Sinodo 2021 - 2023

Giornalisti «sinodali»

Ad animare il confronto è stato il tema del rapporto fra Chiesa e mondo della comunicazione. «Relazione non sempre facile, ma preziosa per tutti»

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BOLOGNA – È stato un incontro davvero importante e significativo, anche perché inedito, quello che ha riunito mercoledì scorso in Curia un ampio gruppo di direttori e caporedattori di tutte le principali testate giornalistiche cartacee, web e televisive di Bologna e provincia per un «Incontro sinodale» per il settore Comunicazioni sociali promosso dall’Ufficio dell’Arcidiocesi; quest’ultimo era presente al completo, guidato dal responsabile Alessandro Rondoni.

Ha partecipato anche l’arcivescovo Matteo Zuppi, che è intervenuto in conclusione; hanno introdotto il referente sinodale don Marco Bonfiglioli e il vicario generale per la Sinodalità monsignor Stefano Ottani. Gli interventi sono stati tanti, da parte della maggior parte degli intervenuti e si sono incentrati principalmente sul rapporto fra Chiesa (soprattutto locale ma anche universale) e informazione. Rapporto che, è emerso, non è sempre facile, ma molto importante e desiderato da entrambe le parti.

Così alcuni hanno rilevato la difficoltà da parte dei giornalisti laici di parlare della Chiesa, che viene inserita in categorie, appunto, del tutto laiche senza tener conto del «di più» spirituale che porta. E così anche il Papa e i Vescovi sono presi in considerazione solo per il loro messaggio morale e «politico», quando non, spesso, «tirati per la giacchetta» per farli apparire favorevoli alla propria parte politica. Un altro problema è che quasi sempre i media identificano la Chiesa solo come i suoi vertici, e faticano a vederla invece come popolo di Dio, in tutte le sue variegate espressioni.

Altri hanno invitato la Chiesa a comunicare attivamente attraverso i media, utilizzando però un linguaggio comprensibile a tutti e non «paludato» o teologicamente complesso, e quindi accessibile a pochi. Tutti poi sono stati concordi nell’affermare che nella tragedia della pandemia la Chiesa è stata un «faro di luce» per tutti, attraverso i sacerdoti che hanno assistito spiritualmente i malati e i laici, specie medici e operatori sanitari, che hanno affrontato con grande coraggio l’emergenza e tenuto viva la speranza. E i media sono stati fondamentali per testimoniare questa presenza.

Un esempio, questo, è stato rilevato, del fatto che la Chiesa si coinvolge sempre più attivamente nella vita sociale, e questo significa che comunicare la propria vita significa, per la Chiesa stessa e per i media che se ne occupano, sempre di più raccontare storie di persone. Aprirsi quindi, come richiede il Sinodo voluto da Papa Francesco. È infatti il Papa stesso, ha affermato in conclusione il cardinale Zuppi, «che ci spinge a non parlare solo fra noi ma con tutti! Perché la Chiesa non cammina “altrove”, ma dentro la vita concreta delle persone, per annunciare loro il Vangelo. E il nostro compito, prima di dare risposte “preconfezionate”, è ascoltare le domande profonde che ognuno porta in sé».

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