Mercoledì alle 18.30 a Villa Revedin

Zuppi incontra gli universitari

Tema dell'appuntamento: «Noi sogniamo che.. Misurare il futuro con i nostri passi».

Per iniziativa dell’Ufficio diocesano per la Pastorale universitaria, diretto da don Francesco Ondedei, mercoledì 9 alle 18.30 a Villa Revedin (Piazzale Bacchelli 4) si terrà un incontro fra gli universitari e il cardinale Matteo Zuppi; tema, «Noi sogniamo che.. Misurare il futuro con i nostri passi».

«L’idea di questo incontro – spiega don Ondedei – è nata all’interno dell’Èquipe diocesana universitaria, quando ancora eravamo chiusi, letteralmente, ma ci interrogavamo su quale segno proporre per raccontare le giovani studentesse ed i giovani studenti che uscivano dalla pandemia. Così abbiamo fatto un’ipotesi: confidando in un miglioramento generale, perché non ascoltare le domande del mondo studentesco insieme al Cardinale? E quando parliamo di domande pensiamo a desideri, sogni, futuro. Siamo convinti che sia giunto il

tempo non solo di lasciarci dire come sarà il futuro, ma di sognare il futuro insieme. I nostri sogni raccolgono il chiaroscuro di tutti i nostri desideri e pensiamo che la forma della domanda aiuti i giovani a rendersi più consapevoli di quali siano i loro desideri e non i desideri che altri hanno per loro». «L’incontro si svolgerà nel parco del Seminario di Villa Revedin – prosegue don Ondedei -. Già dalle 17,30 saremo in grado di accogliere i giovani e dalle 18 di offrire un tempo di attesa con un gruppo musicale. All’arrivo del Cardinale, prima del momento di dialogo, una breve drammatizzazione farà da introduzione. Verso le 20 dovremmo concludere».

Quanto al titolo dell’incontro, don Ondedei ricorda che «Uno dei sottotitoli all’inizio suonava come “guardare il futuro coi nostri occhi”, ma uno studente ha ricordato l’espressione “misurare la strada con i passi”, che non si riferisce tanto ad una misurazione metrica, ma soprattutto al fatto che piedi e strada si incontrano ad ogni passo, si misurano, si mettono alla prova per ottenere il miglior risultato e cioè: camminare. E poi c’è la suggestione di quei piedi che, di fronte al roveto che arde ma non brucia, Mosè deve scalzare per camminare senza violenza, ma con rispetto ed accoglienza. Così il “futuro” è divenuto la “strada” ed è nato il titolo che alla fine è stato scelto».

Riguardo invece alle domande da rivolgere all’Arcivescovo, don Francesco spiega che «alcuni hanno preparato delle tracce su cui lavorare precedentemente. In queste settimane le stiamo diffondendo tra studentati, movimenti e associazioni perché si possa favorire una riflessione personale e di gruppo su quali desideri stanno muovendo le nostre azioni oggi in vista di domani.

Riprendendo uno dei testi, per far capire questa spinta ad uscire da se stessi e non restare ripiegati in questo dolore globale ed epocale, cito le parole di Duilio Alberello: “Non basta più assumere l’atteggiamento delle sentinelle, che rimanendo dentro la fortezza osservano dall’alto e giudicano ciò che accade attorno. Adesso la sfida e coltivare l’attitudine degli esploratori, che si espongono, si mettono in gioco in prima persona, correndo il rischio di sporcarsi le mani e di ferirsi”». «Non so come andrà – conclude don Ondedei – non è certo al numero di presenze che guarderemo, ma alla speranza che possa essere una tappa di un cammino per chi parteciperà: come singoli o come gruppi. Certamente ho fiducia che questa formula possa aiutare. Come dice il nostro caro papa Francesco abbiamo bisogno di creare piu spazi dove risuoni la voce dei giovani. “L’ascolto rende possibile uno scambio di doni, in un contesto di empatia. Allo stesso tempo pone le condizioni per un annuncio del Vangelo che raggiunga veramente il cuore, in modo incisivo e fecondo”. (Christus Vivit, n.38)».

 

condividi su