Tanzania

A. Morvillo: COVID in Africa, serve un urgente cambio di rotta

Intervista alla responsabile del Progetto Dream in Tanzania

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BOLOGNA – Andres Bergamini ha intervistato Alessandra Morvillo, responsabile del Progetto Dream in Tanzania, membro della Comunità di Sant’Egidio, amica dei nostri missionari a Mapanda.

Che cosa ci puoi dire della situazione in Africa, in particolare in Tanzania dove tu stai spesso, riguardo alla diffusione del Covid 19?  

La situazione in Africa ha avuto un forte peggioramento in quest’ultimo periodo, a partire da ottobre 2021. Nella prima fase della pandemia non c’era stato un grande contagio se non nei centri più grossi come Dar es Salaam e Zanzibar, dove i casi erano legati al turismo. Allora c’era stato un certo controllo della situazione. Ma negli ultimi tre o quattro mesi c’è stato un aumento esponenziale dei casi in tutta l’Africa Subsahariana dovuta probabilmente alla variante sudafricana con un generale aumento dei contagi.

Questi paesi naturalmente non possono affrontare il problema come noi con lockdown di massa, colori ecc. Le misure variano a seconda dei paesi e delle zone. Nell’Africa rurale non è possibile fare un totale lockdown. In alcuni paesi si sono cominciate ad adottare provvedimenti molto seri. In Malawi, in Mozambico e in Kenya è cominciata anche la vaccinazione. In Mozambico è iniziato il lockdown notturno, dopo le 21 non si può circolare.

Iniziare le vaccinazioni è adesso importante, ma è difficile capire quali vaccini verranno mandati. Per esempio Astrazeneca sembra non abbia molta efficacia sulla variante africana. Si sta verificando un po’ quello che era successo con l’AIDS: si ha un approccio un po’ minimalista.

A proposito dell’AIDS il vostro progetto Dream l’anno prossimo compirà vent’anni di lavoro nel territorio africano per la prevenzione e cura dell’HIV. Come sta andando e in particolare è cambiato qualcosa con questa pandemia?

I nostri progetti sono andati avanti e si è aggiunta tutta la parte di prevenzione del covid 19. Già da marzo 2020 in tutti i nostri centri, degli undici paesi africani in cui Dream è presente, è iniziata una campagna di attenzione, prevenzione ed educazione sanitaria riguardo il covid 19. Si è attuata la misurazione della temperatura dei pazienti all’ingresso nelle strutture, il lavaggio delle mani frequente, l’adozione di una stanza speciale per i pazienti che presentavano anche un minimo rialzo della temperatura. Si è cominciata una campagna di educazione sanitaria per prevenire il contagio, nei villaggi e negli ambiti rurali dove il programma Dream ha una rete di diffusione, grazie al lavoro degli stessi pazienti attivisti. Questi e tutti quelli da loro contattati, hanno diffuso questa cura, anche in quei paesi dove non era stata attivata, da parte del governo, una campagna di prevenzione. Ad esempio in Tanzania, dove è appena morto il presidente Magufuli, si è diffuso un negazionismo del covid 19. Mentre in un primo momento, tra marzo e aprile 2020, c’era stato un lockdown e si erano chiuse le scuole, dalla fine di aprile non sono più arrivati dati ufficiali sulla pandemia, è stata bloccata qualsiasi l’informazione, ed è stato scoraggiato in tutti i modi possibili l’uso delle mascherine e dei vari dispositivi di prevenzione.

I nostri missionari fidei donum, le suore minime e i confratelli delle Famiglie della Visitazione che abitano nella diocesi di Iringa sono stati colpiti dal virus, alcuni in maniera forte. Sappiamo che hai in previsione un viaggio ad Iringa e cosa prevedi riguardo alla situazione locale?.

Sì, ho in previsione un viaggio. Dovrei partire l’11 aprile prossimo e mi fermerò una ventina di giorni. Posso partire in quanto vaccinata. Purtroppo recentemente abbiamo avuto due morti per covid tra i nostri operatori: una dottoressa del centro Dream di Iringa e il nostro farmacista di Arusha. Mentre la dottoressa aveva anche altre patologie che hanno aggravato in brevissimo tempo la sua salute, il nostro farmacista era un uomo di sessant’anni abbastanza in buone condizioni. È stato ricoverato e purtroppo è morto in una notte. Inoltre nella regione di Iringa sono morti diversi religiosi della consolata, il farmacista della parrocchia di Mshindo, una delle più grandi di Iringa. La situazione è preoccupante, sta morendo molta gente e gli ospedali sono pieni di ricoverati in condizioni gravi. Anche negli centri di salute l’uso della mascherina non è adottato da tutto il personale sanitario. Le terapie intensive non sono molte nel Paese e la maggior parte degli ospedali purtroppo non è attrezzata per affrontare l’eventuale emergenza. Abbiamo visto quanto questo sia complesso e ha costituito un problema serio anche qui in Italia ed ovviamente nei Paesi dove il sistema sanitario presenta già delle criticità far fronte all’emergenza diventa più difficile.

La chiesa ha fatto vari comunicati allarmata dall’aumento dei funerali. Noi speriamo che la nuova presidente possa pian piano inserire un cambiamento di linea della gestione della pandemia perché bisogna assolutamente prendere dei provvedimenti nel più breve tempo possibile.

Articolo uscito su Bologna Sette di domenica 28 marzo 2021

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