L’omelia dell’Arcivescovo per la Messa del 2 agosto

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

L’omelia integrale del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, durante la Messa celebrata venerdì 2 agosto nella chiesa di San Benedetto (via Indipendenza) in suffragio delle vittime della strage della Stazione del 2 agosto, dell’Italicus e del Rapido 904.

Il testo integrale dell’omelia dell’Arcivescovo

Una tavola che riunisce e che re-invia

La festa di San Domenico

Zuppi: il cattivo gusto olimpico e la bellezza della fraternità

La diocesi bolognese e la comunità del convento patriarcale celebrano la festa annuale di San Domenico nella data tradizionale del 4 agosto

Pianaccio ricorda il suo don Fornasini

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

Pianaccio: il borgo incastonato in una gola nell’alta valle del Silla, chiuso a sud dal Pizzetto e dal Calvario, ad ovest dal Fabuino e a nord dal Monte Grande, cresciuto attorno ad una chiesetta dedicata a San Giacomo, il patrono dei pellegrini.

Muri di sasso con tetti ricoperti di lastre di arenaria. La Chiesa attuale è l’ampliamento di un precedente oratorio di inizio ‘700. Il suono delle campane suonate a doppio si diffonde nella stretta valle e rimbalza da un versante all’altro.

È la festa di San Giacomo che insieme a Sant’Anna veglia su questa comunità. In occasione della festa patronale il Cardinale Arcivescovo, accolto dal parroco don Filippo Maestrello ha presieduto la celebrazione eucaristica intendendo anche onorare il beato Giovanni Fornasini, il prete martire di Montesole, nato proprio in questo borgo il 23 febbraio 2015, battezzato qui con il nome di Giovanni Remo.

Sento una gioia profonda – ha detto l’Arcivescovo, che era accompagnato anche dal parroco emerito di Lizzano don Racilio Elmi – nel celebrare a Pianaccio il martire che qui è nato, il nostro beato Giovanni Fornasini, nel giorno in cui ricordiamo il Patrono, San Giacomo, il primo apostolo a dare la vita per il Vangelo.

Ogni volta che vengo a Pianaccio resto colpito dal verde e da come questa bellezza contorna la piccola città degli uomini e si unisce al cielo. Qui terra e cielo sono più vicini. Tra pochi mesi, ricorda ancora il Cardinale, saranno 80 anni dai massacri di Montesole, massacri di tante comunità e di tanti preti che si sono pensati insieme alle persone, con loro e per loro in questo territorio.

Questa è la Chiesa, questo è l’amore cristiano, non dichiarato, non esibito e difeso non con le stesse armi del potere e del male ma con la testimonianza mite e indifesa del dono.

E la memoria di questo dolore immenso, che non possiamo misurare, ci aiuta a non restare distanti da quello che succede oggi in tante parti del mondo, dove vediamo con la stessa efferatezza spegnere la vita di migliaia di persone.

Un parroco a 5km dal fronte di guerra in Ucraina

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

Si trova in città in questi giorni d’estate Don Olexander Bilskyy, parroco ai Santi Maccabei di Beryslav: la città si trova a 5 km dal fronte guerra e dai territori occupati, sulla riva destra del grande fiume Dniper.

Don Olexander è amico da anni della parrocchia gracocattolica ucraina di Bologna, perché è sempre venuto in estate per sostituire il parroco nel periodo delle ferie estive e per fare un poco di vacanza anche lui con la sua famiglia.

Padre Olexander ha potuto anche salutare il Cardinale Zuppi al quale ha lasciato alcuni frammenti delle bombe che sono esplosi a pochi passi dalla Chiesa da lui costruita con l’aiuto degli Ucraini Bolognesi.

«La situazione – dice ai microfoni di 12PORTE – attuale è molto difficile. Il 95 % della città è distrutta e dei 15mila abitanti che vivevano qui, ne sono rimasti quasi mille a cui mancano i beni essenziali. Non hanno acqua, gas, connessione telefonica. Ogni giorno i russi attaccano con i droni, per questo loro non possono uscire durante la giornata, quando c’è luce: ed è una situazione comune a tutti i villaggi del territorio.

Noi siamo molto contenti di essere parte della grande famiglia della Chiesa cattolica. In prima linea negli aiuti, sono sempre stati disponibiil per noi i Cavalieri di Colombo, una organizzazione cattolica nata negli Stati Uniti, che ci inviano beni di prima necessità. Accanto a loro c’è anche una Fondazione promossa dal nostro patriarca Sviatoslav, che cerca fondi per acquistare soprattutto generi alimentari e scatolame e che inviamo a quelli che hanno bisogno. 

Nella regione di Bereslav abbiamo creato due punti di distribuzione a 15km dalla città, in un punto relativamente sicuro, perché accedere direttamente alla città è attualmente molto pericoloso. Quelli che sono rimasti lì sono soprattutto persone con ridotta capacità di movimento, anziani, anche disabili e altre persone che non avevano altra possibilità.

A circa 150 km da Beryslav abbiamo individuato nella città di Kryvyy Rih una ex scuola materna non più in funzione, dove abbiamo aperto un centro per i bambini: infatti vedevamo spesso i bambini accompagnare i loro genitori nei luoghi dove avviene la distribuzione dei beni essenziali.

Di fatto i bambini delle zone di guerra trascorrono tutte le loro giornate in isolamento, non hanno la possibilità di socializzare. Non hanno scuola né vita comunitaria. Da qui è nata l’idea di creare una specie di campus che abbiamo chiamato “l’alveare delle api” dove i bambini trovano degli amici con i quali condividere il loro tempo, giocando, studiando e tenendosi attivi.

