L’omelia nel Santuario di Santa Maria della Vita

“In quelle acque è annegato Dio”

Le parole dell’arcivescovo a proposito dell’ennesima strage di migranti nel Mediterraneo

Alcuni passaggi dell’omelia dell’arcivescovo di sabato 24 aprile a Santa Maria della vita fanno riferimento alla scoperta dello scorso 23 aprile di un’altra tragedia del Mediterraneo.

«Cosa ci chiedono quei poveri corpi dell’ultimo naufragio, il cui disperato grido –non è stato ascoltato? Pensiamo troppo poco che sono come noi! Paura, freddo, terrore, tristezza, umiliazione, abbandono. Chi li difende come fossero propri parenti? È inutile credere che non partano, per di più senza fare davvero qualcosa per loro! Partono». E’ un passaggio dell’omelia che il cardinale Matteo Zuppi ha tenuto sabato sera 24 aprile a Santa Maria della Vita, in occasione dell’affidamento del Santuario ai monaci benedettini. La riflessione si riferisce  alla scoperta dello scorso 23 aprile di un’altra tragedia del Mediterraneo, una strage di migranti con oltre un centinaio di morti a causa di naufragi.

«E’ la pandemia della povertà – ha detto ancora l’arcivescovo -, da cui si fugge perché non si ha nulla da perdere, scappando dalla fame e dalla guerra, cercando disperatamente futuro perché è rimasta solo la speranza che spinge ad affrontare sfide terribili, enormemente più grandi di ogni persona, come le onde del mare, l’ignoto, lo sconfinato, la morte, pur di arrivare. «Come difenderli? Qualcuno pensa: ma che c’entriamo noi? – ha concluso il cardinale Zuppi -. Addirittura, qualcuno pensa: peggio per loro, o si abitua a registrare una contabilità che non ferisce più la nostra indifferenza! Per i cristiani essi sono nostri e se qualcuno muore annegato è mio fratello, mia sorella che muore annegata. Questo pensa un cristiano che, anzi, pensa: è annegato Dio, è morto Gesù, perché qualunque cosa avviene ad uno dei suoi fratelli più piccoli avviene a Lui. La difesa della vita per la Chiesa è quella di una madre, non di un politico. Sta alla politica aiutare questa madre che piangerà sempre per i suoi figli che non sono più e ricorderà agli altri suoi figli di difendere la vita e di farlo subito, con intelligenza. È della politica risolvere i problemi e farlo con l’umanità che deve essere l’anima dell’Europa, anche per le sue radici cristiane. Non farlo è colpevole. Vecchi, profughi e poi ogni pecora che è minacciata sono le pecore, anche quelle che non sono del nostro ovile, di cui il pastore si occupa. E ci affida. Se la vita non si salva si perde, se non si ama si uccide». 

Anche papa Francesco nel Regina Coeli di domenica 25 aprile ha commentato la tragedia con parole nette: «Vi confesso che sono molto addolorato per la tragedia che ancora una volta si è consumata nei giorni scorsi nel Mediterraneo. Centotrenta migranti sono morti in mare. Sono persone, sono vite umane, che per due giorni interi hanno implorato invano aiuto, un aiuto che non è arrivato. Fratelli e sorelle, interroghiamoci tutti su questa ennesima tragedia. È il momento della vergogna. Preghiamo per questi fratelli e sorelle, e per tanti che continuano a morire in questi drammatici viaggi. Preghiamo anche per coloro che possono aiutare ma preferiscono guardare da un’altra parte. Preghiamo in silenzio per loro».

Qui il testo completo dell’omelia

Qui i servizi sull’ingresso dei monaci benedettini a Santa Maria della vita

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