Fino al 25 novembre

Una mostra sull’ecologia integrale

L'iniziativa è ospitata nella chiesa del Corpus Domini dove si è svolto il dibattito «La cura della casa comune»

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L’iniziativa è visitabile nei locali della chiesa del Corpus Domini, dove si è svolto l’evento «La cura della casa comune»

Necessità di una conversione ecologica, importanza che ogni cittadino sia reso consapevole di quello che ognuno può fare nel proprio agire quotidiano, impegno per la decarbonizzazione, comunità energetiche, economia circolare, urgenza di fare nostro il grido  di dolore e di rabbia della Laudate Deum, mercificazione dell’acqua, i rifiuti e lo spreco, emergenza climatica. Questi sono stati alcuni dei temi trattati durante l’inaugurazione della mostra La cura della casa comune, allestita dal tavolo diocesano per la custodia del creato con lo scopo di essere portata in tutte le zone pastorali per far crescere la consapevolezza dell’importanza che la custodia del creato e dei suoi abitanti ha per ogni aspetto della nostra vita su questa terra. Erano presenti all’incontro la presidente del quartiere Savena, Marzia Benassi, Claudia Romano, responsabile del settore energia ed economia verde della regione Emilia-Romagna e la professoressa Alessandra Bonoli, docente di Ingegneria delle materie prime presso l’Alma Mater di Bologna e coordinatrice del gruppo di ricerca di Ingegneria della Transizione Ecologica ed Economia circolare.

Sono passati otto anni dall’uscita della Laudato sì ma purtroppo ben poco è stato fatto sia a livello nazionale che individuale per contenere l’emergenza climatica e cercare di invertire la rotta che ci ha portato a distruggere gran parte di quello che ci è stato dato come bene prezioso da curare e far fiorire. Don Stefano Zangarini, vicario episcopale per la testimonianza nel mondo e parroco del Corpus Domini che ospiterà la mostra fino al 25 novembre, ci ha ricordato le parole del salmo 23: Del Signore è la terra e quanto contiene, l’universo e i suoi abitanti, e come per noi cristiani la mancanza di cura del creato sia un grave peccato, come sottolinea con forza la Laudate Deum, uscita da poche settimane, per ribadire l’importanza di attivare le nostre comunità nell’impegno a far proprio il grido di dolore dei poveri della terra che subiscono le conseguenze dello sfruttamento del pianeta  da parte delle nazioni più ricche a scapito di chi non ha neanche il necessario per vivere. Non c’è dubbio che l’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie. Ne sentiremo gli effetti in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti.

Nella Laudate Deum papa Francesco usa parole durissime nei confronti di chi minimizza le conseguenze dell’emergenza climatica. Purtroppo, la crisi climatica non è propriamente una questione che interessi alle grandi potenze economiche, che si preoccupano di ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibili. Sono costretto a fare queste precisazioni, che possono sembrare ovvie, a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica. Ma non possiamo più dubitare che la ragione dell’insolita velocità di così pericolosi cambiamenti sia un fatto innegabile: gli enormi sviluppi connessi allo sfrenato intervento umano sulla natura negli ultimi due secoli. (LD n.1 e 14)

Durante il convegno è stato anche ricordato come papa Francesco guardi con fiducia alla COP 28 che si terrà a dicembre a Dubai e alla quale anch’egli sarà presente per esortare i potenti della terra a far sì che la COP28  diventi storica, che ci onori e ci nobiliti come esseri umani, che promuova forme vincolanti di transizione energetica che abbiano tre caratteristiche: che siano efficienti, che siano vincolanti e facilmente monitorabili

Fortissimo il monito del papa rispetto ai capi di stato che parteciperanno alla COP 28:  Speriamo che quanti interverranno siano strateghi capaci di pensare al bene comune e al futuro dei loro figli, piuttosto che agli interessi di circostanza di qualche Paese o azienda. Possano così mostrare la nobiltà della politica e non la sua vergogna. (LD n.60)

Osserviamo con fiducia gli sforzi delle famiglie per inquinare meno, ridurre gli sprechi, consumare in modo oculato che, a poco a poco,  stanno creando una nuova cultura e anche  se ciò non produce immediatamente un effetto molto rilevante da un punto di vista quantitativo, contribuisce a realizzare grandi processi di trasformazione che operano dal profondo della società. Per continuare ad essere partecipi di questo cambiamento dal basso è importante che le comunità cristiane diano grande rilevanza all’impegno per la casa comune e speriamo che questa mostra possa aiutarci tutti ad essere noi stessi il cambiamento che speriamo per tutta l’umanità

Donatella Broccoli,

Tavolo diocesano per il Creato e nuovi stili di vita

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