È molto importante il supporto psicologico che cerchiamo di offrire loro, tramite l’aiuto di psicologi professionisti, anche volontari: i bambini sono molto traumatizzati per quello che sta accadendo e di cui sono testimoni oculari. I primi disegni che facevano erano terribili. Usavano solo il nero per dipingere. Una vera tragedia per loro. 

Abbiamo aperto anche un secondo centro, più vicino a Beryslav e lo abbiamo chiamato “la casa della felicità”. Lo abbiamo chiamato così perché  i bambini stessi ci dicevano che la felicità per loro era vivere come prima della guerra.

Fino ad oggi siamo stati molto supportati da Caritas Ucraina e dalla rete di Caritas Internationalis per aprire questa casa e per sostenerla.

Al momento accogliamo circa 150 bambini che sono con noi durante la giornata in questi due campi. Qui operano numerosi volontari. Come avviene in tutte le famiglie, anche qui i bambini partecipano alla gestione, con dei piccoli lavori di cucina e di pulizia.

È una vera e propria forma di riabilitazione, per tornare a fare una vita il più possibile normale. Hanno la possibilità di studiare, dipingere. Sono cose che li aiutano tantissimo, per aprirsi e per chiudere almeno per qualche tempo il pensiero cupo della guerra.

Abbiamo tanti amici che ci sono vicini. La Parrocchia di San Michele degli Ucraini di Bologna, insieme a padre Mykhaylo, è come la sorella maggiore della comunità di Beryslav.

È da molti anni che abbiamo questo legame, iniziato molto prima della guerra. Gli Ucraini bolognesi ci hanno aiutato a costruire la Chiesa che quasi per miracolo è ancora intatta, nonostante che le bombe siano cadute a pochissimi metri e lì mantenevamo un centro di aiuto per la popolazione, che era già molto povera anche senza la guerra.

Quando la situazione è precipitata con la guerra, gli Ucraini bolognesi ci hanno comprato uno scooter che si è rivelato molto prezioso, per organizzare la distribuzione dei pasti che preparavamo nella cucina parrocchiale, per le persone anziane e disabili che non potevano raggiungere la mensa. Poi è arrivato il momento terribile della occupazione della città.

Adesso la città è stata liberata, ma il fronte è troppo vicino e insicuro e non abbiamo la possibilità di entrarvi. 

Per Natale, i bambini di Beryslav hanno scritto una lettera speciale a San Nicola, il vostro babbo natale, esprimendo i loro desideri per la festa.

Gli Ucraini bolognesi hanno letto queste lettere e hanno aiutato San Nicola a raccogliere tutto quello che i bambini sognavano.

Sono stato molto felice quando ho visto i bambini piangere di gioia per questi regali: era come un sogno per loro e tramite questi regali hanno anche toccato con mano che dietro questa guerra c’è un mondo di amici che cerca di esprimere il loro amore per loro.

Festa alla Casa del Clero con i sacerdoti anziani

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

La festa della Madonna della Neve alla Casa del Clero è diventata ormai una lieta tradizione dell’estate bolognese: i sacerdoti anziani ospiti della Casa, insieme all’Arcivescovo, hanno accolto numerosi bolognesi che si sono riuniti per celebrare la memoria della Santa Madre di Dio in una ricorrenza speciale.

Tra i sacerdoti ospiti, alcuni sono ancora attivi per un aiuto nelle Chiese cittadine, altri invece non hanno possibilità di spostarsi, ma proseguono il loro sacerdozio con il servizio della preghiera e la vita comunitaria.

Come noto, la memoria mariana del 5 agosto è legata alla dedicazione della basilica romana di Santa Maria Maggiore, sorta sul colle Esquilino grazie ad un evento prodigioso accaduto il 5 agosto del 358, quando una nevicata estiva segnalò la preferenza della Vergine per questo luogo sul quale la Chiesa romana, per mano di Papa Liberio, eresse il primo santuario della storia cristiana a lei dedicata.

Dopo il concilio di Efeso che riconobbe alla Vergine il titolo di Madre di Dio, papa Sisto III ampliò il sacro edificio che custodisce due memoria importantissime: la mangiatoia di Betlemme, nella quale venne deposto il bambino Gesù dopo la sua nascita e l’Icona della Salus Populi Romani.

Dopo la recita del Rosario, una ordinata processione ha condotto una antica icona mariana, nell’ampio parco della Casa. La festa della Madonna della Neve viene celebrata con particolare rilievo nella Casa del Clero, perché a pochi passi da essa sorgeva una Chiesa a lei dedicata, sconsacrata ai tempi di Napoleone, nella quale si venerava un antichissima immagine mariana dipinta su un tratto delle antiche mura romane, tratto che è presente anche in una parte della stessa Casa del Clero, che ereditò le suppellettili della Chiesetta sconsacrata e ne tramanda la devozione.

Il Cardinale ha espresso la sua soddisfazione nel vedere aperta la Casa del Clero a tanti visitatori e ha affidato ai presenti tre richieste di preghiera: la prima è per la pace, soprattutto in Ucraina e in Terra Santa; la seconda è per l’unità e la comunione della Comunità cristiana contro ogni tentazione di divisione e la terza e per il dono di vocazioni sacerdotali.

Il direttore della Casa del Clero, don Marco Cippone ha invitato i numerosi presenti a tornare spesso per visitare i sacerdoti.