Omelia per l’ordinazione presbiterale di fra Giacomo Malaguti

“Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Lo capiamo godendo della festa di oggi, gioia della casa di Dio nella quale tutto ciò che è mio è tuo. Caro Giacomo, è gioia della tua famiglia religiosa, della tua famiglia di origine e anche di questa famiglia. Non siamo pecore disperse, con quel senso di abbandono, di spaesamento, di diffidenza, di malinconia, di paura che ci prende quando ci confrontiamo con la nostra fragilità e con il limite della nostra vita. Il mondo a volte diventa un mare in tempesta, impietoso e terribile, con le sue onde che travolgono la nostra delicatissima esistenza.

Lo abbiamo vissuto nella pandemia, lo viviamo in questa pandemia della guerra e nelle piccole pandemie personali, quando il mondo ci crolla addosso e ci porta via una persona amata o rivela la malattia del nostro corpo. Gesù, pastore, bello e buono, vuole la vita, non la morte; l’amore e non il misero pensare a se stessi che lo offende e lo sciupa. La vita c’è in abbondanza anche quando sembra che non ci sia, perché la cerchiamo nelle apparenze e disprezziamo la sostanza, rincorriamo la prestazione e cerchiamo poco la tenerezza e la cura. La sua è vita che non finisce perché quello che non finisce è ciò che Dio vede in noi e che difende in noi: la capacità di amare. Quando attraversiamo la sua porta entriamo in noi stessi, usciamo dalle apparenze ed entriamo nell’amore. Attraversare la sua porta significa uscire da una comunità chiusa ed entrare in una famiglia grande, senza confini.

Entriamo nel suo amore e usciamo per essere condotti fuori, andare incontro a tutti, e per raggiungere il cielo dove Gesù ci prepara un posto. Entriamo per la porta del suo amore e usciamo verso il prossimo. Usciamo dalla paura ed entriamo nella forza dell’amore. Gesù è la porta. Nel testo non si comprende se è la porta verso le pecore o è la porta delle pecore. In realtà è tutte e due: Gesù ci porta verso il prossimo e ci difende dal male. Lui è la porta che possono attraversare i piccoli, i giusti, chi cerca amore vero e impara da Lui ad amare. La sua porta è sempre aperta e chi la attraversa inizia a vedere la Santa Gerusalemme del cielo, dove non entrerà niente di impuro (Ap 21,27), non vi sarà più la notte, non ci sarà più bisogno della luce, perché ognuno rivela la sua gloria e la gloria di Dio illumina ognuno. La porta è per tutti. Gesù non mette paura, libera dalla paura! La porta fa trovare la strada in un mondo senza porte e con tanti muri. Seguiamo la sua voce, quella che le pecore riconoscono. Quanto è vero!

Se parliamo la lingua del vangelo, la lingua di Gesù, se parliamo di Lui in tanti modi, con le parole che trafiggono il cuore, che lo fanno ardere, la sua voce è riconosciuta dalle pecore che, in realtà, cercano amore vero, cercano il suo volto, quello che non finisce. Ascoltiamo la sua voce sia per seguire noi il pastore sia per essere noi la sua voce per tante pecore che sono disperse. Siamo i suoi, come dice il vangelo di Giovanni. Il pastore conosce le pecore una per una e noi siamo suoi non perchè di proprietà, non perché ci possiede ma perché ci ama e ci insegna ad amarci amandoci lui per primo. Conosce il cuore, la persona, quell’intreccio irripetibile, unico, che siamo ognuno di noi e che è anche il nostro cuore. Lo conosce perché lo ama, sa tutto perché ama tutto di noi, non per le informazioni che spesso pensiamo siano la verità della nostra vita. Il ladro e il brigante, quelli che sono i mercenari, che amano per interesse loro e quindi sfruttano e posseggono, producono tante sofferenze, guerre, distruzioni umane e fisiche. Le vediamo drammaticamente. E dobbiamo chiederci con Papa Francesco: abbiamo fatto tutto quello che potevamo per la pace? E dove sta la pace creativa che non si arrende alla guerra? Il vangelo ci chiede di essere operatori di pace.

