! Chi possiede non tiene conto mai dei desideri dell’altro! “Il mondo ha bisogno di padri, non di padroni” e nemmeno di chi possiede per riempire il proprio vuoto, magari giocando con la vita altrui. “Ogni vera vocazione nasce dal dono di sé”.

In questo tempo segnato da tanta paura abbiamo bisogno di uomini e donne che amano, che hanno speranza e per questo sono più forti della paura. E amano perché il primo che vince la paura è Dio stesso. Dio, infatti, non ha paura di affidarsi all’uomo così com’è! Si affida perché anche noi impariamo ad affidarci. Ci ama perché impariamo ad amare, ricostruisce quello che il male aveva rovinato. Dio libera dalla paura di amare, quella che ci fa chiudere in noi, che ci fa credere che c’è più gioia nel ricevere che nel donare, che ci fa scegliere misure avare e limitate e finisce per riempirci di diffidenza e disillusione. All’inizio della vita di Gesù c’è il superamento della paura di farsi amare e di amare. Non temere, dice l’angelo a Maria, e non temere dice l’angelo a Giuseppe.

Il mondo oggi ha bisogno di gente che non ha paura di amare, seria, che fa quello che dice, che fa e non parla, che regala sicurezza all’altro, gratuita come l’amore. Ecco perché si può contare su di lui, sulla sua fedeltà. La grandezza di Giuseppe è proprio questa: l’umiltà, per cui fa sua la Parola di amore di Dio e ama. Anche lui è beato per questo. Prendere Maria era una prova per lui. Quello che stiamo vivendo è un tempo di prova! San Giuseppe ci aiuta a fare di tutte le avversità un sogno che le rende occasioni di vincere il male con il bene. Ne abbiamo tanto bisogno anche perché le dolorose lezioni della storia, come la pandemia, non siano dei fatti da cui non siamo capaci di imparare.

Giuseppe è umile: quando ci sentiamo importanti senza il prossimo o quando pensiamo che possiamo contare solo su di noi, diventiamo pesanti, tutto diventa pesante, difficile. L’amore, invece, rende tutto leggero, non perché non si soffra, ma perché chi è umile ama e affronta con questa forza anche le prove. Il Vangelo ci allarga sempre il cuore e ci rende importanti per davvero, non per apparenza o esibizione. Anche perché quando cerchiamo il nostro benessere il cuore si immiserisce, finisce per appassionarsi per cose prive di senso o che non servono a niente e a nessuno. Giuseppe ama Maria e quel suo figlio promesso non perché ha capito tutto, perché ha approvato lui il progetto, ma solo perché si affida alla Parola di Dio che è sempre una parola di amore. La speranza non inizia quando tutto è chiaro, ma quando ancora non si vede il futuro.

Maria la veneriamo come Immacolata perché corrisponde pienamente all’idea che Dio ha di lei. Lei lo è per singolare privilegio, noi attraverso il figlio che lei genera per la salvezza di tutti, colui che non viene per giudicare o condannare ma perché l’uomo, segnato dal peccato com’è, rinasca a vita nuova e diventi come lo vuole, immacolato e santo perché amato e amante. Dio per questo ci ama come siamo, fragili. Spesso pensiamo che Dio faccia affidamento solo sulla parte buona e vincente di noi. “Il Male ci fa guardare con giudizio negativo la nostra fragilità, lo Spirito invece la porta alla luce con tenerezza” e rende la nostra debolezza una forza. Anche il Maligno può dirci la verità, ma, se lo fa, è per condannarci, dice Papa Francesco. Come il giudizio impietoso dei farisei. “Noi sappiamo però che la Verità che viene da Dio non ci condanna, ma ci accoglie, ci abbraccia, ci sostiene, ci perdona”. La Verità di Dio è l’amore di Gesù che viene incontro, ridona la dignità, rimette in piedi, fa festa per noi. Lui ci ha scelti figli perché peccatori come siamo ci rende santi e immacolati di fronte a Lui nella carità, perché siamo suoi, “figli adottivi” mediante Gesù Cristo. Non per la nostra perfezione, ma solo per la grandezza del suo amore più grande del nostro peccato.

Il male continua a creare una divisione tra noi e Dio e tra noi e il prossimo. Il male sporca un po’ tutto, inquina il cuore illudendo che l’io trovi sé stesso e la piena conoscenza di sé proprio perché libero da tutti. E poi alla fine ci riempie di paure tanto che ci nascondiamo. Smettiamo di difenderci da Dio come se Lui fosse il limite e non il superamento di ogni limite perché ci ama ed è amore, solo amore.

Dio non è un giudice, ma un padre, che non limita la nostra libertà, perché siamo pensati nell’amore e solo nell’amore troviamo il senso di quello che siamo. Il male ha messo una goccia del veleno di questa paura che ci fa difendere da Dio e dall’amore, quella che chiamiamo peccato originale, diceva Papa Benedetto, per cui facciamo quello che non vogliamo e alla fine non riusciamo ad amare come vorremmo, quella della diffidenza che limita la forza straordinaria di amare. È proprio vero: chi cerca l’alto, chi accoglie l’amore di Dio trova gli altri e non si difende dall’amore ed è davvero forte, come Maria. L’essere “immacolato” significa essere pieno di Dio.

Eccomi. Non mi nascondo più dall’amore. Eccomi, «avvenga per me secondo la tua parola». Io sono mia se sono pienamente tua. Maria, che con il tuo amore pieno e immacolato ci aiuti a credere nell’amore, che ci liberi dal veleno della diffidenza e della disillusione, ci affranchi dalla paura di amare e di farci amare da Dio, ti ringraziamo perché con te vediamo che la nostra vita diventa ampia ed illuminata, non noiosa, piena di infinite sorprese, perché la bontà di Dio non si esaurisce mai!

Insegnaci Maria a compiere con Te le cose grandi degli umili, ad innalzare il prossimo, specie i fratelli più piccoli di Gesù. Insegnaci ad avere paura di non amare, di conservare la nostra vita, perché c’è gioia solo nel donare. Maria, arca dell’Alleanza perché ci porti Gesù, in questo diluvio della pandemia e di tutte le pandemie che disperdono la fragilissima vita degli uomini e provocano tanta sofferenza, aiutaci a essere pieni di amore, santi e immacolati non perché perfetti, ma perfetti perché perdonati e amati da Dio. Insegnaci a ricostruire l’alleanza rotta e a stringere con il nostro prossimo la tua alleanza di amore che protegge e salva, perché nessuno sia perduto, specialmente i più piccoli che il mondo non considera e con l’indifferenza condanna alla violenza di Erode.

Grazie Maria perché con te sentiamo la gioia di essere di Dio.

Basilica di San Petronio
08/12/2021
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