Appena adottata fugge dalle bombe

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Hanno portato la loro bambina in Cattedrale per partecipare per la prima volta insieme alla Divina Liturgia con la loro comunità ucraina. Andriy e Bogdana l’hanno adottata a Kiev e hanno fatto appena in tempo a lasciare il paesefuggendo in macchina quando è scoppiato il conflitto.

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Il cammino del Sinodo su TV2000

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Venerdì 25 febbraio alle 19.30 l’arcivescovo ha partecipato alla trasmissione «In cammino» sull’emittente Tv2000 (canale 28 del digitale terrestre), che si è occupata  del cammino sinodale nella nostra diocesi.

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Ceneri 2022

Giornalisti «sinodali»

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BOLOGNA – È stato un incontro davvero importante e significativo, anche perché inedito, quello che ha riunito mercoledì scorso in Curia un ampio gruppo di direttori e caporedattori di tutte le principali testate giornalistiche cartacee, web e televisive di Bologna e provincia per un «Incontro sinodale» per il settore Comunicazioni sociali promosso dall’Ufficio dell’Arcidiocesi; quest’ultimo era presente al completo, guidato dal responsabile Alessandro Rondoni.

Ha partecipato anche l’arcivescovo Matteo Zuppi, che è intervenuto in conclusione; hanno introdotto il referente sinodale don Marco Bonfiglioli e il vicario generale per la Sinodalità monsignor Stefano Ottani. Gli interventi sono stati tanti, da parte della maggior parte degli intervenuti e si sono incentrati principalmente sul rapporto fra Chiesa (soprattutto locale ma anche universale) e informazione. Rapporto che, è emerso, non è sempre facile, ma molto importante e desiderato da entrambe le parti.

Così alcuni hanno rilevato la difficoltà da parte dei giornalisti laici di parlare della Chiesa, che viene inserita in categorie, appunto, del tutto laiche senza tener conto del «di più» spirituale che porta. E così anche il Papa e i Vescovi sono presi in considerazione solo per il loro messaggio morale e «politico», quando non, spesso, «tirati per la giacchetta» per farli apparire favorevoli alla propria parte politica. Un altro problema è che quasi sempre i media identificano la Chiesa solo come i suoi vertici, e faticano a vederla invece come popolo di Dio, in tutte le sue variegate espressioni.

Altri hanno invitato la Chiesa a comunicare attivamente attraverso i media, utilizzando però un linguaggio comprensibile a tutti e non «paludato» o teologicamente complesso, e quindi accessibile a pochi. Tutti poi sono stati concordi nell’affermare che nella tragedia della pandemia la Chiesa è stata un «faro di luce» per tutti, attraverso i sacerdoti che hanno assistito spiritualmente i malati e i laici, specie medici e operatori sanitari, che hanno affrontato con grande coraggio l’emergenza e tenuto viva la speranza. E i media sono stati fondamentali per testimoniare questa presenza.

Un esempio, questo, è stato rilevato, del fatto che la Chiesa si coinvolge sempre più attivamente nella vita sociale, e questo significa che comunicare la propria vita significa, per la Chiesa stessa e per i media che se ne occupano, sempre di più raccontare storie di persone. Aprirsi quindi, come richiede il Sinodo voluto da Papa Francesco. È infatti il Papa stesso, ha affermato in conclusione il cardinale Zuppi, «che ci spinge a non parlare solo fra noi ma con tutti! Perché la Chiesa non cammina “altrove”, ma dentro la vita concreta delle persone, per annunciare loro il Vangelo. E il nostro compito, prima di dare risposte “preconfezionate”, è ascoltare le domande profonde che ognuno porta in sé».

La testimonianza di don Moreno Cattelan (Opera don Orione) da Leopoli

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BOLOGNA – Ai nostri microfoni la testimonianza di don Moreno Cattelan, religioso orionino a Leopoli in Ucraina.

È sereno don Moreno Cattelan, sacerdote orionino che opera a Leopoli, in questi giorni di guerra tremenda in Ucraina. Lo abbiamo contattato in una videointervista per il settimanale televisivo 12Porte. Ha una serenità provata dalla fatica e dalla paura, ma sorretta dalla fede di un sacerdote che indica a quanti incontra la luce della risurrezione. Una luce che si perde nel fumo delle bombe e sembra essere contro ogni speranza. Ma lui la testimonia comunque. Ha scelto di rimanere in Ucraina accanto alla sua gente. Ha portato in salvo, all’estero, i disabili che ospitava al Piccolo Cottolengo e ora si è concentrato, con i suoi confratelli, ad aiutare le famiglie che chiedono aiuto, rifugiate nel seminario ora diventato casa di accoglienza.

A Bologna la Congregazione di don Orione è presente nella parrocchia di San Giuseppe Cottolengo che è costantemente in comunione di preghiera e solidarietà con i confratelli e le consorelle orionine in Ucraina. «Sono da poco rientrato dalla frontiera con l’Ungheria – spiega don Cattelan – dove ho accompagnato 22 bambini con le mamme. Lì un pullman della comunità di don Orione li ha accolti e li ha portati a Tortona e a Fano presso le nostre case in Italia. Con la nostra Congregazione organizziamo questi viaggi da Leopoli fino alla destinazione che ci viene indicata».

Un carisma e una missione che è cambiata con l’arrivo della guerra? «No – prosegue – perché lo spirito di don Orione ci ha insegnato a tenere le porte e le braccia aperte a tutti. Ma quello che sta succedendo qui ci ha cambiato la vita: non tanto perché devi riorganizzare il tuo orario di preghiera e di lavoro in seminario, ma perché ti cambia radicalmente dentro. Per cui senti prima la paura, ma poi anche la forza di rimanere con questo popolo».

La terribile guerra in corso è molto sentita in Italia perché moltissimi ucraini, sopratutto donne,  sono presenti nelle nostre famiglie. «Aiutateci prima di tutto con la preghiera, con tanta preghiera – prosegue-. C’è poi una rete di solidarietà enorme in Italia. Per esempio: abbiamo lanciato un appello per cercare dei pullman dall’Italia per arrivare alla frontiera con la Romania e l’Ungheria, e abbiamo ricevuto l’adesione di 150 pullman! Poi ci si può mettere in contatto con i nostri centri di accoglienza per le necessità primarie».

«Papa Francesco – conclude don Moreno Cattelan –  nell’Angelus di domenica scorsa, diceva: “Ho il cuore straziato”. Anche il mio cuore è straziato, perché queste immagini le sto vedendo con i miei occhi e vivendo sulla mia pelle, per cui chiedo il dono di questa pace che sicuramente verrà. Io non so che giorno sia oggi, non so neanche che ora sia perché in questi contesti perdi anche la cognizione del tempo. Ma sono sicuro che il terzo giorno Lui risorgerà: questa la convinzione che ho nel cuore e la speranza che ho per questo popolo che amiamo. Ho salutato i miei bambini dicendo: “Ciao ragazzi! Fra una settimana ritornerete in Ucraina!”. E una mamma vicino a me ha aggiunto: “Fra tre giorni”. Ecco il sentimento con il quale viviamo, con il terrore degli allarmi, ma soprattutto con questa grande speranza, che fra tre giorni il Signore risorgerà e la pace tornerà».

Luca Tentori

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