Lo capiamo bene oggi, nella Giornata delle vocazioni, di tutte le vocazioni, perché tutti ascoltiamo la sua voce e siamo chiamati da Gesù a seguirlo, per essere suoi, per appartenere ad un amore che fa sentire amati ma che ci chiede – perché lui è la porta – di uscire con lui verso il prossimo. Giacomo con il suo ministero presbiterale aiuterà il vero pastore. Tu, caro fratello, aiuta tutti a incontrare la porta che è Gesù, l’unica che ci introduce nella vita, e nella vita in abbondanza, perché ci insegna ad amare. Caro Giacomo, non parlare di altro, parla di Gesù. In tanti infiniti modi. E aiutalo, seguendolo tu per primo, a condurre le sue pecore. Non ha senso un prete senza la comunità. Il Vangelo genera comunità, frutto del comandamento dell’amore e sacramento della presenza di Dio. Tu lo sai bene, frutto come sei di una famiglia religiosa che ha sette padri, ognuno nato dalla comunità e la comunità da ognuno. La Chiesa non è virtuale e nemmeno perfetta. Gesù non si vergogna delle nostre umanità e le trasforma in suo tempio santo. La porta ci introduce al vivere insieme, ad essere una cosa sola, a pensarci per gli altri, perché così, solo così, troviamo l’amore che cerchiamo, gratuito e dono com’è l’amore vero. Spezzerai il suo corpo sull’altare e lo servirai nel sacramento del prossimo, facendoti servo e diventando beato perché metti in pratica l’amore che quel pane contiene. Non stancarti di predicare il Vangelo sine glossa ma con tanto amore e umanità, anzitutto con la tua vita, l’unica porta che introduce nella vita piena.

Caro Giacomo, tanti incontreranno sicurezza, protezione, speranza, luce attraverso questo pastore del quale tu amministrerai i sacramenti. Siamo suoi e tu sii suo. Sii servo e aiuta a servire. In una comunità non devi fare tutto. No. Devi fare tutta la comunione, ricondurre tutto a questa e insegnare a tutti la gioia di essere suoi e di essere insieme. Da buon servo di Maria. Ti aiuti la nostra Madre, ti aiutino i Santi padri e la loro comunità. Ti aiuti Santa Caterina, desiderosa dell’amore di Dio, che si nutriva di questo come al seno di una dolce madre. Perché chi possiede l’amore di Dio vi trova tanta gioia che ogni amarezza si trasforma in dolcezza e ogni gran peso si fa leggero. Lei scriveva che vivendo nella carità si vive in Dio, ragione per cui gli amici di Dio sono sempre felici! Abbraccia Gesù crocifisso, amante ed amato, e in lui troverai la vita vera, perché è Dio che si è fatto uomo. “Arda il tuo cuore e l’anima tua per il fuoco d’amore attinto a Gesù confitto in croce! Devi, poi, divenire amore, guardando l’amore di Dio, che ti ha così tanto amato, non per qualche obbligo che avesse con te, ma per puro dono, spinto soltanto dal suo ineffabile amore. Come inebriato dall’Amore, non farai più caso se ti troverai sola o in compagnia: non preoccuparti di tante cose, ma solo di trovare Gesù e andargli dietro! Corri e non star più a dormire, perché il tempo corre e non aspetta un solo attimo! Gesù dolce, Gesù amore”. “Tu ci illumini con la tua sapienza, perché possiamo conoscere noi stessi, la tua verità e i sottili inganni del demonio. Con il fuoco del tuo amore accendi i nostri cuori del desiderio di amarti e di seguirti nella verità”. Tu solo sei l’Amore, degno di essere soltanto amato!” (S. Caterina da Siena).

Sia così per te e per i tanti che amerai nel nome di Cristo.

Chiesa di San Lorenzo Martire - Budrio (BO)
29/04/2023
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