Omelia per i Ss Gioacchino e Anna, e festa dei nonni e degli anziani 2021

Continuiamo oggi, nella memoria dei nonni di Gesù, Gioacchino ed Anna, la giornata, la prima, che Papa Francesco ha voluto proprio per mettere al centro i nonni e gli anziani. L’idolatria del benessere, del denaro che conta più delle persone, delle cose che determinano il valore o l’inutilità della vita, finisce per fare vincere il “si salvi chi può”, cioè chi ce la fa da solo, il più forte. È facile così che la vita dei più deboli sia svalutata, sopportata, non accolta, diventi un peso. A volte siamo noi stessi che pensiamo di non servire più a niente. Quando avviene così dobbiamo preoccuparci tutti, non solo gli anziani che per la loro condizione sono più vulnerabili e per i quali tutto diventa difficile e minaccioso. Accadde così all’inizio della pandemia, tanto che alcuni cinici e menzogneri dissero che il virus non era un grande problema perché riguardava solo i vecchi e che bisogna accettare di perderne una percentuale. La pandemia riguarda tutti. Siamo tutti deboli e se non è difesa per tutti siamo tutti in pericolo! La nostra vulnerabilità non la vinciamo lasciandoci corrompere da una idea pornografica della vita, di forza, di culto dell’apparenza, della prestazione, del successo, caratteristiche che portano a disprezzare la vita vera e offendono chi è debole.

“Io sono con voi tutti i giorni”. Lui resta con noi tutti i giorni, perché conosce bene ed ama la nostra debolezza. Da soli si muore, la luce si spegne, crescono le paure, perdiamo il senso del nostro io perché solo il prossimo ce lo può dare. Da soli non ci si scalda. Senza l’altro è faticoso rialzarsi. Da soli non c’è gioia. La solitudine, disse Papa Francesco, è una tortura. Ci interroghiamo, però, anche su chi sono i carcerieri e chi condanna alla solitudine! Noi stessi, e noi stessi abbiamo la chiave per liberare tanti da questa tortura. Dobbiamo combattere la pandemia della solitudine! Gesù ci rassicura promettendo “Io sono con voi tutti i giorni”. E noi invece lasciamo soli, spesso restando a nostra volta soli? Gesù resta con noi non da estraneo, a distanza, ma vivendo la nostra debolezza e sofferenza. Il suo sentimento è la compassione. Ecco, Gesù resta con noi e ci invita ad aiutarlo a combattere la pandemia ordinaria della solitudine, che spegne il gusto della vita. Quante volte chi è solo ci ha detto: “Resta con me”, “Non andare via”, “Quando torni?”, “Aiutami, prendimi per mano, fammi sentire sicurezza, orientami, dammi da mangiare tu e fallo con gentilezza per non umiliarmi”. Se lasciamo soli, resteremo soli. L’amore non è mai virtuale e chiede di diventare visita, incontro, ricordo presente anche quando non c’è perché legame spirituale. Durante la pandemia molti si sono ammalati e tanti se ne sono andati, “troppi sono stati costretti alla solitudine per un tempo lunghissimo, isolati”. Il Signore continua ad inviare angeli a consolare la nostra solitudine. E in realtà chiede a tutti noi di essere angeli, comunicatori di una bella notizia. Diventiamo anche noi angeli di compagnia e di presenza perché, senza, le notti e i giorni si popolano di ombre. Se c’è qualcuno e qualcosa da attendere la solitudine è già sconfitta! Quando non si attende più nessuno e niente, la vita finisce. Quanto sono importanti per ognuno di noi gli abbracci e le visite, e come rattrista il fatto che in tanti luoghi queste non siano ancora possibili! E anche quanto è importante parlare di Gesù e rendere concreto il suo vangelo vivendo il comandamento dell’amore che ci chiede.

Papa Francesco vuole ricostruire un corretto rapporto tra le generazioni. Altrimenti è molto più facile un conflitto tra generazioni! Per lui ogni anziano è un nonno, non solo quelli che li hanno nella loro famiglia. Tutti gli anziani sono nonni e possono diventarlo per qualcuno. Perché questo avvenga c’è bisogno di legami di amore vero, di Vangelo vissuto. Le nostre Comunità sono il luogo dove questo può avvenire. Anche per questo non possiamo lasciare nessuno solo! L’altra sfida è far restare le persone anziane il più possibile a casa e fare di tutto perché questo avvenga. Perché non sia solo una dichiarazione velleitaria bisogna ripensare tutti i servizi sociali e sanitari per permettere di restare a casa il più a lungo possibile. Un vecchio è come un albero: quando viene sradicato dal suo terreno si perde, soffre, si disorienta. Per questo è prioritario prendersi cura degli anziani lì dove vivono, nella loro abitazione, facendo sì che non siano mai lasciati soli, anzi tessendo la rete di relazione che è la comunità, madre premurosa che non lascia solo nessuno. I problemi che si sono evidenziati con la pandemia chiedono non solo di aggiustare alcune mancanze, ma di operare con coraggio una rivoluzione copernicana: mettere al centro la persona lasciandola in quel villaggio che permette di vivere e nel quale la vita è importante. Senza vedere i familiari, gli anziani s’intristiscono, si deprimono, diventano inappetenti, si sentono abbandonati, peggiorano l’umore e la salute. Chiunque di noi penserebbe così: “Se fossi ricoverato senza poter vedere i parenti perderei la voglia di vivere”. Tutti cerchiamo nel bisogno – e non è problema se lo facciamo consapevoli o meno! – la mano di una persona cara, ogni tanto la stringiamo forte quasi a reclamare più attenzione. Tutto il resto è smarrimento, confusione e perdita, è solo attraverso il tatto che ci si può sentire ancora saldi.

Il Papa rivolge agli anziani tre inviti. Davvero non si smette di essere utili nella casa del Signore! Mai. Anche quando possiamo fare, secondo il mondo, molto poco! Sono richieste, responsabilità che ci aiutano a vivere bene i nostri anni. Il primo è a sognare, cioè sperare che questo mondo sia bello, senza violenza, fratelli tutti, riparato dentro i cuori e tra di loro, vicino a chiunque. Il secondo invito è ad avere memoria, a trasmetterla ricordando il dolore della guerra perché gli uomini la evitino, comprendano la tragedia che è, scelgano la pace. Il terzo invito è a pregare, perché la preghiera protegge il mondo, intercedendo per chi ne ha più bisogno, soprattutto chi è minacciato dalla pandemia della violenza e della guerra. La preghiera nasce dalla scelta di non arrendersi, perché Gesù non si abituerà mai al male. Anche se siamo soli, in realtà Gesù sta con noi tutti i giorni e noi diventiamo un fratello e una sorella universale. Anche senza “fare” nulla! Proprio noi. E insieme, chiamati da Gesù.

Chiesa di San Gioacchino, Casalecchio
26/07/2021
condividi su