Messa in Vaticano in occasione del Convegno nazionale del «Sovvenire»

Avete scelto un titolo bellissimo per il vostro convegno. O, forse, dobbiamo dire che è sempre la Parola di Dio che, se ci lasciamo guidare da essa, è lampada per i nostri passi, sveglia dai nostri torpori, speranza nel grigio della rassegnazione, luce nella notte del mondo che oscura la vita e la perde. “Avevano ogni cosa in comune”. Abbiamo ogni cosa in comune. Purtroppo non ce ne accorgiamo e poco lo pratichiamo. Spesso, anzi, pensiamo sia pericoloso cercarlo, ingenuo, impossibile. Eppure quando ci troviamo, come adesso, intorno a Gesù che dona tutto se stesso e mette tutto di sé in comune con noi, contempliamo come siamo una cosa sola e impariamo a pensarci insieme.

Se Gesù è il centro e se camminiamo verso di Lui, i fratelli e le sorelle si incontrano, si pensano assieme, diventano una cosa sola. Siamo trasformati proprio in un solo corpo e viviamo questa descrizione della prima comunità. Ricordiamo sempre come non c’era nessun povero in mezzo a loro, perché si pensavano insieme e mettevano tutto in comune. Avremo tutto in comune, senza avarizie, paure, riserve, piena circolarità di doni. La casa del Padre, del nostro Padre, è quella dove, con buona pace del fratello maggiore, tutto è mio e tuo perché così piace a questo Dio che ama e, quindi, come avviene solo per amore, vuole che quello che ha sia anche dell’amato. E viceversa. Quello che è richiesto per questa condivisione, piena condivisione, è la gratuità. L’amore è gratuito oppure non è amore. E dobbiamo viverla noi per primi perché è il fondamento del servizio, garanzia di libertà dai nostri limiti ma anche dai confronti, dai calcoli, dagli interessi che limitano o addirittura ostacolano l’unico interesse che è l’amore.

Solo l’amore gratuito può garantire una buona amministrazione, perché cerca quello che serve a tutti, non viceversa. Perché al centro c’è l’altro e non la personale considerazione, la ricompensa, l’orgoglio, quell’inganno delle ricchezze che tanto limita, immiserisce e dissipa le possibilità. Solo stando sulla stessa barca ci si salva. È l’alleanza di Noè per tutti gli uomini, i fratelli tutti, alleanza che vogliamo rinnovare in questi diluvi che sommergono tanta umanità e rendono impossibile la speranza. Ma ricordiamoci che Dio domanderà conto di noi e della vita dell’uomo all’uomo, a ognuno di suo fratello, perché siamo e sono a immagine di Dio. Dio è giudice e avvocato, diceva Papa Benedetto. Ricordarci che è giudice ci fa capire quanto sia un bravo avvocato, anche perché “ne abbiamo di che”.

Deve essere davvero bravo, e non pensare mai che siamo il nostro peccato. Ci conosce e ci difende molto più di noi stessi! Le nostre comunità, con l’aiuto di Dio e anche con il nostro, sono un pezzo di cielo che dona colore alla terra, alleanza di amore concreto che ci ricorda anche, nell’essere insieme dei colori, come solo insieme se ne esce. Vi ringrazio di cuore, perché so come spesso siete ignorati, qualche volta sopportati, e dovete cercare di convincere e ricordare quello che è interesse di tutti. E qualche volta è un po’ frustrante.

La Chiesa non è monocromatica, ma unità tra diversi. Essa sarà sempre una povera arca fragilissima nella tempesta dei diluvi, che cerca speranza e vita dove regna la cultura della morte, aiutando il corpo della nuova ed eterna alleanza di Colui che è venuto nel mondo perché l’uomo scopra l’immagine di Dio che porta con sé. È un Dio scandalosamente debole. È anche per noi è sempre uno scandalo la sua debolezza, tanto che cerchiamo forze che non hanno niente a che vedere con Lui. Debolezza, invece, è la via per resuscitare, per vivere. Pietro rimprovera Gesù! Se ne sentiva in diritto. Certamente pensava di difenderlo. Voleva un Dio vincitore, non sconfitto, che impone, non che serve. Anche Lui, in fondo, gli dice “salva te stesso”, come il ladrone crocifisso che gli gridò con disperazione: salva te stesso e anche noi, facci vincere, toglici dai problemi con la forza del mondo, se sei davvero un re. Noi aiutiamo un re così, di amore pieno.

Il nostro servizio è per Lui e con il vostro sostegno ci ricordate, e ricordate a tutti, che abbiamo bisogno, che ci fa bene chiedere, perché in realtà siamo sempre poveri, perché quello che abbiamo lo mettiamo per una famiglia che avrà sempre con sé i tanti fratelli più piccoli di Gesù, quei poveri che avremo sempre con noi. In un mondo violento che rende violenti, che irretisce con la sua forza, che induce a vivere per se stessi e a pensare il resto per sé e non per gli altri, che confonde e assopisce, seguiamo Gesù, libero di amare fino alla fine perché gli uomini siano davvero a sua immagine. Nelle inevitabili prove della vita non smettiamo di seguire Gesù che ama anche quando non conviene, perché la vera vittoria è solo donare per essere a sua immagine, che è anche la nostra vera e personale immagine.

Basilica di San Pietro in Vaticano
16/02/2023
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